Un sabato tranquillo

02 febbraio 2013:

Oggi è il solito, sonnacchioso, tranquillo sabato italiano. La terza banca italiana è al centro di uno scandalo immorale, i politici che ci hanno condotto alla quasi bancarotta si ripropongono sorridendo promettendo di restituirci il maltolto e di farci tornare a essere il paese di Bengodi, la magistratura , dopo aver distrutto con sistematicità la siderurgia italiana si sono presi la briga di emettere dure condanne a agenti della CIA che ci hanno fatto il favore di toglierci dai piedi un fomentatore d’odio fiancheggiatore del terrorismo islamico se non terrorista a sua volta e un comune della Garfagnana ha passato una notte all’addiaccio perché il suo Comune ha diramato l’allarme per un previsto terremoto.

Tutti sanno, o perlomeno quasi tutti, che i terremoti sono impossibili da prevedersi. Dico quasi tutti perché altri magistrati con una indubbiamente strana idea della scienza hanno condannato, per il tragico terremoto dell’Aquila, gli scienziati che non hanno previsto il terremoto a sei anni di reclusione. Beh, direi che gli è andata bene, nel medioevo, nei cosiddetti “secoli bui” li avrebbero bruciati in piazza.

Quindi, per mettere le mani avanti, quando i sismografi registrano qualche scossarella la tentazione di evacuare città, allestire tendopoli, allarmare popolazioni è certamente forte e piuttosto motivata.

In tutto questo simpatico spadroneggiare i giudici non hanno nessuno chi li giudica. Ma, certamente, lo so che obietterete, da più di vent’anni la magistratura ha un organo che giudica i giudici e, nel caso la loro responsabilità oggettiva in qualche clamoroso caso di ingiustizia sia provata li censurano.

Quante volte questo è avvenuto in più di vent’anni? Quattro volte.

Mi pare quindi evidente che nel quadro di un’Italia da rifondare non è solo la politica da rimettere a nuovo ma anche la magistratura o perlomeno quei magistrati malati di onnipotenza e protagonismo che dopo aver amministrato la giustizia con spirito di parte magari si buttano in politica esibendo la loro faziosità finalmente liberi dal peso della toga.

Andrea Marrone

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