AIUTI ALL’EDILIZIA…Il malato va aiutato, ma non a morire!

24 Novembre 2014. FONTE – Il Giornale delle Partite IVA-

Ripubblichiamo, con il permesso dell’amico Direttore del Giornale delle Partite IVA www.giornalepartiteiva.it , Dario Tiengo, un articolo scritto dal Notaio Alessandro De Cicco che mi onora della sua amicizia. Riguarda un elemento cruciale per l’economia, il settore dell’edilizia, massacrato dai governi tecnici, ha bisogno assoluto di riprendere fiato e il Notaio De Cicco ha una sua proposta:

Seppur una lieve (ma pur gradevole) refola di ottimismo inizi a far capolino fra gli operatori del settore immobiliare, anche grazie ad un altrettanto lieve (ma altrettanto gradevole) allentamento della morsa del cd. “credit Crunch”, non si può non sottolineare come a volte chi ci governa sembri quasi scientificamente rivolto a rendere la strada della risalita ancor più impervia di quanto già oggi non lo sia di per sè. Agli operatori del settore immobiliare non è sfuggita la notizia diffusasi nei primi giorni di ottobre secondo cui nell’ambito della legge di stabilità sarebbe stata programmata una riduzione dell’aliquota dell’iva dal 10% al 4% sulla ristrutturazione edilizia delle abitazioni (e fin qui solo plausi all’ideatore..) la cui copertura finanziaria sarebbe stata ottenuta mediante l’aumento dell’Iva relativa all’acquisto della “prima casa” dall’impresa costruttrice, secondo il verso contrario e quindi dal 4% al 10%!!
Ora, a parte il fatto che favorire la ristrutturazione edilizia di un bene di cui si rende più difficile l’acquisto non ha molto senso (anche un bambino capirebbe che prima devi agevolare l’acquisto del bene e solo dopo ne puoi agevolare la ristrutturazione..!), il progetto di legge – puntualmente cassato dall’ondata di giustificate proteste “trasversali” che hanno rappresentato in maniera, una tantum unitaria, l’intero arco parlamentare, sindacale ed imprenditoriale – ci da lo spunto per rilevare un’iniquità fiscale che penalizza fortemente le imprese costruttrici rendendo ancor più difficoltosa l’opera di liquidazione dei “magazzini” dell’invenduto.
Ancor più dal 1° gennaio 2014 e cioè dopo l’entrata in vigore del D.lgs n. 23 del 2011, vi è una ingiustificata forbice che caratterizza la tassazione degli acquisti immobiliari a seconda se il venditore sia una persona fisica o una società che negli ultimi cinque anni abbia costruito o profondamente ristrutturato l’alloggio in cessione.
Nel primo caso l’acquirente, che compra la propria abitazione dal signor Tizio, pagherà un’imposta pari al 2% o al 9% (a seconda che benefici o meno delle agevolazioni prima casa) del valore catastale.
Nel secondo caso il nostro (malcapitato!) acquirente, che acquisterà dalla Alfa Srl, dovrà corrispondere un’Iva pari al 4% o al 10% sul prezzo di vendita, (sempre a seconda che benefici o meno delle agevolazioni prima casa). Un caso concreto renderà più evidente lo squilibrio: Due gemelli, Tizio e Caio, vanno ad acquistare due case “gemelle”: stessa città, stesso quartiere, stesso palazzo, stesso piano, stesso prezzo, diciamo 200.000 Euro, stessa rendita catastale, diciamo 80.000 Euro. Entrambi comprano con le agevolazioni prima casa.
Tizio compra però da Sempronio; per il suo acquisto pagherà l’imposta unica di 1.600 euro oltre due imposte da 50 euro cadauna. Totale Euro 1700.
Caio, invece, compra dalla società di costruzione Alfa SRL; per il suo acquisto pagherà un’Iva di 8.000 euro oltre a tre imposte (registro, ipotecaria e catastale) fisse da euro 200 cadauna, un’imposta di bollo da Euro 230 oltre diritti di trascrizione e voltura per Euro 90. Totale Euro 8.920!
C’è giustizia in tutto questo?
E’ giusto penalizzare un settore trainante della nostra economia che produce ricchezza e fornisce occasioni di lavoro per migliaia di addetti?
E’ giusto ancor di più dopo che si è voluta garantire (giustamente, si badi!) l’intangibilità degli acquisti degli immobili in costruzione da parte dei privati emanando una legge (il D.lgs 122/2005) che impone alle società costruttrici una serie di obblighi (fideiussione da prestare a fronte del pagamento delle caparre; assicurazione indennitaria decennale per il caso di perimento) i cui costi, soprattutto in tempi di crisi come questi, solo in minima parte possono andare a trovare ristorno in adeguamenti del prezzo di vendita?
Non è allora venuto il momento di ridisegnare in maniera complessiva il segmento della tassazione degli atti di trasferimento immobiliare con un’aliquota unica ed invariabile che crei regole uguali per tutti e consenta una vera concorrenza, senza penalizzare un settore trainante del PIL nazionale, ad oggi ai confini del collasso?
Meditate, lettori, meditate…

Alessandro De Cicco

Condividi

Commenti

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sponsor

Articoli correlati