La tragedia strisciante

14 Aprile: Anche oggi due morti pesanti: un manager licenziato si getta sotto un treno a Firenze e un imprenditore siciliano si toglie la vita. Dall’inizio dell’anno abbiamo assistito, con impotenza, a uno stillicidio di suicidi che si vanno a sommare a quelli dell’anno scorso. Un trend in crescita che rappresenta, meglio di qualsiasi articolo o trasmissione televisiva, le difficoltà che affrontano, in maniera crescente, gli italiani.

Allora bisogna anche chiedersi se queste difficoltà sono dovute a problematiche nostre, italiane, o se invece sono causate da altri. L’Italia, fino all’arrivo del governo dei cosiddetti tecnici e alla sua politica da massacro, sembrava essere un paese non dico ricco ma, quantomeno, dotato di un benessere diffuso.

Avevamo belle macchine, barche, i ristoranti erano pieni e prenotare una vacanza in inverno o in estate era difficile perché le località turistiche erano tutte piene.

C’erano, è vero, segnali negativi, oramai le vacanze non si contavano più in settimane ma in giorni e la precarietà del lavoro, specialmente giovanile, non faceva prevedere un futuro roseo ma i media accoglievano volentieri le parole dei politici che pontificavano sul fatto che la crisi che aveva investito l’Europa, crisi, ricordiamocelo, che scaturiva dagli Stati Uniti d’America, era stata abbondantemente superata dall’Italia anche grazie al suo splendido sistema bancario, un sistema sano, un sistema che concedeva denaro solo a chi non ne aveva bisogno.

Il professor Monti, frettolosamente promosso senatore a vita non si sa bene per quali meriti pregressi, attuali o futuri, appena arrivato ci ha annunciato che non solo non eravamo immuni dalla crisi ma che ne eravamo addirittura una delle cause, l’Italia degli artigiani, dei piccoli industriali, dei commercianti e dei dipendenti pubblici e privati era il malato d’Europa, un malato più pericoloso della piccola Grecia a stento salvata dal fallimento a prezzo dell’ affamamento della sua popolazione.

Salvaguardando le banche e, in genere i poteri forti dell’economia, il governo Monti è subito intervenuto con provvedimenti urgenti e pesantissimi per i quali, a dire la verità, non è che ci volessero chissà quali tecnici. Non è stato usato un criterio sofisticato che, limitando le spese e aumentando le entrate avrebbe anche cercato di stimolare l’economia ma una serie di iniziative che hanno devastato non solo economicamente gli italiani ma anche moralmente negandogli ogni possibilità di guardare con fiducia al futuro.

Ma gli speculatori internazionali, gente senza bandiera e senza coscienza, hanno continuato il loro lavoro sia contro l’Italia che contro altri paese europei come la Spagna senza lasciare indenni neppure francesi e tedeschi. E noi, cittadini italiani, oggi siamo chiamati, con urgenza, a pagare di tasca nostra per ripianare i buchi nel bilancio dello Stato causati da politici scellerati e dagli alti tassi sui Titoli di Stato imposti da speculatori internazionali come il famigerato George Soros, uno che è stato perfino condannato a morte dalla Malaysia per aver speculato contro le valute asiatiche. Quello stesso Soros da cui Monti è andato a colloquio a New York nel suo viaggio in America.

Colpiti dal calo del lavoro, licenziati, fatti fallire, tartassati, cassaintegrati, gli italiani a cui le banche negano i prestiti, a cui il governo non perdona nessun ritardo nel pagare tasse, multe o balzelli, gli italiani si uccidono. Si danno fuoco, si impiccano, si gettano dalle finestre. Qualsiasi cosa pur di sfuggire all’angoscia di non poter provvedere alla propria famiglia, alla vergogna di fallire, alla morte lenta di chi esce dal mondo del lavoro e sa che non ha speranza di rientrarvi.

Forse, governo dei tecnici, fino a ora incapace di evitare gli attacchi speculativi, fino a ora incapace di pagare i debiti che lo Stato ha verso i cittadini suoi fornitori, fino a ora incapace di mostrarsi propositivo in politica estera, nelle riforme a meno che non siano in senso peggiorativo, incapace di vere liberalizzazioni, incapace di alienare il patrimonio statale per far cassa preferendo tartassare un popolo fin troppo remissivo, incapace di farsi valere sullo stato-canaglia del Kerala che, con un atto di pirateria internazionale, trattiene in ostaggio una nostra nave, l’equipaggio, quattro Fucilieri di Marina e ne tiene altri due sequestrati in una squallida prigione del terzo mondo, forse, dicevo, faresti bene a chiederti fino a che punto si possa tirare la corda prima che questa si spezzi e anche a chiederti che succederà se questa corda troppo tesa, ormai sfibrata, si spezzerà.

Andrea Marrone

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