10 agosto 2014

I latini chiamavano la storia magistra vitae. L’eterno massacro che si consuma in Medio Oriente, le sponde del Mediterraneo in fiamme, i bombardamenti su Gaza, le scuole distrutte, i pozzi libici che ardono come torce umane, tutto questo, ci mostra e dimostra, che la storia non ci ha insegnato nulla.

Il Mediterraneo che bagna anche i nostri piedi, non è più azzurro, ma rosso purpureo, tinto del sangue degli innocenti che pagano con la vita colpe che non hanno commesso.

La guerra, unica igiene del mondo, secondo i Futuristi, si ripete con la stessa intensa atrocità di sempre, oggi più di ieri supportata da armi belliche sempre più sofisticate e mirate allo sterminio.

Che struggente emozione vedere nella deflagrazione notturna, sullo sfondo infuocato della guerra, come in un quadro di Goya, le divise militari delle nostre Forze Armate, che come ombre pietose, si aggirano nell’inferno, scavando nelle macerie.

Tendono l’orecchio per cogliere un lamento che si sta spegnendo, e con spirito di servizio e abnegazione sollevano e stringono tra le braccia un bambino, ferito, sanguinante, ma salvo.

In questo drammatico e inquietante malessere, sono ancora loro, i nostri militari, umili e silenziosi protettori della vita, che fanno scudo dalle barbarie, dallo sconforto, dalla contesa, fungendo da deterrente alla prepotente violenza.

E’ la follia umana che distrugge per ricostruire un mondo migliore.

Ma quale?

 

Giovanna Cogliandro

 

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