otto di settembre

08 settembre 2012: E’ difficile fare passare questa giornata senza pensare all’otto di settembre del 1943, un giorno tragico che rimarrà nella storia come l’emblema del crollo morale della monarchia in Italia. La guerra andava male, parte del territorio nazionale era stato invaso. Perse le colonie di Libia e dell’Africa Orientale Italiana, l’Intera Italia sottoposti a spietati bombardamenti da parte degli Anglo-Americani. Alla richiesta di riportare l’Esercito dalla Grecia e dai Balcani in Italia per la difesa della Nazione i tedeschi risposero picche.

Le aperture nei confronti degli Alleati non avevano ottenuto nessuna concessione: resa senza condizioni. La monarchia si arrese e, successivamente, dichiarò guerra alla Germania venendo ancora una volta snobbata dagli Alleati che le concessero solo di essere co-belligerante e non loro alleata. Ma le modalità di questa resa furono tali da condannare le Forze Armate italiane, sia in Patria che, soprattutto, all’estero. Nessuno fu avvertito, a nessuno venne dato un ordine chiaro. Badoglio alla radio disse di difendersi se attaccati e, mentre lo diceva, lui, il re, la famiglia reale e altri alti ufficiali delle Forze Armate abbandonate a se stessi scappavano portandosi dietro l’argenteria nelle valigie.

E’ un giorno triste, questo otto settembre, un giorno di cui paghiamo ancora, in qualche maniera lo scotto. La perdita di prestigio dello Stato nei confronti dei cittadini, la sfiducia nelle autorità, la diffidenza nei confronti delle classi dirigenti, la disaffezione nei confronti della Patria e delle Istituzioni Militari.

Sarebbe bello che qualcuno di autorevole, qualche esponente di quella classe politica in cui nessuno si riconosce più, delle Autorità il cui prestigio è solo formale, della Cultura che sa solo esporre faziosità dicesse, finalmente: ci vergogniamo di quell’otto di settembre. non per aver “tradito” i tedeschi ma per aver tradito la Nazione e le Forze Armate, per aver tradito la Patria e tradito il patto di fiducia tra governati e governati. Sarebbe bello sentirlo dire e sentirsi dire: ora però basta, adesso chiudiamo quel capitolo e apriamone uno nuovo, rifondiamo il patto con gli italiani, rinnoviamo la coesione nazionale.

L’uomo non è solo economia, l’uomo è coraggio, sogni, amore, speranza nel futuro, onore. Cari politici, pensate a queste cose e non solo a fare gli interessi di banche e speculatori internazionali e nazionali. Ridateci la nostra dignità di italiani tramite la chiarezza, l’onestà e il lavoro.

Andrea Marrone

 

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