L’Unione Europea può “sfidare” la Russia di Putin?

06 Ottobre 2014: FONTE – Stella d’Italia News –

In un momento storico in cui è in corso la più grave crisi economica mondiale dalla fine della seconda guerra mondiale (concausa della guerra) in cui bisognerebbe aprire nuovi mercati la UE ne chiude uno con il paese più grande del mondo. Da mesi sono in atto le sanzioni economiche contro la Russia decise dall’Unione Europea in risposta alla politica di aggressione nei confronti dell’Ucraina. Brevissimo e semplicistico escursus della storia recente dell’Ucraina: dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 l’Ucraina diventa  paese sovrano con presidenti e parlamenti eletti democraticamente dal popolo. Nel 2004 arriva la “rivoluzione arancione” in cui fanno la comparsa politici corrotti e affaristi – o ancora più corrotti e affaristi dei precedenti governanti – (tra cui la più famosa è quella bella signora che porta una vistosa treccia bionda, Julija Tymošenko, proprietaria della più grande azienda energetica del paese la  SEUU e santificata dall’occidente pur condannata a sette anni di carcere per abuso di ufficio) che si alternano al governo con visioni più o meno europeiste. Nel frattempo la Nato e l’Unione Europea corteggiano l’Ucraina con il fine di farla allontanare dall’orbita russa. Nel 2013 un documento di cooperazione economica frutto di trattative con la UE non viene firmato dal presidente in carica Janukovyč in quanto ritenuto poco vantaggioso per l’economia ucraina. Apriti cielo! Disordini, rivolte, rivoluzioni (la cosiddetta euromaidan) supportate dalle organizzazioni americane come la NDI (National Democratic Istitute for Internatinal affair) presieduto dall’ex segretario di stato Albright o l’IRI (International Repubblican Istitute) presieduto dal senatore McCain o l’USAID (National Endowment for Democracy Fondazione nazionale per la democrazia, che fa il lavoro che una volta veniva fatto dalla CIA). Cospicui aiuti economici per agevolare il colpo di stato arrivano anche dal miliardario e noto speculatore finanziario americano George Soros, come ha ammesso lui stesso pubblicamente in una intervista alla CNN. Dopo mesi di rivolte ed elezioni più o meno regolari e democratiche viene eletto un parlamento in cui prendono posto un coacervo di accesi nazionalisti, neo nazisti, xenofobi, esaltati, affaristi e criminali di varie specie che si professano tutti filo occidentali. Come è facile immaginare in questo caos non tutti gli ucraini sono contenti di questo nuovo governo che sarà sì filo occidentale, ma sicuramente non sarà in grado di assicurare un futuro solido alla nazione.

In questa situazione il signor Putin, persona a cui giustamente non piace che ai confini di casa sua ci siano troppi schiamazzi (che da schiamazzi si potrebbero trasformare in una realtà sfavorevole ai propri interessi e poi, chissà, in presenza di basi NATO e missili puntati verso la Russia) nel dubbio si mette dalla parte della “ragione”: invade l’invadibile, prendendosi il prendibile. Ad iniziare dalla Crimea. Tra i filo-russi aiutati da Mosca ci saranno probabilmente anche ucraini che dimostrano poca affezione al nuovo governo di affaristi peggiore dell’eventuale intromissione russa nella politica nazionale. Gli ucraini, che gli piaccia o no, sono condannati a vivere in rapporti di buon vicinato con la Russia, con la quale hanno una frontiera comune, legami storici, commerciali, culturali e linguistici.

Questa è più o meno la storia raccontata e semplificata in pochissime righe.

L’Unione Europea, dimenticandosi di essere un nano politico e ora un mezzo gigante economico, per dare conto a quei campioni del mondo di lungimiranza politica degli statunitensi, decide di applicare sanzioni economiche alla Russia rea di essersi comportata da potenza quale è.  Il signor Putin risponde a queste sanzioni con il blocco delle importazioni di molti beni europei soprattutto del comparto agro alimentare (l’Italia da questa bellissima pensata subirà un danno di circa 500 milioni di euro all’anno, solo dal comparto alimentare).  Autotreni carichi di generi alimentari sono stati costretti a tornarsene indietro. E c’è di più. Se il signor Putin si volesse divertire, ora che si va verso la stagione fredda, gli basterebbe girare la manopola del gas chiudendo o diminuendo la fornitura in modo da “rinfrescare” le idee ad una parte consistente dell’Europa.

La Russia è una grande e potente nazione e come tutte le potenze (sia economiche che militari)  ha le sue zone di “influenza”, che piaccia o meno. Il mondo contemporaneo funziona così.  Hanno zone di influenza gli USA, la Cina, il Regno Unito, la Francia. In politica estera (sia essa nazionale o comunitaria) non è un obbligo andare per forza a mettere il naso in tutte le situazioni di disordine del mondo. Capisco che ormai l’occidente si sia autoconvinto (a torto) di essere un bravo esportatore di democrazia, ma non sempre tale pratica è consigliabile e auspicabile. In questi giorni, a seguito dei disordini che stanno avvenendo a Hong Kong, anche la Cina ha avvertito l’occidente di non immischiarsi nelle vicende che riguardano aree di sua competenza.

Il signor Putin ininterrottamente al comando della Federazione Russa dal 1999 e considerato dalla rivista Forbes la “persona più potente del mondo”, ha dimostrato di saper amministrare bene il potere, di sapere fare le scelte giuste in politica estera, di conoscere bene le potenzialità del suo apparato militare e i suoi limiti economici. Non è uno sprovveduto o uno dei tanti dilettanti della politica che si possono incontrare nei palazzi del potere di Roma o di Bruxelles. Forse Putin non sarà tra gli uomini politici il più simpatico, si può non condividere la sua politica ma di sicuro non si può dire che non sia capace a governare una immensa e variegata nazione come la Russia, riuscendo a darle una dignità e mettendo sempre come prioritari in ogni sua azione di governo i bisogni del suo popolo, l’identità e la cultura russa, forse anche a scapito di qualche limitazione delle libertà personali.  Popolare e degna di alta considerazione è la sua dichiarazione sull’Islam  alla Duma  nel settembre 2013 :«In Russia vivono i russi. Qualsiasi mino­ranza, da qualsiasi luogo, se vuole vivere in Russia, per lavorare e mangiare in Russia, dovrebbe parlare russo, e dovrebbe rispet­tare le leggi russe. Se preferiscono la legge della sharia allora noi li consigliamo di an­darsene in quei Paesi dove questa è la legge dello Stato. La Russia non ha bisogno di minoranze. Le minoranze hanno bisogno della Russia, e noi non concederemo loro privilegi speciali, o provare a cambiare le nostre leggi per soddisfare i loro desideri: non importa quanto forte urleranno “discriminazione”» Un uomo di stato che pensa così merita di essere ascoltato e merita più rispetto dei nostri parolieri nazionali che a forza di concentrarsi solo sulle minoranze si sono dimenticati della maggioranza. Sicuramente non è il caso di sfidarlo.

Emanuele LAINA

Presidente Commissione Politica Estera dell’Unione Stella d’Italia   www.unionestelladitalia.it

 

 

 

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