06 marzo 2013: Lo so, non state a rammentarmelo, non è bello essere contenti per la morte di nessuno e infatti non posso dire di essere contento della morte del dittatore venezuelano Hugo Chavez, diciamo che questo evento mi da un senso di sollievo.
Non era e non sarà l’ultimo dei dittatori post comunisti, purtroppo, non scordiamoci l’ostinato aggrapparsi alla vita di Fidel Castro e il perpetrarsi ab aeterno della dinastia marxista nord coreana dei cari leader, grandi leader ecc. ecc.
Però almeno il pensiero che la natura possa fare, in qualche modo, da livella e indurre a dei cambiamenti di tanto in tanto è consolante. Anche da noi, vedendo la incredibile longevità di certi nostri politici, bisognerebbe che sorella nostra, morte corporale, per dirla alla San Francesco d’Assisi, ogni tanto ci desse una mano a svecchiare il mazzo.
Dunque, Chavez, vediamo un pò. Sale al potere nel 1999 e non ne scende mai più. Nazionalizza il petrolio ma non ne redistribuisce gli utili. Spende molto in armamenti ma sotto il suo pugno di ferro in Venezuela aumentano povertà e criminalità. Bavaglio alla stampa, repressione del dissenso, insomma, tutto quello che accompagna una dittatura comunista e non solo quelle sudamericane.
Le sue doti? Insultare gli Stati Uniti d’America che, in realtà, è come sparare sulla Croce Rossa ed è comunque un metodo efficacissimo per diventare immediatamente simpatico alle sinistre europee e agli altri stati canaglia del mondo, andare in giro ad abbracciare e baciare altri dittatori sperando di riuscire ad imitarli, perlomeno nella longevità, cosa che evidentemente non gli è riuscita e devastare l’economia di un paese che oggi, nel 2013, è messo molto peggio che nel 1999.
Che dire, addio Hugo, viva la muerte!
Andrea Marrone