I 50 anni della Rana Sub, Orgoglio Italiano

30 Ottobre 2014: FONTE – Stella d’Italia News –

Con piacere e, ci tengo a dirlo, anche un certo orgoglio per questa azienda, simbolo dell’operosità e dell’ingegno italiani, riporto una breve storia di una di quelle aziende che fanno onore all’Italia: la Rana Sub di Marina di Ravenna. Agli amici della Rana Sub un buon compleanno e i ringraziamenti di Stella d’Italia News per aver sempre tenuto alto il prestigio dell’Italia e degli italiani nel mondo.

Andrea Marrone

RANA 50 ANNI DI STORIA

È il 1964 quando due giovani subacquei di Ravenna decidono di trasformare la propria passione nel lavoro di una vita. Faustolo Rambelli e Franco Nanni, fino a quel momento compagni di avventure ed immersioni, uniscono le prime due lettere dei loro cognomi dando vita a RaNa, trasformata successivamente in Rana.

Un nome che, ironia del destino, o forse destino e basta, descrive una creatura agile, guizzante, “anfibia”, un termine che deriva dalla fusione di due parole greche il cui significato è “doppia vita”, quella acquatica e quella sulla terra ferma.

Il nome di una creatura dell’acqua prestata alla terra, o viceversa.

La sede della nascente realtà diventa Marina di Ravenna, nei cui fondali i suoi fondatori affinano le tecniche d’immersione come pochi altri in quel periodo. Circa un millennio e mezzo dopo essere stata Capitale dell’Impero romano d’Occidente, Ravenna torna ad essere capitale, questa volta dell’innovazione e dell’eccellenza subacquea.

Le prime esplorazioni sottomarine della Rana che sarebbe presto diventata famosa in Italia e nel mondo iniziano al largo di Marina di Ravenna. È lì che lavorando senza sosta i sub installano “Ravenna Mare”, il primo, storico, pozzo offshore italiano. L’inizio di una sfida che non si sarebbe più fermata.

I lavori che coinvolgono i sommozzatori Rana continuano a susseguirsi, mentre l’azienda diventa, commessa dopo commessa, un fiore all’occhiello del diving e dell’offshore italiano. A pochi anni dalla fondazione, viene inaugurato un altro ramo di attività che diventerà presto uno dei core business dell’azienda: l’assistenza alle operazioni di posa di piattaforme e di Sealine.

Nel luglio del 1969, per la prima volta nella storia dell’umanità, l’uomo mette piede sulla luna. Nell’agosto dello stesso anno avviene un’altra esplorazione, questa volta non alla scoperta dello spazio, ma del mondo sottomarino, non ad opera di 3 astronauti americani, ma grazie a 3 acquanauti italiani. È il team Rana che, accompagnato dall’interesse scientifico internazionale, dà vita all’operazione “Delfino 1”, il primo esperimento in Italia di vita subacquea in saturazione.

“Delfino 1” è soltanto l’incipit di una serie di esperimenti sempre più impegnativi che prevedono l’immersione di un team di subacquei nelle profondità marine per 3 giorni consecutivi, senza mai risalire in superficie. Per tutto il tempo la loro casa diventa un cilindro di acciaio di un paio di metri di altezza. Attraverso un’apertura rettangolare posta alla base, i subacquei possono uscire dalla capsula per effettuare lavori e ricerche sul fondo marino sottostante. Ad 11 metri di profondità e a 6 chilometri dalla costa di Marina di Ravenna, il team nella casa subacquea di “Delfino 1” tiene per giorni col fiato sospeso la comunità scientifica e la stampa nazionale, che ne segue con apprensione le vicende. L’unico collegamento con l’esterno per i 3 acquanauti è, infatti, un piccolo condotto che trasporta nell’habitat aria e luce elettrica. Nella mattina del quarto giorno d’immersione, la capsula viene issata in superficie. Ad attenderla, oltre agli accurati controlli medici del team scientifico, anche l’interesse dell’opinione pubblica. La resistenza e la forza di volontà dell’equipaggio del “Delfino 1” evidenzia per la prima volta agli occhi di tutti il coraggio dei subacquei, divenuti anche, pionieri dell’esplorazione sottomarina.

L’esperimento che ha fatto di Rana la prima azienda in Italia ad aver permesso di studiare la vita subacquea in “habitat”  in stato di saturazione per 3 giorni di seguito, si ripete con l’esprimendo “Delfino 2”. Questa volta, oltre che ampliare la “casa subacquea”, l’esperimento dura 11 giorni ad una profondità di 20 metri. Nell’habitat realizzato per l’occasione, i sommozzatori permettono agli scienziati di monitorare le condizioni e le reazioni del corpo umano in profondità con i tessuti saturati di gas inerte, per poi ritornare in superficie in perfette condizioni. La vita nell’habitat si alterna con uscite ad intervalli regolari che permettono ai subacquei di studiare il fondale circostante e di impiegare attrezzature e strumentazioni di nuova generazione. Anche questo esperimento risulta avere un successo strepitoso.

A pochi anni dalla sua fondazione, Rana è uno dei nomi più ricorrenti nelle imprese di immersione al largo dei fondali italiani. Sono sempre più le grandi compagnie dell’offshore che si rivolgono all’azienda di Ravenna per lavori di posa, manutenzione ed esplorazione. All’attività di diving si aggiunge in questi anni quella di ingegneria subacquea, inaugurata con il rinforzo di strutture offshore danneggiate per conto dell’allora Agip.

Con la progettazione di attrezzature all’avanguardia e l’impiego di un numero crescente di sommozzatori che riescono a spingersi sempre oltre i propri limiti, Rana inizia a collaborare con società d’oltreoceano per la costruzione di nuovi collegamenti sottomarini. Viene inaugurato anche il primo lavoro di interramento di tubazioni attraverso l’installazione di giunti meccanici sottomarini.

Prima Rimini, per cui realizza condotte subacquee, poi Palermo, per cui partecipa alla posa di una Sealine, fino ad estendersi in tutto il Nordafrica e la Spagna: le missioni compiute fanno eco in tutto il mondo e per la Rana italiana è tempo per un altro traguardo. L’attività diventa internazionale e le acque nostrane non sono più le uniche a bagnare le imprese dei sommozzatori.

Quello che a prima vista potrebbe sembrare un percorso basato esclusivamente su coraggio e resistenza fisica, si arricchisce di una serie di scoperte scientifiche che lanciano Rana nell’olimpo degli “innovatori del mare”. Viene registrato il primo di una serie di brevetti: “tubfix”, un micropalo in grado di ancorare e supportare le tubazioni sottomarine.

Le operazioni sott’acqua sono sempre più numerose. Le richieste d’intervento provengono tanta da imprese pubbliche che private, quanto da organismi scientifici, interessati a studiare una risorsa immensa ma ancora parzialmente sconosciuta come il mare. Sono anni di scoperte ed esperimenti in cui le attrezzature di immersione si fanno sempre più complete e raffinate e gli uomini che le guidano sempre più coraggiosi.

Gli uomini Rana traghettano l’azienda verso un nuovo traguardo. Inizia l’attività anche in alto fondale con l’impiego di sommozzatori in saturazione. Gli impianti di cui si dota la società rappresentano l’avanguardia dell’ingegneria sottomarina e riescono a coniugare la sicurezza dei sommozzatori con operazioni sottomarine sempre più esigenti e sempre più di importanza strategica.

Non si può amare il mare, senza amare la terra. Una tesi semplice, ma che ben descrive l’impegno ambientale che, dalla prima metà degli anni ’80 sino ad oggi, ha portato Rana ad essere protagonista di operazioni destinate alla salvaguardia del nostro ambiente.

Il primo progetto a vedere la luce, nel 1985, è la realizzazione di un container speciale per il servizio antinquinamento in mare, la Rana è impegnata anche in un progetto di posizionamento di barriere per il ripopolamento ittico dell’alto adriatico.

Le conquiste tecnologiche che si susseguono nel mondo trovano applicazione anche in ambito sottomarino. Rana acquista i primi veicoli filoguidati per le ispezioni subacquee, garantendo la maggior sicurezza possibile ai sommozzatori e ai tecnici impiegati nei lavori. L’unione di uomini e macchine di ultima generazione permette di operare in fondali sempre più in profondi e in maniera sempre più affidabile.

Il porto di Trieste diventa lo scenario per un altro record che porta il sigillo dell’impresa di Ravenna. Qui gli ingegneri Rana progettano e adagiano sul fondo due condotte di scarico per un totale di 15 km. Non è raro che vengano realizzate tubature sottomarine di queste dimensioni, 48” e 60”, ma è la prima volta che vengono “varate”, con il metodo del “tiro sul fondo” contemporaneamente e nel contempo spostate lateralmente.

Anche la pipeline di scarico di Istanbul porta la firma Rana, così come tanti altri in Italia, Nord Africa e Sud America. Eppure, uno dei maggiori successi non si consuma nel mare, ma del mare può esserne la cura, sono le camere di decompressione Rana installate, insieme a tutte le attrezzature necessarie, presso il Centro Iperbarico di Ravenna, una struttura destinata a curare non solo i subacquei colpiti da incidenti da decompressione, ma anche da una serie di malattie come insufficienze vascolari, broncopatie e intossicazioni da gas.

Il mondo sottomarino fa sempre più breccia sul mondo terrestre, in particolare tra i più giovani e avventurosi. Da territorio sconosciuto ed inesplorato, il mare arriva ad attrarre nella sua orbita centinaia di ragazzi all’anno che, affascinati anche dalle imprese Rana, si iscrivono alle scuole di formazione per sommozzatori. I più promettenti vengono affiancati per 18 mesi e trasformati in Operatori Tecnici Subacquei, dando il via ad una carriera professionale del tutto nuova per l’Italia.

Dopo poco più di 30 anni, l’avventura che ha avuto inizio con una muta di neoprene ed un paio di bombole di aria compressa è diventata una flotta di navi tecniche, attrezzature e uomini in grado di spingersi per centinaia e centinaia di metri in fondo al mare.

Una conquista raggiunta direttamente, grazie a sommozzatori capaci di vivere l’acqua come proprio elemento naturale, ma anche indirettamente, grazie all’utilizzo di innovativi equipaggiamenti ed attrezzature per effettuare ispezioni ad oltre mille metri di profondità, la Rana si dota di ROV “Remotely Operated vehicle”.

Più che le immagini o le parole, possono essere i numeri a dare idea della grandezza di un’avventura che, iniziata per hobby, si è trasformata in un successo acquatico senza precedenti.

Un numero che si rivela negli anni ’90, quando vengono raggiunte e superate le 500.000 ore uomo di immersione in saturazione. L’equivalente di un periodo di circa 57 anni trascorsi in acqua, ore destinate a fare la storia di un’impresa e degli uomini e delle donne che l’hanno compiuta.

Nonostante i progressi tecnologici si alternino ad un ritmo vertiginoso, la risorsa più importante dell’azienda restano, ieri come oggi, le donne e gli uomini che la compongono. L’azienda in questo periodo ne conta circa 200, di cui il 70% Operatori Tecnici Subacquei. Dalla posa di sealine al recupero di relitti e materiali, fino allo studio di fondali e interventi di salvaguardia ambientale,  sono loro che, una missione dopo l’altra, spesso lontani dal clamore dei media, progettano, soccorrono, intervengono e realizzano alcuni dei lavori più importanti nello scenario sottomarino internazionale.

Il mare occupa i 3/4 della superficie terrestre. Una vastità che, sotto lo specchio di un immensa distesa d’acqua, nasconde fondali ancora in larga parte inesplorati. Risorse per la vita, ma anche territori da proteggere. Le immersioni dei team Rana nel mondo contribuiscono alla mappatura delle acque di profondità, fornendo preziose informazioni a scienze “silenziose” ma fondamentali, come l’oceanografia e la geologia marina.

Con una storia di imprese marine lunga decenni, il nome Rana diventa garanzia di successo e il nuovo millennio si apre con importanti commesse internazionali.

Le ispezioni e la riparazione di strutture subacquee e piattaforme offshore proseguono in tutto il mondo. In Congo, in Angola, Tunisia, Polonia, nel corso di una campagna lunga mesi e mesi per conto dell’ENI, Saipem, Petrobaltic, la ditta romagnola utilizza le più moderne tecnologie di ispezione ACFM (Alternating Current Field Measurement) con sommozzatori e robot subacquei filoguidati (ROV), operando controlli non distruttivi ed interventi di manutenzione alle parti sommerse di tantissime piattaforme e teste pozzo sommerse.

Nel dicembre del 2011, la Rana è chiamata a controllare e mettere in produzione una serie importante di pozzi sommersi, in Nord Africa.. Tutte le operazioni sottomarine vengono eseguite con la tecnica di saturazione e il team dedicato a questo tipo di progetti prevede turni di lavoro di 28 giorni all’interno di camere iperbariche per il team dei sommozzatori, la squadra al completo conta circa 60 persone fra sommozzatori, assistenti alla saturazione, ingegneri, addetti al servizio satellitare di posizionamento, navigazione e manutentori specializzati.

Oggi, mezzo secolo dopo l’inizio di un’avventura diventata storia, Rana è molto più che una piccola società specializzata in immersioni subacquee, è una realtà che comprende due filiali estere Rana Libya Sea Services a Tripoli e Rana Congo a Pointe Noire e Res Marina società di ingegneria e costruzioni di attrezzature per la subacquea industriale e per l’offshore, il core business di oggi è incentrato soprattutto su:

 

Ingegneria subacqueae dell’offshore

Pianificazione e procedure per le attività subacquee

Project Management & DSVs Management

Ispezione, riparazione e manutenzione di piattaforme (I.R.M.)

Ispezione, manutenzione e varo di tubazioni

Riparazioni di tubazioni tramite “giunti” di connessione

Manutenzione di teminali marittimi

Posa e varo di cavi elettrici, tubazioni e ombelicali flessibili

Survey di navi e di installazioni offshore

Dismissione di impianti offshore

Test idraulici e pigging di sealine

Architettura e ingegneria di impianti di per l’industria subacquea e per l’Oil and Gas

Senza retorica possiamo semplicemente dire: quella di Rana è una storia fatta di storie, Quella di sommozzatori, tecnici, ingegneri, medici e molti altri, uomini e donne che col coraggio dettato dalla passione, hanno fatto del mare la propria terra.

Il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare.

Giovanni Verga

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