09 ottobre 2012: Ancora una volta i nostri pescherecci sono stati oggetti di un attacco e di un sequestro illegittimo e illegale a opera di unità della marina libica. La questione è antica: le leggi internazionali riconoscono un limite delle acque territoriali e determinate nazioni le fissano arbitrariamente ben al di ladi quanto previsto dalle normative internazionali. Il risultato è che i nostri pescatori sono spesso sequestrati, sotto minaccia delle armi, da unità navali libiche o tunisine. Questo ultimo sequestro avviene però a opera della marina libica in una area costantemente pattugliata dalla nostra marina e dai nostri ricognitori aerei e i nostri mezzi navali, giustamente attivi nel soccorrere i barconi dei naufraghi, sembrano impotenti a contrastare questi atti di arbitrio da parte di altri paesi.
E’, se vogliamo, la stessa storia della umiliante contesa con L’India che ha sequestrato due nostri militari in missione e, in barba a qualsiasi legge internazionale, li tiene sequestrati senza avere nessuna fretta di restituirceli. Il problema risiede, a mio parere, nella perdita di prestigio dell’Italia che permette a stati canaglia di fare quello che gli pare nei nostri confronti convinti di poterlo fare impunemente. La cosa si ripete anche sul territorio nazionale dove l’ordine pubblico è diventato una barzelletta quando viene applicato alle bande di immigrati più o meno clandestini che agiscono, anche loro, nella convinzione della impunità.
Senza scomodare i proverbi sarei tentato però di commentare che chi si fa pecora il lupo se lo mangia e quindi sarebbe il caso che le nostre Forze dell’Ordine e Forze Armate venissero dotate di regole di ingaggio atte alla difesa degli interessi e delle vite dei nostri connazionali sia sul mare che in Patria. Mostrare un poco di muscoli, senza per questo diventare dei prepotenti, non potrà che essere salutare.
Andrea Marrone