Ancora Martiri

E’ di pochi giorni fa la notizia di una strage, ancora, di cristiani in Nigeria. Il giorno di Pasqua 38 persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite in seguito all’esplosione di uno o due ordigni vicino a una chiesa a Kaduna. Ancora attentati e ancora martiri di fronte alle chiese in paesi dove impera il fondamentalismo islamico. Notizie che stridono con i giorni di festa, di gioia e pace della Pasqua. Tutto ciò proprio mentre il Santo Padre Benedetto XVI condannava “i sanguinosi attentati terroristici” compiuti contro i cristiani in numerosi paesi, fra cui proprio la Nigeria, nazione di 160 milioni di abitanti suddivisi in misura uguale tra musulmani e cristiani.

Il Papa altre volte ha richiamato il fatto che essere cristiani oggi richiede mettere in conto anche il rischio del martirio, se si professa la nostra religione in paesi che non lasciano libertà di espressione religiosa e libertà di fede. E non solo il martirio, ma anche la persecuzione. Sappiamo bene che in alcuni paesi è proibito mostrare un crocifisso o la Bibbia.

Esiste un tipo di persecuzione palese, che contrasta pubblicamente la professione della fede, ma c’è anche una persecuzione sotterranea, nascosta che forse si vive maggiormente nei nostri paesi occidentali, dove dichiararsi cristiani e cattolici comporta una certa dose di coraggio, soprattutto in alcuni ambienti, dove la professione della fede viene guardata con sospetto, antipatia e fastidio. In alcuni ambienti, nella nostra società superlibera, viene fatto capire chiaramente che la fede è meglio tenersela nel proprio cuore, senza fare troppa pubblicità, come qualcosa di privato, meglio, di nascosto.

Ipocrisia della società superlibera, che dà sfogo ad ogni tipo di deviazione, e fa problema, quasi con intimazioni, a chi professa la propria fede!

Fa parte del salario della fede: chi crede sa che può andare incontro a tutto ciò che è accaduto a Gesù, anche la persecuzione. Nel vangelo Gesù dice: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati…Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”. (Mt. 5,6. 10 – 12).

Coloro che operano la giustizia, e di essa ne hanno fame e sete, sono chiamati da Gesù beati. Allora nel conto dei perseguitati e dei martiri occorre mettere molte più persone, perché dare la vita per la giustizia, stimarla a tal punto da sacrificare la propria vita, vuol dire conoscere il bene, cioè Dio perché Dio è il sommo bene. I collaboratori del Regno di Dio sono, allora, molti, molti che instaurano la pace, si battono per la giustizia e tutti questi non vengono dimenticati dal Padre Eterno.

Tutto questo ci fa riflettere su come noi viviamo la nostra fede e quanto sappiamo sacrificarci per essa. Non ci rendiamo conto del grande dono che abbiamo nel poter vivere liberamente i valori cristiani, e accanto a noi, non molto lontano, molti fratelli non possono andare in chiesa, pregare, annunciare il vangelo, pena la morte, o la perdita del lavoro, o qualche altro sopruso.

La Pasqua è la risurrezione di Gesù: anche noi siamo invitati a riflettere e a far risorgere in noi quella fede che spesso è anonima, nascosta, dimenticata.

Padre Alessandro Buccellato

 

 

 

 

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