Il corpo come una lavagna

20 luglio 2012: Premetto di aver riflettuto molto prima di scrivere queste brevi note. Ho riflettuto perché la recente circolare dell’Esercito che, in qualche modo, cerca di regolamentare la moda di tatuarsi il corpo del personale, porta la firma di un Ufficiale cho ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere personalmente e che stimo moltissimo come uomo e come soldato. Oltre a ciò ammetto di non essere tatuato e di non avere neppure una grandissima simpatia per certi tipi di tatuaggi invasivi e esibizionistici e tralascio di dire che detesto quelli osceni e razzisti.

La circolare ha un respiro ampio, parte dalla storicità dei tatuaggi, rivela come fossero in uso nell’antichità, non solo in Oceania ma anche in Europa. Parla dell’uomo del Similaun e di Cesare Lombroso e, alla fine, riflette sul significato semantico di uniforme e cioè, nel caso si parli di un insieme di indumenti, che sia qualcosa che rende l’uno simile all’altro. Non più uomini e donne ma, nel caso specifico, Soldati d’Italia. Seguono poi considerazioni mediche sicuramente validissime e una inesorabile condanna dei piercing.

Il tutto è naturalmente logico e non sarebbe pensabile che non lo fosse e anche ben spiegato.

Però, a mio modesto avviso, bisognerebbe riflettere molto sul fatto che persone motivate e abili possano essere discriminate al momento della visita militare per essersi, magari a 18 anni appena compiuti e in un atto di ribellione infantile, tatuato qualcosa sul corpo. Basta andare in giro per strada per accorgersi che la moda del tatuaggio, una moda, per inciso, che non mi piace, sia diffusissima e non solo tra i giovanissimi.

Nelle FF.AA. poi certi tatuaggi hanno, da sempre, rappresentato amore per la Specialità o per il Reparto in cui si serve. Moltissimi Ufficiali e Sottufficiali validissimi che conosco hanno dei tatuaggi che sottolineano il loro attaccamento a Valori ineccepibili come Patria, Bandiera, Onore.

Non trovo poi neppure molto giusto il concetto di spersonalizzazione del militare. Prima di tutto parliamo di individui e gli individui, grazie al cielo, non sono uguali uno all’altro. Ecco perché, pur non amando in modo particolare i tatuaggi e pur rispettando le opinioni espresse nella circolare non sono d’accordo sulla preclusione ai tatuaggi a meno che, ovviamente, non si parli di tatuaggi che possano offendere o ferire i sentimenti di qualcuno.

Andrea Marrone

 

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