Gli Stati Canaglia, le nuove frontiere del terrorismo

15 Aprile: il nuovo leader della Corea del Nord, paese spaventoso dove la gente muore di fame, il dissenso è punito con il gulag e la morte e il regime destina la maggior parte delle sue risorse, spesso ottenute con la fabbricazione di valuta straniera falsa e altri mezzi infami, ha appena dichiarato nel suo primo discorso pubblico:  ‘La minaccia dell’imperialismo retto sulle armi atomiche e’ ora alle spalle: per noi si apre una nuova era e il nostro Paese risplendera’ per sempre’,  Kim Jong-un ha ribadito la politica del Songun, ‘i militari prima di tutto’: ‘Dobbiamo potenziare le nostre forze armate in ogni modo possibile’ .

Nel frattempo i pakistani, ambigui alleati nella lotta contro il terrorismo si sono fatti scappare da una prigione 384 terroristi, tra cui almeno un aventina di capi talebani in attesa di esecuzione.

Continua poi la messa in scena del Kerala e dell’India che persiste nel trattenere ostaggi italiano dopo l’attacco di pirateria internazionale nei confronti della nave italiana Enrica Lexie da parte della polizia del Kerala i cui giudici ora andranno per un mese in vacanza lasciando nave e ostaggi a marcire alla fonda e due nostri Fucilieri di Marina in un loro fetido carcere del terzo mondo.

Sembra che oggi la minaccia terroristica non venga tanto da gruppi di fanatici come Al Qaeda e compagnia bella ma da quelli che il Presidente degli USA Ronald Reagan, un grande uomo, definì poco affettuosamente: “Stati Canaglia”.

Interessi economici spesso oscuri e mascherati da poco credibili comunanze politiche o ideologiche hanno finora impedito che l’ONU potesse avere un effettivo potere censorio nei confronti di paesi come la Corea del Nord o il Kerala che palesemente ledono i diritti umani, compiono azioni di pirateria e sono minacce per l’umanità intera quando, come il Pakistan, invece di dare da mangiare alla propria popolazione si permettono il lusso di costruirsi delle armi atomiche.

Potrei parlare anche della Siria dello spietato e sanguinario Assad, un dittatore dal faccino simpatico e dalla moglie carina che, forse per questo, era stato visto come un leader arabo moderato e affidabile, potrei parlare del Sudan o ancora dal Pakistan dove essere cristiani è una condanna a morte, la lista diventerebbe lunga.

Certo è che il mondo sta diventando rapidamente un posto molto pericoloso e in questo momento, per calcoli, spero, meramente economici, si parla insistentemente di ridurre la consistenza delle nostre Forze Armate e contemporaneamente aumentare la spesa per quanto riguarda gli armamenti.

A parte il fatto che mi pare che il livello del materiale utilizzato dalle nostre Forze Armate sia già di un buon e in qualche caso ottimo livello, ricordo bene quando scoppiò, a causa del desiderio della Francia e, a ruota, dell’Inghilterra di ottenere vantaggi commerciali dal nuovo regime, la crisi libica.

In quei giorni ci accorgemmo con parecchio imbarazzo e qualche preoccupazione che non avevamo abbastanza personale per presidiare Sicilia, Sardegna e le coste dell’Italia Meridionale che potevano essere oggetto di atti ostili da parte dell’arcinemico degli italiani, quel Gheddafi a cui non posso perdonare a Berlusconi di aver baciato, sia pure per scherzo, la mano.

Una Brigata operativa era in Afghanistan, un’altra ne era appena tornata e il suo personale, dopo sei mesi di durissimo impegno non era pienamente operativo. Per fortuna Gheddafi era solo un buffone e nonostante le sue minacce riuscì solo, con scarsi risultati, a cercare di salvarsi la pelle e quindi l’unica invasione che ci trovammo a sopportare fu quella demografica di una flottiglia dopo l’altra di barconi carichi di disperati che solo qualche anima pia, una in particolare con la barba, la vocina e l’espressione pretesca che si è trovato, non si sa come, a fare il ministro, può chiamare migranti. Si tratta, pane al pane e vino al vino, di immigranti illegali a essere buoni, di un tentativo di sovvertire la componente etnica europea a essere non dico cattivi ma lungimiranti.

Ridurre le Forze Armate? Pensiamoci bene.

Andrea Marrone

 

 

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Commenti

1 commento

  1. Egregio Direttore,

    Concordo pienamente con la sua analisi.

    Ridurre le Forze Armate?

    Onestamente le nostre Forze Armate oltre ad unire l’Italia è tra le poche cose che funzionano bene.

    Gli sprechi di denaro pubblico sono da imputare ad altri settori e personaggi. Le cronache di questi giorni sono solo la continuazione di 40 anni di scellerata politica e cattiva gestione di denaro pubblico.

    Le Forze Armate hanno sempre fatto il loro dovere in modo esemplare ovunque ma non a parole ma con fatti.

    Le spese da ridurre sono altre ad iniziare da chi chiede continuamente dei sacrifici agli Italiani.

    Le Forze Armate non hanno mai chiesto dei sacrifici agli Italiani al massimo sono loro che si sono sacrificati e si sacrificano per noi ancora adesso in varie zone del mondo.

    Ho il vago sospetto che chi ci chiede tutti i giorni dei sacrifici non sia Italiano, lavora per la nazione del Dio denaro e del potere.

    Ridurre le Forze Armate quindi? Che si facciano passare questa pessima idea, anzi non ci pensino proprio.

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