Venti di guerra

25 giugno 2012: Quando un paese della Nato, la Turchia, arriva ai ferri corti con un paese potentemente armato e assolutamente instabile come la Siria sarebbe da ingenui pensare che la cosa potrebbe non riguardarci.

A parte le considerazioni umanitarie o etiche su un regime dispotico che massacra i propri cittadini, situazione che, purtroppo, non è isolata e non comporta automaticamente un nostro coinvolgimento, sia la Turchia che la Siria si affacciano entrambe sul Mediterraneo e la presenza di un nostro Contingente in Libano rende la Siria ancora più minacciosamente vicina.

La Siria non ha mai esitato a fare uso del terrorismo e potrebbe bene essere tentata di colpire gli interessi o le installazioni militari dei paesi che condannino la sua politica criminale nei confronti della popolazione civile.

In un momento di riflessione sulla opportunità di ridimensionare le nostre forze armate è bene tenere presente che il Mediterraneo è ancora una area di grande instabilità e pericolo e la vittoria elettorale dei Fratelli Musulmani in Egitto è una ulteriore fonte di preoccupazione sul futuro immediato.

Il Mediterraneo è, in realtà, un piccolo lago nel quale noi ci troviamo a fare da ponte tra l’Europa e i paesi rivieraschi arabi, filtro inefficace per la tremenda pressione dei popoli africani. quel ponte chiamato Italia va difeso e per difenderlo occorrono non solo equipaggiamenti e materiali moderni, che, peraltro abbiamo. Occorrono uomini addestrati e motivati e, soprattutto, in numero sufficiente a gestire eventuali, ma non ipotetiche, minacce.

Andrea Marrone

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