La dignità e la vergogna

03 novembre 2012: Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in videoconferenza da Kochi, una fetente città dell’India meridionale dove sono tenuti prigionieri dopo essere stati rapiti con l’inganno e dove si trovano dal febbraio scorso, hanno dato all’Italia e agli italiani una lezione di rettitudine, di orgoglio e di amor di Patria. Questi uomini d’Onore non hanno detto una parola sbagliata, non si sono lamentati, non hanno accusato nessuno ma hanno invece ringraziato tutti, perfino alcuni che non se lo meritano. Che differenza con i Lusi, i Fiorito, i Belsito che dopo aver divorato con ingordigia il denaro pubblico, cioè mio e vostro, hanno professato perfino sorpresa a chi li rimproverava.

Dunque non è vero che la nostra corrotta classe politica assomiglia agli italiani. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono anche loro italiani, italiani che non rubano, che servono lo Stato, che non piagnucolano nella disgrazia. Questi sono gli italiani che ci piacciono, questi sono gli italiani che vorremmo vedere nei posti di comando. Italiani come la Medaglia d’Oro Gianfranco Paglia che si è esposto ripetutamente al fuoco nemico per soccorrere i suoi commilitoni e ora continua a servire l’Italia da una sedia a rotelle senza recriminare o piangersi addosso, come il Comandante Gregorio di Falco che ha strapazzato il comandante Schettino per aver abbandonato la sua nave, equipaggio e passeggeri al loro destino.

Non che io auspichi un governo dei militari, intendiamoci, lasciamoli pure ai loro importanti incarichi, dico solo che ci sono italiani, e voglio credere che siano la maggioranza, degni e che ci siamo lasciati amministrare fino ad ora da una minoranza indegna. Sarebbe ora di cambiare.

Buon quattro novembre a tutti, ricordiamoci di questa data perché é la data della fine della Grande Guerra, una guerra vinta con il sacrificio di centinaia di migliaia di giovani vite e che ha visto il compimento dell’Unità Nazionale. Unità Nazionale che è stata menomata alla fine della Seconsa Guerra Mondiale quando l’Istria e la Dalmazia, terre italianissime, sono cadute sotto la brutale occupazione titina e ancora oggi aspettano che nella nuova Europa unita venga a loro riconosciuto il carattere, se non la sovranità, italiano.

Andrea Marrone

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