Il diritto alla felicità

01 febbraio 2013:

Esiste il diritto alla felicità? Nella costituzione degli Stati Uniti d’America questo diritto è perfino sancito ma, si sa, gli amerciani sono un popolo ottimista. Una corrente di pensiero nostrana sostiene addirittura che la felicità come uno stato prolungato non esiste e che si presenta solo come degli episodi in cui, per un periodo più o meno breve, ma in genere breve, essa si presenta. Diciamo allora che se non si può ambire a una felicità indotta dalla costituzione allora potremmo contare, almeno, sulla serenità.

Serenità data dal benessere generato dal lavoro, lavoro che, quello si, è sancito come diritto dalla nostra costituzione. Serenità data dalla speranza di un futuro migliore per noi e per i nostri figli, dal potersi comprare una casa, un auto, dei beni che rendono la vita più facile e piacevole grazie al succitato lavoro.

Purtroppo decenni di immonda mangiatoia politica e un anno scarso di governo degli incompetecnici hanno creato una società mostruosa dove si hanno i soldi per comprarsi il telefono cellulare di ultimissima generazione ma poi mezza Italia non arriva a fine mese secondo i recenti dati eurispes.

Chi ha portato gli italiani, un popolo di risparmiatori, lavoratori ingegnosi e solerti, gente frugale e generosa a diventare poveri e disperati? Ovviamente Monti e la sua accozzaglia di incompeTecnici vestiti dei tetri doppiopetti rigati degli impiegati di banca, gente con la puzzetta sotto il naso, l’erre moscia e i figli ben piazzati nei posti giusti, quelli in cui non si suda e dove si orchestrano le speculazioni che affamano i popoli, in quelle multinazionali della aggrsssiva finanza speculativa che ci hanno ripetutamente buttati al tappeto, hanno delle enormi responsabilità. Hanno spremuto il limone fino alla buccia e ora ne vorrebbero ancora, promettono di allentare il cappio fiscale che ci hanno stretto al collo. Non ci vogliono morti, bontà loro, gli basta che rimaniamo poveri ma non al punto di non pagare le tasse che servono a finanziare le banche.

Però non è tutta colpa loro, dai, ammettiamolo. Qualcuno ha distrutto il set di Valori degli italiani. Ci ha convinti che i nostri figli adolescenti debbano necessariamente avere un telefono da seicento euro in tasca, una borsetta da mille euro per andare a scuola e tutta un’altra serie di status symbol connessi. Ci ha convinti che visto che non c’è futuro allora si può spendere anche quello che non abbiamo, fare debiti per andare una settimana a Cuba o a Sharm el Sheik. CI hanno spegato puntigliosamente che non ci si arricchisce costruendo le case ma comprandole e rivendendole.

Da un paese di artigiani e piccole imprese hanno creato un deserto dove poche grandi imprese taglieggiano il mondo del lavoro, le piccole e medie aziende sono costrette dalle banche, la cui moralità è oggi sotto gli occhi di tutti, a chiudere e dove si aggirano, come squali affamati, speculatori di bassa lega che non hanno altro da speculare che sulle miserie di un popolo sempre più impoverito.

E allora? Che cosa dobbiamo dire ai nostri figli delusi, impauriti e senza speranze per il futuro?

DObbiamo dirgli di avere uno scatto di orgoglio. Che il sudore sulla fronte, non quello delle palestre ma quello delle officine e dei cantieri è pane sicuro, che il futuro va conquistato e che Onore e Dignità sono Valori assoluti in cui credere, pietre per pavimentare la stra della vita.

Invece di guardare a truffatori con il SUV o la Bentley, a guappi di cartone televisivi, ai politici corrotti, oscenamente grassi, avidi di soldi, potere e cibo dovrebbero guardare a due italiani immensamente dignitosi che non sono una eccezione ma sono la norma nell’ambiente da cui provengono. Guardassero a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ingiustamente trattenuti in un paese che ha umiliato il governo italiano in tutte le possibili maniere, governo che non ha avuto il tempo, il coraggio e la fermezza per difendere i suoi militari in missione.

Ritorniamo ai Valori, insegnamoli, additiamoli ai nostri figli e non stiamo più a sperare che le cose cambino. Cambiamole noi facendo sparire dal nostro Parlamento certi figuri, oscuri paladini di interessi stranieri o speculativi e assicuriamoci che ci vada solo chi promette non di abbassare le tasse o di regalarci cose che non potranno mai esserci date ma che prometta LAVORO, fatica quotidiana, impegno, sacrificio ma non per pagare l’usura degli speculatori ma per ricostruire l’Italia che ci piace, quella che è stata umiliata e massacrata ma che è la sola autentica, la sola che può darci la serenità.

Andrea Marrone

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