Fonte: the cradle – thecradle.co
I funzionari statunitensi si stanno affrettando per elaborare un piano di emergenza per i civili mentre gli attacchi della resistenza alle basi statunitensi e le proteste diffuse contro le ambasciate occidentali continuano senza sosta in tutta la regione.
Washington sta preparando le situazioni per uno “scenario peggiore” di essere costretto a evacuare centinaia di migliaia di cittadini statunitensi dall’Asia occidentale, secondo diversi funzionari statunitensi che hanno parlato ieri con il Washington Post.
“I cittadini statunitensi che vivono in Israele e nel vicino Libano destano particolare preoccupazione”, hanno detto i funzionari. Secondo i dati del Dipartimento di Stato, circa 600.000 cittadini statunitensi si trovavano in Israele e altri 86.000 in Libano da quando venne lanciata l’operazione Al-Aqsa Flood.
Il piano di emergenza viene preparato in risposta alla rabbia diffusa per il cieco sostegno di Washington alla campagna israeliana di genocidio dei palestinesi a Gaza.
Al 24 ottobre, oltre 5.000 palestinesi sono stati uccisi dai jet israeliani nell’enclave costiera e quasi la metà dei quali erano bambini.
Dall’inizio del genocidio a Gaza, le ambasciate statunitense e israeliana sono state prese di mira da manifestanti furiosi in tutta la regione che chiedevano la fine dello spargimento di sangue. In risposta, la scorsa settimana il Dipartimento di Stato ha emesso un avviso di viaggio in tutto il mondo per i cittadini statunitensi, citando “l’aumento delle tensioni in varie località del mondo, il potenziale di attacchi terroristici, e manifestazioni o azioni violente contro cittadini e interessi statunitensi”.
Inoltre, negli ultimi giorni, le basi militari statunitensi in Iraq e Siria sono state prese di mira quasi quotidianamente dalle fazioni della resistenza, costringendo il Pentagono a schierare più sistemi di difesa aerea per proteggere le proprie truppe.
Questi sistemi si aggiungeranno alle navi da guerra già schierate che trasportano migliaia di truppe e dozzine di aerei da guerra nel Mediterraneo orientale, poiché Washington avverte che una “più ampia escalation” è possibile “nei giorni a venire”.