Diario di un Soldato

13 Aprile 2013-16,53-FONTE-Stella d’Italia news-

In quanti ,in questo momento di crisi, parla dei Nostri soldati impegnati oltre mare e in Patria? Soldati che con il Loro impegno fanno grande questa Nazione , Soldati che in silenzio credono ancora in antichi valori ,valori  ormai dimenticati da parecchi per far posto a cose veniali e senza importanza. Ecco perché Mi sento di star vicino a questi Uomini, a queste donne che hanno fatto una scelta di vita , ai Cittadini Italiani che credono ancora nella Patria e nella Sua storia ed in particolare  a Uomini come i  due Sottufficiali del Battaglione S. Marco che ,a testa alta ,sono  trattenuti dalla giustizia  Indiana solo per aver assolto il compito a loro assegnato. Bisogna  riscoprire queste storie semplici ma nello stesso tempo importanti per chi le vive e per Noi , dando la giusta importanza a situazioni che rischiano di andare a finire nel dimenticatoio   .Ecco perché Mi sono permesso ,con l’autorizzazione di uno di questi Uomini, di pubblicare un diario sintetico dove vengono riportate alcune esperienze da Lui vissute nella Sua ultima missione:“Tutto incomincia con il lungo viaggio di trasferimento dall’Italia all’Afghanistan che al termine del quale lo riporta indietro nel tempo ed a esperienze già vissute e la Sua nuova avventura incomincia  nel momento in cui  un leggero tonfo conferma  che il C 130J ha toccato il suolo e sta rullando sulla pista. Poco dopo s’apre il portellone e l’immagine di una distesa piatta e brulla fino alle montagne si presenta davanti agli occhi, in tutta la sua selvaggia rudezza. Così è l’arrivo in Afghanistan e più precisamente a Camp Arena, Herat, la grande base Italiana.Dopo i pochi giorni d’ambientamento ed il “induction course” ci si prepara per essere immessi in Elicottero  in quella che sarà considerata casa per oltre 4 mesi, FOB TOBRUK”, quella che, attualmente, risulta essere l’avamposto dello schieramento Italiano nel deserto, al confine con l’area sotto la responsabilità americana.I primi giorni dall’arrivo alla FOB sono dedicati all’organizzazione dello spazio vitale assegnato: 4 tende pneumatiche nude e crude ed una piazzola coperta da reti di mascheramento come luogo di ritrovo. Tutti si mettono al lavoro ed, in breve tempo, ognuno riesce a crearsi il proprio quartiere, che rappresenterà lo scrigno di quanto ognuno ha di più caro: equipaggiamento, armi, ma anche ciò che, in queste occasioni, mantiene legati agli affetti più cari: il notebook, le fotografie, oggetti personali apparentemente di scarso significato, ma in realtà di valore enorme.A BALA  BOLUK i cellulari non funzionano… non c’è un punto di riunione dove ritrovarsi per  bere un caffè e/o  una birretta. Fortunatamente sono disponibili 7 connessioni Internet, fornite gratuitamente, da condividere con tutta la base, con la possibilità di connettersi per 20 primi, ma và bene così perché queste carenze vengono annullate dal cameratismo tra commilitoni.Il PAT riceve il compito di effettuare advising all’unità della Polizia che ha la giurisdizione sulla Ring Road in un tratto di oltre 100 km., lo Shaharah Kandake. Si comincia con la presentazione al Comandante ed al suo staff e nel giro di pochi giorni viene instaurato un ottimo rapporto. Il miglioramento delle relazioni è sancito dalla condivisione inziale del rito del tè , per passare poi all’invito a pranzo. Condividere i pasti nella cultura afghana, è considerato un gesto d’amicizia molto importante.Ad ogni elemento dello staff è affiancato un Advisor del Team che, usufruendo dell’interprete, comincia ad addentrarsi all’interno delle procedure operative afghane. Appare subito chiaramente che la loro carenza principale è logistica. Lo sforzo principale in passato è stato dedicato all’addestramento, ma mancano ancora parecchi materiali, che consentano il giusto benessere e protezione, in particolare contro i micidiali IED.Nel primo periodo l’attività è finalizzata a conoscere, approfondire ed organizzare le procedure operative e logistiche. Vengono predisposti dei corsi di Topografia e Pronto Soccorso, avendo individuato questi settori fra quelli più bisognevoli  di miglioramento. Infatti l’unità non possiede personale medico o paramedico e non possiede ed impiega cartografia o GPS.Giunti i VTLM, si comincia a ricognire gli itinerari e visitare i checkpoints distribuiti lungo la nostra AOR di responsabilità .Si scopre così che qui la situazione logistica è ancora più grave. Oltre all’energia elettrica, mancano anche acqua e materiali di protezione. In alcuni casi la struttura si limita a poco più di un conteiner, un edificio diroccato o un veicolo semidistrutto! Tuttavia l’accoglienza è sempre calorosa e lo scambio di convenevoli ed informazioni si conclude sempre con l’immancabile tè . Viene offerto quel poco che hanno: pistacchi, mandorle, noci a volte ricoperte di zucchero.Appare evidente, in seguito ai primi scontri con gli insorti e dopo le prime pattuglie congiunte che l’Afghan Police non manca di coraggio nel contrastare gli avversari in combattimento, pur impiegando tattiche piuttosto semplici. Molti di loro si sono battuti come Mujaheddin, quando erano ragazzini ed i più anziani affermano senza imbarazzo di non aver potuto studiare, perché impegnati a difendere o vendicare le proprie famiglie.“INSCHALLA” in questa parola è racchiusa tutta la filosofia vigente nei paesi islamici e quindi anche in Afghanistan. Il viaggio del PAT a Shewan, per raggiungere il distretto di Polizia, è interrotto dall’esplosione di un IED (Improvised Explosive Device), posizionato sul percorso. Sono le 08.55 locali del 6 marzo; il GPS indica con questo freddo codice alfanumerico il punto: 41SMS67001755 q.837. Un tonfo sordo, più che un rombo assordante, con la proiezione di sassi e frammenti, sorprende il personale all’interno dei Lince che seguono il primo, che volteggia nell’aria e si ribalta capovolto una ventina di metri più avanti…… l’offensiva di primavera per gli insorti è iniziata! Il tempo passa e si moltiplicano in tutto l’Afghanistan gli attentati esplosivi e gli attacchi diretti soprattutto contro i siti delle ANSF, polizia ed esercito. E’ la loro crudele ed interminabile guerra. Sono loro che pagano il tributo più alto di sangue, i “KIA” e “WIA” si moltiplicano.Arriva aprile, il Team completa gli ultimi impegni presi: la consegna degli attestati dell’ultimo corso effettuato, la donazione di medicinali per l’infermeria nascente, la fornitura di energia elettrica con la posa di un cavo di collegamento ai generatori… poi arriva il cambio, l’affiancamento, il rientro in Patria… un’altra missione è finita.”

Questa è la vita di un soldato in Afghanistan, vita che viene condivisa alla stessa maniera da Tutto il  personale impegnato nella missione, a Loro il Nostro profondo rispetto e al soldato che Ci ha dato la possibilità di conoscere aspetti del Suo lavoro è a tanti sconosciuti un grazie di cuore ed un buon rientro in Patria.

Giacomo Dessena

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