La rivoluzione prossima ventura

12 maggio 2012: Tira brutta aria. Uomini disperati che si suicidano, altri che assaltano le sedi di Equitalia che è vista la longa manus di un governo economicamente dispotico, gli anarchici che spediscono bombe e distribuiscono proiettili e il governo che a ogni cenno di rivolta sociale cerca di dare un contentino agli scontenti. Quando un poveraccio è entrato in una Agenzia delle Entrate con un fucile il giorno dopo il governicchio dei tecnici ha “elargito” una parte consistente dei rimborsi IVA di cui comunque era debitore da tempo agli italiani. Quando vengono assaltate le sedi di Equitalia vara una serie di aiuti, piuttosto fumosi, per combattere la povertà nel meridione. C’è da scommetterci che se si assalterà una sede dei gabellieri di stato a Torino o a Milano allora il governicchio varerà un piano per aituare i poveri del settentrione.

Non vorrei essere frainteso e quindi chiarisco subito. Al rispetto che nutro per le Forze dell’Ordine accomuno anche i dipendenti delle Agenzie delle Entrate e di Equitalia. Sono funzionari che fanno il loro dovere che, pur non essendo simpatico, qualcuno lo dovrà pur fare.

Ma, come dicono gli intellettuali: Est modus in rebus, c’è una maniera di fare le cose. Trovo patetico l’appello di Befera allo Stato e all’opinione pubblica, quel suo trincerarsi dietro il suo obbedire agli ordini che ricorda tanto il ritornello dei gerarchi politici e militari nazisti processati a Norimberga. Non che Befera sia un azista, non fraintendetemi, è solo uno che si discolpa addossando a altri le sue responsabilità.

Perché l’Agenzia delle Entrate o Equitalia non hanno fatto presente ai vari Governi che la maniera in cui gli veniva chiesto di riscuotere quanto dovuto allo Stato era eccessivamente punitiva e che il disagio sociale aumentava? Non lo hanno fatto, si sono limitati a obbedire agli ordini. Bravi.

E poi adesso tutti quanti, perfino il fustigatore Giuliano Ferrara a proclamare che non c’è nessuna emergenza suicidi, che i numeri sono quelli di sempre e che chi si suicida è solo un individuo debole, uno a cui bastava poco per farla finita.

Ma Equitalia e l’Agenzia delle Entrate non hanno aumentato il livello di durezza dei loro sistemi di riscossione. Forse, anzi, cominciano a andarci più cauti e quindi anche quelli che prima si suicidavano, nella stessa misura, dicono, di oggi, forse anche loro erano vittime di un sistema eccessivo di riscossione, dell’aumento stratosferico del dovuto in seguito a multe, balzelli, diritti di riscossione, interessi.

L’assurdo è che chi non è, secondo Befera e compagni, un individuo debole e prono al suicidio, è generalmente costretto a diventare una non persona a causa del meccanismo di riscossione. Si spoglia, o viene spogliato di ogni bene terreno, case, terreni, società fino a arrivare all’automobile e al televisore. E questo a vita, non esiste una moratoria sui debiti allo Stato. Debiti che muoiono solo con il debitore.

E sarebbe invece utile una moratoria che annulli i debiti, difficilmente esigibili, inferiori a una certa cifra, liberi decine di migliaia di cittadini dall’incubo delle cartelle di Equitalia, liberi Equitalia e l’Agenzia delle Entrate da una mole di lavoro sostanzialmente inutile e che alimenta la voglia di rivolta. Dopo la moratoria può tornare il rigore, attenuato dalla consapevolezza, a uso di Befera e cempagni, che il Cittadino non è un suddito e che, oltre ai doveri, ha anche dei diritti e il primo diritto è quello della dignità.

Sarà meglio che il governicchio dei tecnici ci pensi bene, tira brutta aria e se non si farà qualcosa non basterà l’elemosina a singhiozzo.

Andrea Marrone

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