Srebrenica 1995. Una strage ancora attuale.

31 agosto 2014. FONTE -Stella d’Italia News –
Volendo semplificare al massimo la storia la si potrebbe raccontare così:
– Srebrenica luglio 1995. I serbi bosniaci uccidono circa 8000 mussulmani che si trovavano sotto la protezione dei soldati dell’ONU di nazionalità olandese, ai quali nel 2006 viene conferita una decorazione da parte del proprio governo con l’appoggio della Comunità Europea.
– L’Aia, luglio 2014. La Suprema Corte dell’Olanda condanna lo Stato al risarcimento dei parenti di alcune vittime del massacro di Srebrenica perché il contingente presente sul luogo non aveva fatto abbastanza per proteggere i bosniaci mussulmani uccisi dai serbi.
Analizzando i fatti su esposti appare evidente che ci sia qualcosa che non va! Il contingente olandese schierato in Bosnia ha operato bene o ha operato male? Il potere esecutivo, nel 2006 aveva premiato l’operato dei propri soldati con una medaglia d’onore, mentre nel 2014 il potere giudiziario ha valutato deplorevole il loro operato. A quanto pare nell’ordinamento del Regno dei Paesi Bassi è stata fin troppo bene recepita la teoria politica della separazioni dei poteri di Montesquieu!
Proviamo ad analizzare meglio i fatti.
A causa di una miscellanea di etnie, nazionalità e religioni nella ex Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia si è combattuta dal 1991 al 1995 una guerra difficile da spiegare e ancora più difficile da comprendere, una guerra in cui tutti erano contro tutti, ogni parte in causa aveva da recriminare all’altra qualcosa in nome di una presupposta superiorità o di una vera o immaginaria titolarità di possesso su di un territorio.
A titolo di esempio: i Croati lottarono per l’indipendenza contro i Serbi, però non solo contro i Serbi della Repubblica Serba, ma anche contro i Serbi della Croazia che nel 1991 autoproclamarono la Repubblica Serba della Krajina poi riannessa alla Croazia nel frattempo diventato stato indipendente.
I Bosniaci nel 1995 combatterono in alleanza con i Croati contro i Serbi, nel mentre i Bosniaci di religione mussulmana si trovarono a lottare contro i Croati.
I Serbi ed i Croati dal 1993 si combatterono per spartirsi la Bosnia dove al suo interno vi era una forte presenza sia di croati che di serbi.
Le religioni cattolica, mussulmana e cristiana ortodossa erano ben rappresentate in ogni fazione in lotta.
Ancora oggi l’ordinamento dello Stato sovrano conosciuto come Bosnia ed Erzegovina è composto da tre entità territoriali: la Federazione di Bosnia ed Erzegovina (da non confondere con la Bosnia ed Erzegovina!), la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina (da non confondere con la Bosnia ed Erzegovina!) ed il Distretto di Brcko.
Ovviamente all’interno di ogni entità territoriali sono presenti in percentuale variabili Croati Serbi e Bosniaci.
Questi brevi cenni storici sono volti a chiarire in quale contesto geopolitico si siano svolte le guerre nella Penisola Balcanica. Non si può negare che nella zona non vi sia un po’ di “confusione”!
A guerra terminata, come sempre accade, è sorta la necessità di decretare chi sono siano stati i “buoni” e chi i “cattivi”. Secondo l’opinione pubblica non vi sono dubbi: i “cattivi” sono stati i Serbi ed i “buoni” o i “meno cattivi” sono stati tutti gli altri. Questo giudizio è stato riconfermato anche in occasione della successiva guerra del Kosovo svoltasi dal 1996 al 1999.
Ritorniamo alla strage di Srebrenica dove la storia vuole che si sia consumato il più grave massacro avvenuto in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Anche il Presidente del Consiglio italiano in carica Matteo Renzi in occasione del suo ultimo viaggio in Iraq ha ricordato la strage di Srebrenica come il punto più basso della storia recente, e come sia necessaria la lotta al terrorismo affinché eccidi simili non si ripetano.
Sia chiaro, non è mia intenzione riscrivere la storia in chiave revisionista o peggio ancora negazionista. Non intendo certo mettere in dubbio la storia raccontata dai canali “ufficiali”, ma semplicemente ragionare con la mia testa ed offrire uno spunto di riflessione partendo dal presupposto che gli tutti avvenimenti non accadono mai per caso. Analizzando i fatti e collegandoli dal punto di vista causa-effetto, è sempre ravvisabile una serie di cause che li possano non dico giustificare ma sicuramente motivare.
La storia “ufficiale” riporta che nel luglio 1995 i Serbi Bosniaci uccisero 8.732 Bosniaci Mussulmani tutti maschi (creando così i presupposti per far rientrare il fatto nella definizione di genocidio) in una zona posta sotto la tutela dell’ONU ed i soldati del contingente schierato, non intervenendo a loro difesa anzi consegnando le vittime ai carnefici ,si siano resi corresponsabili di tale eccidio. Così vuole la storia.
Analizziamo meglio la situazione in cui in cui si è svolto il massacro tenendo presente che, sebbene i numeri dell’eccidio siano contestabili dalle parti contrapposte ed i serbi abbiano effettivamente ucciso anche solo la metà dei mussulmani, sempre di massacro si tratta.
Srebrenica nel 1995 non era affatto una città indifesa e completamente smilitarizzata come l’ONU avrebbe voluto. Nella città infatti era di stanza la 28° Legione Mussulmana forte di 5.500 uomini comandata da Naser Oric ex guardia del corpo di Slobodan Milosevic leader dei Serbi.
Quando l’ONU decise di creare le “zone protette” in sei settori della Bosnia tra cui la città (e solo la città, non i dintorni) di Srebrenica avrebbe dovuto incrementare necessariamente il numero di soldati da schierare sul territorio, data la particolarità e delicatezza della missione. Alcuni generali comandanti della missione UNPROFOR (Forza diprotezione delle Nazioni Unite) stimarono che la forza necessaria per garantire la protezione della popolazione nelle aree assegnate doveva essere non meno di 65.000 uomini, mentre la Missione UNPROFOR è arrivata a contarne al massimo 39.000. Questa carenza di organico costrinse il Consiglio di Sicurezza a modificare i termini della Risoluzione riguardante le “zone protette” sostituendo la frase “ le Nazioni Unite difenderanno le zone protette” con “ le Nazioni Unite con la loro presenza dissuaderanno i serbi dall’attaccare le zone protette”. Quindi il piccolo contingente olandese presente a Srebrenica (DUTCHBAT) aveva soltanto il compito di “dissuadere” i serbi dall’attaccare la popolazione e non di “difendere” i mussulmani.
I combattenti mussulmani presenti in città seppur consapevoli che l’esigua forza dei caschi blu poco avrebbero potuto fare in caso di operazioni belliche tra Serbi e Mussulmani, iniziarono ugualmentead armarsi organizzando delle vere e proprie spedizioni punitive fuori Srebrenica uccidendo ed incendiando villaggi serbi per poi ritornare nella città considerata formalmente “zona protetta”. Così facendo gli uomini di Oric crearono le inevitabili condizioni per una sicura reazione dell’Esercito serbo finalizzata a porre fine alle aggressioni contro la loro popolazione. Con l’arrivo della primavera del 1995 capendo che l’azione dell’esercito serbo molto più organizzato e più pesantemente armato si sarebbe fatto sempre più probabile,Oric e molti suoi combattenti se ne andarono da Srebrenica richiamati a Sarajevo dal proprio governo lasciando la città quasi senza difesa.
La strategia dei Mussulmani aveva lo scopo di far credere al Mondo che i Serbi avrebbero attaccato una città indifesa,peraltro ciò avrebbe giustificato agli occhi dell’opinione pubblica occidentale (che in questa confusione di etnie e religioni fino ad allora non aveva ben chiaro cosa stesse succedendo nei Balcani) le incursioni della NATO contro i Serbi.
Il piano del governo bosniaco riuscì perfettamente.
Durante l’assedio di Srebrenica le numerose truppe mussulmane presenti nella zona non intervennero a difesa dei civili lasciandoli alla propria sorte ed in balia dei serbi. Questo è facilmente giustificabile dal momentoche se i Mussulmani fossero intervenuti, sarebbe emersa la verità sull’ingente armamento presente in città e non avrebbero potuto dare all’opinione pubblica l’impressione che le zone protette dall’ONU erano veramente smilitarizzate come l’ordinamento internazionale pretendeva. La realtà è che in quelle zone erano presenti unità mussulmane fortemente armate.
I Mussulmani ed il governo di Sarajevo sostenevano a gran voce la teoria del genocidio dimostrando così al Mondo la crudeltà dei serbi non solo per far sì che venisse revocato l’embargo contro la Bosnia ma anche perché l’ONU si schierasse al loro fianco nella guerra contro i Serbi.
Bisogna inchinarsi davanti alla capacità strategica dei Mussulmani Bosniaci: sapendo di non avere i mezzi per sconfiggerei Serbi sono riusciti a creare le condizioni affinché la Comunità Internazionale lo facesse per loro.
Nello scenario sopra esposto, ricostruito consultando fonti aperte senza pretesa di essere la verità assoluta, è facilmente comprensibile che i soldati del contingente olandese poco avrebbero potuto fare per evitare quello che si è verificato, anzi, essendosi anche loro trovati nel mezzo dei combattimenti e non avendo avuto perdite (se non una per mano dei mussulmani), si può dire che si siano comportati più che bene con dignità e coraggio. C’è da evidenziare che durante l’assedio il comandante del DUTCHBAT chiese il rinforzo del supporto aereo degli F16 della NATO che si rifiutò di intervenire. La medaglia conferita loro dal loro Governo nel 2006 è quindi più che meritata.
A distanza di anni dalla fine della guerra qual è stato il prodotto finale della brillante politica estera americana, seguita a ruota bovinamente da quella europea priva di personalità, di schierarsi a favore dei “poveri” mussulmani?
Che oggi in Bosnia, nel cuore dell’Europa, vi è un bastione mussulmano in cui confluiscono aiuti monetari da Paesi Arabi volti a finanziare attività talvolta lecite e molte volte meno lecite.
Gli Accordi di Dayton firmati dai capi del Governo Croato, Serbo e Bosniaco, nel novembre 1995 che hanno posto fine alla guerra del 1992-1995 prevedevano comecondicio sine qua non per l’entrata delle truppe NATO in Bosnia che i mujaheddin islamici giunti da tutto il mondo arabo avrebbero dovuto lasciare il paese. Ovviamente tutto questo non solo non è avvenuto, in piena violazione degli accordi,ma la maggior parte dei volontari islamici rimasti in Bosnia ha nel frattempo ottenuto la cittadinanza bosniaca sposando donne locali. Non è mistero che oggi dalla Bosnia partano molti integralisti islamici per andare a combattere in Libia, Siria e Iraq ed in ogni altra zona del Mondo dove una ipotetica guerra santa è in corso.
La decapitazione, pratica di stretta attualità, è sempre stata usata dai fanatici musulmani come rito abituale dei mujaheddin contro “l’infedele” e, non a caso, di corpi senza testa sia di Croati che di Serbi ne sono stai trovati in gran quantità a testimonianza della presenza del fanatismo religioso nella guerra.
Alija Izetbegovic presidente della Bosnia Erzegovina dal 1990 al 1996 già nel 1970 sognava la creazione di uno stato in cui vigesse il fondamentalismo islamico dove la religione mussulmana condizionasse tutte le istituzioni e la vita dei cittadini.
La NATO bombardando i Serbi con l’operazione “Deliberate Force” del 1995 ha di fatto aiutato i fondamentalisti islamici ad ottenere una roccaforte nel cuore dell’Europa, creando le condizioni ideali per la diffusione del fanatismo. La stupida bonarietà occidentale è stata ripagata con numerose vittime innocenti a seguito di azioni terroristiche non solo nei Balcani ma soprattutto a New York, Londra, Parigi e Madrid in segno di ringraziamento per aver aiutato i fondamentalisti nella creazione del loro “feudo europeo”.

Emanuele LAINA

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