Integrazione, Interazione, razzismo e Ordine Pubblico

04 Maggio 2013 h. 1330

In un clima da “volemose  bene” Enrico Letta sta cercando di mettere insieme posizioni apparentemente inconciliabili e visioni della vita diverse e contraddittorie. Da una parte si eleva a ministro dell’integrazione una signora che preferisce parlare di interazione e non di integrazione e dall’altra si da una delega alle Pari Opportunità a un’altra signora che non nutre un affetto particolare per gli omosessuali.

Beh, il ministro rivendica on orgoglio il fatto di essere nera, niente di male per carità, anche io rivendico con orgoglio di essere nato in Sicilia ma sono molto più orgoglioso di essere italiano. La onorevole Biancofiore però ha subito l’immediato e irrevocabile linciaggio da parte delle associazioni omosessuali ed è stata prontamente spostata a una carica meno delicata ma pur sempre importante, Pubblica Amministrazione con grande plauso dell’onorevole Vendola.

Due pesi e due misure? Si può rivendicare la non integrazione e caldeggiare l’interazione ed essere ministro per l’Integrazione ma non si può essere contraria in linea di principio ai matrimoni tra omosessuali, ma non alla loro unione civile, senza essere prudentemente spostata di ruolo? beh, evidentemente in questo clima da una botta al cerchio e due alla botte sembra di si.

Ma vediamo un poco cosa succede nel campo dell’interazione. Una bella ragazza di 19 anni, Ilaria, frequenta, insieme a altri amici, un senegalese. Bene, sgombro subito il campo, per me le persone di colore, qualsiasi colore, sono esattamente come me. Avendo abitato per molti anni all’estero, in Asia, ho perfettamente capito che c’è una sola razza: quella umana.

Ma, nell’ambito della razza umana, ci sono elementi buoni e purtroppo anche cattivi e quel particolare senegalese era indubbiamente un elemento cattivo. Violento, spacciatore di droga senza fissa dimora o domicilio conosciuto, già condannato a cinque mesi di carcere, ovviamente con la condizionale, clandestino già colpito da un foglio di via per il rimpatrio, noto per aver devastato due locali pubblici in preda a un ira alimentata dagli stupefacenti che, oltre a spacciare, consumava.

Un brutto elemento, direi senza paura di essere smentito. Eppure quel brutto elemento invece di essere espulso in seguito al provvedimento che lo riguardava era a passeggio per un piccolo centro della Toscana, libero di continuare nelle sue violenze, libero di spacciare droga e, alla fine, libero di tentare di violentare una povera ragazza e di massacrarla fino a farla morire.

Sarei razzista a dire che questo individuo vile e delinquente non sarebbe dovuto rimanere in Italia, oppure a dire che non sarebbe dovuto essere a piede libero? E come mai circolava impunito e spacciava droga senza che nessuno lo ostacolasse?

Ora, io ho il massimo rispetto delle Forze dell’Ordine, questo lo sanno tutti visto che ho creato questo magazine per evidenziare il buon lavoro svolto da loro e dalle Forze Armate, però devo chiedere, e vorrei che qualcuno mi rispondesse: Come mai questo particolare immigrato illegale e delinquente, più volte arrestato, non è stato espulso?

Forse perché la politica, quella politica che storce il nasino se si parla di integrazione e condanna inequivocabilmente chi si oppone al pensiero unico che certi radical chic vorrebbero imporre, ha privato le Forze dell’Ordine degli strumenti per proteggerci? Forse perché dei magistrati radicalizzati e politicizzati annullano con le loro sentenze fantasiose il lavoro di chi è preposto all’Ordine Pubblico?

Sarebbe ora di invertire la rotta, cari signori e signore in doppiopetto e tailleur che sedete sulle comode poltrone a Roma a pontificare su quello che è giusto e quello che è sbagliato, sarebbe ora che vi accorgeste che abbiamo un problema e che questo problema non è il razzismo ma piuttosto il fatto che una ragazza di diciannove anni è stata massacrata in un bosco della Toscana. Non è la prima, purtroppo, cerchiamo di fare in modo che sia l’ultima.

Andrea Marrone

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