La parabola del figliol prodigo: un abuso del suo insegnamento

07 Novembre 2014: FONTE – Unione Stella d’Italia –

Nel mondo occidentale contemporaneo dove tendiamo a negare o a coprire per la vergogna le nostre tradizioni cristiane, dove ogni riferimento al cattolicesimo viene concepito come un ingombro e i diritti hanno preso il sopravvento sui doveri, ho notato che la società (e di conseguenza le Istituzioni che della società sono espressione) fa un certo abusato ricorso a un principio insegnato nel Vangelo secondo Luca, più precisamente nella parabola conosciuta come del “Figliol Prodigo”.  Chi fosse a digiuno della lettura di un Vangelo, può trovarla qui di seguito:

 «Un uomo aveva due figli.  Il più giovane di loro disse al padre: “Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta”. Ed egli divise fra loro i beni.  Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente.  Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava. Allora, rientrato in sé, disse: “Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi'”.  Egli dunque si alzò e tornò da suo padre. Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò.  E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai suoi servi: “Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”. E si misero a fare gran festa.  Or il figlio maggiore si trovava nei campi, e mentre tornava, come fu vicino a casa, udì la musica e le danze.  Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa succedesse.  Quello gli disse: “È tornato tuo fratello e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si adirò e non volle entrare; allora suo padre uscì e lo pregava di entrare. Ma egli rispose al padre: “Ecco, da tanti anni ti servo e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici; ma quando è venuto questo tuo figlio che ha sperperato i tuoi beni con le prostitute, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato”. Il padre gli disse: “Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato”».

Ora, il principio di aiutare chi si era perso ma ora si è ritrovato va bene e, da cattolico, lo accetto e lo condivido, ma a me sembra che il numero di  “smarriti” sia aumentato in modo esponenziale nella società moderna e ogni volta che uno “smarrito” decide di tornare si fa troppa festa. Il mio pensiero a questo punto va a chi, come il figlio maggiore che si trovava nei campi mentre era in corso la festa per riaccogliere suo fratello, non ha mai chiesto niente, ha sempre lavorato in silenzio, rispettato il padre e aspettato i tempi per prendere la propria parte di eredità. Caro figlio “non prodigo” secondo me è ora di dire basta! Fino a quando, come nella parabola di Gesù raccontata da Luca, il fratello che decide di allontanarsi è uno solo va bene, ma ora il numero sta diventando intollerabile. A far festa per ogni fratello che ritorna sono finiti i vitelli grassi!

La società contemporanea riconosce una serie di diritti e garanzie a immigrati, nomadi,  a delinquenti di ogni genere, categorie poco numerose ma molto rumorose. Ci si concentra molto di più sul povero assassino che non sulla vittima, si tende ad umanizzare i poveri animali e a “bestificare” i cattivi esseri umani, a ridicolizzare la famiglia o le unioni tradizionali e a elogiare le unioni omosessuali, ad accettare come normale una famiglia formata da due papà o da due mamme e a guardare con sufficienza una famiglia tradizionale, a giustificare, comprendere o agevolare chi per scelta o tradizione ha deciso di delinquere, a tollerare gli abusi della finanza, della classe politica  e delle varie lobby di potere.

Ogni volta che si riconoscono diritti e garanzie alle minoranze o a nuove categorie che entrano nella società con l’etichetta di “smarriti” si toglie necessariamente qualcosa alla maggioranza silenziosa che ha la disgrazia di vivere rispettando le regole e le leggi, alle famiglie formate da mamma e papà, ai non raccomandati nei concorsi pubblici o nella ricerca di un lavoro, a chi studia e parla italiano, a chi non ha mai trasgredito ad un comando, a chi lavora duro per uno stipendio che non sempre garantisce la sopravvivenza sua e della propria famiglia, a chi è disoccupato e si accontenterebbe di lavori umili, a chi professa la religione cattolica senza per forza volere la morte di chi non prega lo stesso Dio, a chi si impegna negli studi pur sapendo che nella migliore delle ipotesi troverà un’occupazione precaria, a chi sopravvive a stento con una pensione da fame, a chi è disabile o ha in casa famigliari con gravi problemi di salute, senza urlare, senza chiedere niente, a chi lo Stato non ha mai pensato di sacrificare un vitello ingrassato. Ma basta che arrivino sulle nostre coste un po’ di immigrati, o che qualcuno gridi un po’ più forte reclamando qualche diritto, via con le feste, con il riconoscimento di diritti, le garanzie, lo stanziamento di grosse quantità di danaro.  Io penso che sia giunta l’ora che la forza buona del paese, quella meno prodiga, che non ha mai potuto banchettare con un vitello ingrassato esca dal silenzio e inizi a far sentire la propria voce. Anche per il fratello maggiore è arrivato il momento di banchettare: diversamente nessuno più sacrifichi il vitello ingrassato per nessuno.

Purtroppo la tendenza a concentrarsi troppo sul figliol prodigo a scapito del figliol “meno prodigo” sta prendendo anche la Chiesa: ultimamente vescovi e Pontefice si sono concentrati molto sull’omosessualità, sul dare o non dare la comunione ai divorziati e sulle nuove forme alternative di famiglia ma non una parola è stata spesa per i numerosi cristiani che quotidianamente e silenziosamente vengono uccisi dagli integralisti islamici solo perché credono nel nostro Dio.

Emanuele LAINA

Condividi

Commenti

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sponsor

Articoli correlati