I paracadutisti di Guidonia ricordano il Capitano Incursore Alessandro Romani

22 settembre 2014 FONTE – Anpd’I Guidonia Montecelio, Tivoli, Valle dell’Aniene.

Roma, al Cimitero Verano, sabato 20 Settembre ore 15.00, i paracadutisti della Sezione Anpd’I Guidonia Montecelio, Tivoli e Valle dell’Aniene, in occasione del IV anniversario della morte dell’Ufficiale del IX Reggimento “Col Moschin, Alessandro Romani, che cadeva lo scorso 17 settembre, hanno organizzato una solenne cerimonia.
Il Verano è il cimitero monumentale della Capitale, nel quale sono sepolte personalità che hanno lasciato un segno alle generazioni della nostra amata Nazione e tra i tanti c’è anche questo giovane uomo.
I Paracadutisti, con in testa il Labaro la Sezione della Città dell’Aria, affiancato dal Labaro dell’Associazione “Nembo” e con al seguito il Presidente par. Franco Figus, i paracadutisti in congedo, gli allievi in formazione e il papà di Alessandro, ripercorrendo i passi del gruppo coeso, solidale e in sintonia, si sono diretti in un perfetto silenzio alla cappella famigliare per rendere gli onori.
Solo il tocco all’unisono degli anfibi rompeva la pace che regnava tra gli alberi ad alto fusto della macchia mediterranea.
Presenti alla cerimonia anche i paracadutisti della Sezione Anpd’I di Roma, tra questi Domenico Aloi, direttore degli istruttori Anpd’I, a testimonianza dei valori di amicizia, di collaborazione e di altruismo, intrinsechi nell’animo del Capitano Romani, giovane ufficiale originario della Capitale, figlio unico, che con il suo esempio sta lasciando un’importante eredità ai giovani del Lazio.
Il Presidente onorario Gen. D. Alessandro Puzzilli, già fondatore la Sezione, ha recitato la Preghiera del Paracadutista, a cui è seguita la lettura di un pensiero dedicato al Capitano scritto per l’occasione da un giovane paracadutista, brevettatosi al I corso “par. Fabio Tiberi”, che ha dato vita alla sezione di Guidonia Montecelio, Tivoli, Valle dell’Aniene e che porta il nome di Romani.
Al termine della cerimonia, l’urlo “Folgore”, ripetuto per tre volte, è risuonato fra il silenzio delle urne, a testimoniare che i Paracadutisti portano il ricordo dei loro caduti sempre nel profondo del cuore.
La solarità e l’altruismo dimostrato da questo giovane romano, ricorrono spesso nella narrazione dei ricordi dei colleghi la Brigata e degli amici del quartiere di Piazza Bologna a Roma, anche se vissuti in modo riservato, stanno segnando i paracadutisti in congedo e le nuove leve che brevettate, fremono, una volta arruolate, nell’essere destinate alla Brigata Paracadutisti “Folgore”.
Il Capitano Incursore Alessandro Romani, Medaglia d’oro al valore dell’Esercito alla memoria, cadeva in azione durante uno scontro a fuoco il 17 Settembre 2010 nella zona di Bakwa, provincia di Farah,.
Ufficiale del XI Reggimento d’Assalto paracadutisti “Col Moschin”, stazionava in Afghanistan in forza alla Task Force 45, il distaccamento di tutte le forze speciali italiane presenti in teatro.
A causa della riservatezza che caratterizza troppo spesso le operazioni militari italiane all’estero, all’epoca della TF 45 si sapeva ben poco, così come del fatto, in seguito acclarato in sede parlamentare, che l’area di Bakwa era una delle più pericolose del paese a causa della presenza di “insurgents” che vi transitavano per boicottare le elezioni democratiche che si sarebbero tenute proprio durante quel mese di settembre.
Esattamente 12 mesi prima i paracadutisti italiani avevano già pagato un pesante tributo di sangue con l’attentato che aveva visto cadere 6 militari in forza al 186° Reggimento, reparto in cui aveva prestato servizio anche il Capitano Alessandro Romani.
Il Capitano Romani, si era arruolato una prima volta quale ufficiale dei paracadutisti e dopo il congedo si è arruolato una seconda volta entrando a far parte del “Col Moschin”, la punta di diamante delle forze speciali dell’Esercito italiano.
Le spoglie del Capitano incursore paracadutista Alessandro Romani riposano insieme agli altri 52 militari italiani caduti per la stabilizzazione dell’Afghanistan, ma la sua anima è presente ogni volta che si eleva il grido “Folgore”.

par. Leonardo Pizzuti

 

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