IL NECESSARIO ADATTAMENTO

07 Novembre 2018: FONTE – Unione Stella d’Italia –

 

Adattamento. Per adattamento si intende l’adeguamento di un organismo al modificarsi delle condizioni esterne. La storia della vita sulla terra è la storia dell’adattamento all’ambiente. Secondo la teoria darwiniana chi nel tempo non si è adattato è morto, si è estinto. I violenti fenomeni atmosferici che pensavamo non potessero verificarsi alle nostre latitudini anche solo 10-15 anni fa, oggi sono la norma. Il clima è cambiato (in peggio) ma il processo di adattamento dell’uomo alle nuove condizioni tarda ad iniziare.  Questo principio lo ha compreso la giraffa che, se non avesse allungato il collo sarebbe morta ed estinta (ho un po’ semplificato la teoria dell’evoluzione!) e non lo ha capito l’uomo che non modifica l’ambiente in cui vive a seguito delle mutate condizioni climatiche.

 

Italia, novembre 2018. Piogge intense e potenti mareggiate, morte e distruzioni. Come può essere? Il bipede italico è forse un essere poco evoluto? Perché non si adatta alle nuovi condizioni?

 

Tra uno spread che sale e un reddito di cittadinanza che scende anche questo governo ha deciso di non occuparsi di un fatto prioritario per la vita degli italiani: la messa in sicurezza del territorio. Si preferisce sempre stanziare montagne di soldi a seguito di tragedie annunciate, ma mai prima.

 

Tutte le amministrazioni comunali, provinciali e regionali conoscono perfettamente le criticità presenti nei loro territori e, pur essendo di loro competenza la manutenzione del territorio, non prendono sul serio il problema. Si trincerano dietro alla mancanza di soldi ma molte volte il rischio di inondazioni si può ridurre anche solo con la pulizia di caditoie e tombini, asportando foglie e immondizia presenti al loro interno, attività che richiede solo volontà ed un minimo di risorse economiche. Ma niente, si preferisce piangere e chiedere al governo di turno lo stato di calamità naturale, a catastrofe avvenuta.

L’Italia così come è messa non ha bisogno di un governo del cambiamento ma di un governo di adattamento alle nuove e mutate condizioni climatiche. In Italia è aumentata la superficie di terreno boschivo, ma l’aumento degli alberi e della loro superficie non è collegato al rimboschimento ma piuttosto alla crescita dei terreni incolti, all’abbandono delle zone dove vanno a pascolare le mucche, alla scomparsa delle malghe: nessuno più cura il territorio.  È un vero fenomeno di arretramento, di perdita di luoghi, di identità, e di un gigantesco spreco di potenziali risorse. Lo specchio dell’Italia insostenibile.

 

Servono muri di contenimento, porti studiati per resistere alla sempre più potente forza delle onde, pulizia dei boschi e dei letti dei fiumi, dragaggio dei porti e dei fiumi ma soprattutto vanno abbattute senza pietà le costruzioni abusive. La lotta all’abusivismo è la prima forma di adattamento richiesto dall’attuale circostanza. Fino a quando non ci sarà una forza di governo locale o nazionale che avrà il coraggio di abbattere le costruzioni abusive ci saranno morti da seppellire ogni volta che le piogge si intensificheranno.

 

Spetta ai sindaci emettere le ordinanze di demolizione degli immobili abusivi, ma o non le emettono o se le emettono non le eseguono per paura di ritorsioni, per perdita di consenso elettorale o perché probabilmente dovrebbero abbattere anche la propria abitazione o quella del cugino. Considerato quindi la palese incapacità dei sindaci di gestire un problema di vitale importanza per la Nazione si rende necessario investire le prefetture di questo pubblico potere. All’interno delle prefetture, che non rispondono a nessun elettorato (il Ministro dell’Interno dal quale dipendono purtroppo si!) ci dovrebbe essere un distaccamento, un ufficio dell’Esercito (unica istituzione insieme ai Vigili del Fuoco ad avere mezzi e attrezzature idonei allo scopo) a cui è demandato il compito di abbattimento degli immobili senza paura di ritorsione. I costi delle operazioni ovviamente devono essere a carico del proprietario dell’immobile da demolire.  Certo, il problema potrebbe essere di facile soluzione per la demolizioni della casetta di campagna costruita nell’alveo del fiume. Più complessa risulterebbe la demolizione di interi quartieri sorti in luoghi in cui non avrebbero mai dovuto sorgere.

 

Questa potrebbe essere una soluzione che, per quanto di difficile applicazione, porterebbe l’Italia verso quel necessario adattamento che il nuovo habitat impone.

 

EMANUELE LAINA

 

TESTO DI PROPRIETÀ UNIONE STELLA D’ITALIA-

 

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