Omosessuali nell’Esercito? E allora?

5 luglio 2012: Oggi la lettura dei giornali può darci molti spunti tra l’ironico e il meravigliato.

A un imprenditore di Treviso che, minacciato con spranghe di ferro, ha sparato ferendo due ladri è stata comminata la pena di un anno di reclusione e un risarcimento di 120 mila euro agli zingari che lo hanno assalito cercando di derubarlo. Ai ladri quattro mesi di reclusione.

Un altro giudice buontempone ha disposto l’archiviazione del procedimento a carico di alcuni giocatori di calcio del Bologna che hanno abusato del pass per gli invalidi per poter parcheggiare dove volevano e accedere a aree riservate al centro di Bologna. Un fatto vergognoso. La motivazione? «Nel nostro paese i “moderni gladiatori” e cioè i calciatori – scrive il procuratore aggiunto Valter Giovannini – vivono in una sorta di bolla immateriale che, salvo rare eccezioni, li mantiene avulsi dal quotidiano, al limite dell’incapacità di badare agli affari correnti di natura burocratica, che affaticano invece ogni persona che non pratica, ad alti livelli, l’arte pedatoria».

Ma la notizia bomba, quella che non può mancare è che l’Appuntato Scelto della Guardia di Finanza Marcello Strati si è ribellato al fatto che il Generale dei Carabinieri Gasparri, Vice Comandante dell’Arma e fratello del ben più noto politico, ha raccomandato chi, eventualmente fosse omosessuale a non sbandierare la propria sessualità tramite social forum. Secondo Strati «Il suo “consiglio” (e noi militari sappiamo benissimo cosa significa questo termine quando proviene da un superiore) a non palesare il proprio orientamento sessuale è un macigno che cade in testa a quei militari che, magari dopo tanta fatica e sofferenza interiore, avevano deciso di uscire alla luce del sole. Sperando di essere giudicati non per chi si portano a letto o per chi amano, ma solo in quanto buoni militari». Ohibò, qui c’è qualcosa di esagerato, direi. Io, personalmente, non ho assolutamente nulla contro gli omosessuali come non ho nulla, essendo in origine castano e ora bianco, contro i biondi. inoltre, pur essendo eterosessuale non considero questa mia espressione sessuale come qualcosa di cui essere orgoglioso e non sento il bisogno di dichiararla pubblicamente. Mi capita di frequentare amici omosessuali ma non li ho mai considerati “diversi” da me e sono convinto che neppure loro si considerino tali. Trovo quindi particolarmente tristi tutti questi appelli all’Orgoglio Gay (Gay Pride) o alle dichiarazioni pubbliche di omosessualità. Per dirla (quasi) alla Cassano: “Sei Gay? E chi se ne frega!” Se poi un militare è omosessuale, bisessuale, metrosessuale o banalmente eterosessuale non vedo in che maniera questo lo diversifichi, nell’ambito del corretto svolgimento del proprio dovere, dagli altri colleghi. Sbandierare la propria sessualità, qualsiasi sia, è, per me, solo una questione di buongusto e trovo che il Generale Gasparri abbia fatto bene a richiamare a questo buongusto nel chiedere di esibirla pubblicamente in quanto questi comportamenti sono incompatibili con il decoro della divisa.

Andrea Marrone

 

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Commenti

2 Commenti

  1. Ciao Andrea, ho letto solo oggi il tuo articolo (a dire il vero me lo ha postato un collega). Mi permetto una precisazione. Quando parli di “sbandierare” la propria sessualità, mi trovi in disaccordo con le tue affermazioni. Vedi, tu “sbandieri” la tua sessualità ogni giorno e in ogni momento. Lo fai quando chiami tua moglie (o la tua ragazza)al cellulare, quando parli di lei ai tuoi colleghi, quando inviti gli amici a cena, quando passeggi con lei mano nella mano in centro, quando chiedi gli assegni famigliari al Comando perchè hai moglie a carico, quando con i colleghi decidi di andare a “cuccare” in discoteca, e via discorrendo.
    Il mio sogno, ma credo che rimarrà tale per ancora molto tempo, è comportarmi come te senza essere additato o giudicato solo per il mio diverso orientamento sessuale. Io ci sto provando e devo dire che negli ultimi anni tante cose sono cambiate ma tante altre restano da fare. Quello che mi rincuora è il comportamento dei colleghi più giovani. Per loro il “fatto semplicemente non sussiste”.
    Un’altra cosa, nella lettera al Sig (Gen)Gasparri, non ho mai detto di essere orgoglioso di essere gay anzi ho detto che “non sono orgoglioso di essere gay, così come non sarei orgoglioso di essere etero, sono orgoglioso di essere quello che sono”.
    Un abbraccio.
    Marcello Strati

    • Caro Marcello, grazie per la tua mail e per le tue precisazioni che sono interessanti e corrette. Le informazioni sulla tua lettera al Gen. Gasparri mi sono arrivate via stampa e, si sa, spesso la stampa enfatizza, omette e, in qualche maniera distorce le dichiarazioni fatte. Sogno insieme a te un mondo in cui nessuno sia diverso e ho il massimo rispetto e simpatia per chi vive la propria vita senza lasciarsi condizionare da chi vorrebbe omologarlo.
      Detto questo ritengo però che la divisa debba, proprio per la sua natura, essere non solo un indumento ma il simbolo del servizio allo Stato e che debba quindi identificare chi la indossa non tanto come un singolo individuo che può avere tante diverse caratteristiche ma come, genericamente, un Finanziere, un Carabiniere, un Poliziotto ecc, ecc.. Del resto si chiama uniforme proprio perché rende tutti uguali. E quindi il mio editoriale voleva significare solo che se tu sei una Guardia di Finanza, nel momento in cui tu svolgi la tua funzione e indossi la tua uniforme, per me non conta nulla il tuo orientamento sessuale che peraltro sei liberissimo di dichiarare in altri momenti, come non conta se sei di destra o di sinistra, se sei biondo o bruno, settentrionale o meridionale. Sei una Guardia di Finanza e basta e rappresenti lo Stato.
      Spero che questa mia risposta ti abbia soddisfatto e abbia chiarito il mio pensiero. Ti metto a disposizione Stella d’Italia. Se vorrai scrivere un articolo su qualsiasi argomento e per lamentarti di qualsiasi distorsione o discriminazione ti prometto che verrà pubblicato senza nessuna censura anche se non dovesse essere in linea con il mio pensiero.
      Ricambio l’abbraccio, Andrea Marrone

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