Stato, Mafia e Sicilia

19 luglio 2012:La regione a Statuto più che Speciale, Sicilia, essendo sull’orlo del fallimento a seguito di una gestione scellerata, si appella perfino a Borghezio, sì, proprio il legaiolo, auspicando che riesca nel suo tentativo di spaccare l’Italia consentendo alla Sicilia di diventare come Malta. Questo scenario non è frutto di uno scadente scrittore di fantathriller ma della fervida mente del suo governatore, Raffaele Lombardo, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Certamente non una cosa inconsueta visto che sugli scranni dorati dell’Assemblea Regionale Siciliana sedevano, nel 2011, 24 indagati per vari reati e quattro condannati con sentenze definitive.

Una regione che affonda la sua costosissima autonomia in un passato molto torbido. E’ infatti cosa nota che gli americani, gente che, per ottenere il risultato, non si ferma davanti a nulla, per favorire il loro sbarco in Sicilia e la successiva campagna nel resto d’Italia, i affidarono ai buoni uffici della mafia. E’ quindi più che probabile che la neonata Repubblica Italiana abbia dovuto pagare di persona il prezzo dell’aiuto che la mafia aveva prestato agli americani.

Mafia che cercò anche di sganciare la Sicilia dall’Italia per farla diventare, guarda caso, uno degli Stati degli Stati Uniti d’America usando il Movimento Separatista Siciliano sia in chiave anticomunista, vedi Portella della Ginestra, sia per ricattare l’Italia.

In quei tempi difficili e pericolosi, mentre la Francia si mangiava un pezzetto d’Italia nel Nord-Ovest e la Jugoslavia di Tito, colpevole di eccidi inumani nei confronti degli italiani, ne mangiava un pezzo più consistente nel Nord-Est, si pensò che l’unità nazionale valesse la pena di una trattativa. Ma altre trattative andarono avanti anche in Val d’Aosta e nel Trentino Alto Adige rendendo l’Italia uno Stato a due velocità dove ci sono Regioni a statuto normale e altre a statuto speciale alla faccia dei criteri di eguaglianza.

Non sono quindi una novità le trattative, più o meno segrete e nemmeno quelle tra Stato e mafia. Scandalizzarsi è ipocrisia, indagare e, eventualmente punire, è giustissimo a meno che le trattative siano state fatte per un bene superiore quale, per esempio, l’unità nazionale.

Ma, lasciando perdere le trattative, torniamo per un secondo alla Sicilia, terra che amo e che è popolata da persone degnissime. Non tutti, certo, ma sicuramente i disonesti sono , in percentuale, lo stesso numero che in altre parti d’Italia o, per quello che posso sapere, del mondo. Bene, la Regione Autonoma Siciliana deve assolutamente, immediatamente, irrimediabilmente sparire.

Secondo me dovrebbero sparire tutte le regioni a statuto speciale, vera anomalia di un sistema debole e fallimentare di gestire lo Stato, ma, in particolare, vorrei vedere una Regione che ha ventimila dipendenti contro i tremila di Lombardia e Emilia, che ha una Assemblea Regionale che costa 175 milioni di euro all’anno, sei volte il costo della Toscana e che ha una spesa totale per il suo funzionamento di 551 euro contro gli 83 del Veneto, diventare immediatamente Regione a statuto ordinario. Cosa ci sarebbe di male? Abbiamo forse paura che torni il bandito Giuliano sui monti del palermitano?

Andrea Marrone

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