1994-2014: 20 anni dalla fine della Missione Albatros in Mozambico.

23 Giugno 2014 h. 1600: FONTE- Emanuele Laina-

Era il 1994 quando terminò la missione di pacekeeping dietro mandato ONU in Mozambico. Una delle prime missioni di pace che vide protagonista il nostro Esercito allora formato interamente da personale di leva. Una missione internazionale a “trazione” italiana: italiano il luogo in cui si firmò l’accordo tra le parti in lotta che portò alla successiva pacificazione, Roma; italiano il Movimento Cattolico che promosse l’accordo, la Comunità di sant’Egidio; italiano l’alto funzionario dell’ONU che su mandato del Segretario Generale condusse le trattative e coordinò la missione, il Dott. Aldo Ajello e infine italiano il contingente militare schierato sul terreno, l’Esercito Italiano.

Ma perché la Missione ONUMOZ, questo il nome della missione ONU e Albatros il nome dell’operazione italiana, è considerata uno dei più grandi successi delle missioni italiane di pace all’estero?

Un breve cenno storico per capire come i nostri militari si sono trovati ad operare nel paese africano è doveroso. Colonia portoghese fino alla caduta del dittatore Salazar divenne indipendente nel 1975. Come nel più classico scenario da guerra fredda combattuta nei paesi del terzo mondo, all’interno del neo nato stato lottarono per diciassette anni con il fine di conquistare il potere due fazioni: il FRELIMO (fronte di liberazione del Mozambico) che rappresentava la parte ”governativa” armato e sovvenzionato dall’Unione Sovietica e il RENAMO (resistenza nazionale Mozambicana) che rappresentava la parte “ribelle” sostenuta dall’Occidente. Unico risultato che ottennero le parti in questa guerra fratricida furono migliaia di morti, profughi e sfollati nelle campagne. Con la guerra ormai in fase di stallo e combattenti giunti allo sfinimento, dietro pressione diplomatica del Vaticano tramite la Comunità di Sant’ Egidio in Roma le parti giunsero ad un accordo di pace nel 1992. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU autorizzò l’inizio dell’operazione ONUMOZ (United Nation Opetation in Mozambique) con il compito di favorire il processo di pacificazione.

Tra i contingenti inviati in Mozambico per il mantenimento della pace vi furono quelli del Bangladesh, Botswana, Uruguay, Zambia e Italia. Argentina, Brasile, India e Portogallo parteciparono alla missione con una rappresentanza. Il Ministero della Difesa Italiana scelse di schierare sul territorio africano le truppe alpine per il loro addestramento, la loro versatilità e la loro capacità di adattamento a climi estremi e ambienti poco permissivi. Il primo a partire fu il Battaglione “Susa”  inquadrato nella Brigata Taurinense allora inserita nella Forza di Mobile della NATO  avvicendato poi dal Battaglione “Tolmezzo” inquadrata nella Brigata Julia. Alpini paracadutisti, Reparto Sanità, Reparto Logistico e personale e mezzi dell’aviazione dell’Esercito completarono lo schieramento. Per 21 mesi i circa 1000 alpini ( se ne avvicendarono in tutto 4700) ebbero il compito di: verificare il cessate il fuoco delle forze contrapposte e il completo ripiegamento delle truppe straniere fuori i confini nazionali, smobilitare i gruppi irregolari, raccogliere e distruggere le armi rimaste in possesso dei belligeranti, creare le condizioni di sicurezza per lo svolgimento delle attività a sostegno della pace con particolare attenzione alle vie di comunicazione tra il mare e l’entroterra.

Nel Contingente Italiano al comando del generale Luigi Fontana prima e Silvio Mazzaroli dopo si trovarono ad operare ufficiali che nel tempo hanno saputo confermare e affinare la professionalità, il valore e la capacità di comando dimostrata in Mozambico. E’ il caso ad esempio di ufficiali quali l’allora Ten. Col. Claudio Graziano al tempo comandante pro tempore del Battaglione “Susa” di Pinerolo oggi Generale di Corpo d’Armata e Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, l’allora Ten. Col Fausto Macor al tempo comandante del Battaglione Susa oggi Generale di Divisione in forza  al Comando Truppe Alpine di Bolzano, dell’allora Ten. Col. Vincenzo Porrazzo comandante del Battaglione logistico della Brigata “Taurinense” oggi tenente generale e Capo Dipartimento Trasporti e Materiale dell’Esercito, dell’allora Capitano Ignazio Gamba oggi Generale di Brigata e Comandante della Brigata Alpina “Julia”. Non sarà certo un caso che molti degli ufficiali che presero parte alla Missione Albatros venti anni dopo ricoprono incarichi di primo piano nell’Esercito. Unica nota stonata dell’intera missione fu la perdita di due nostri piloti in forza a reparti dell’Aviazione dell’Esercito, il tenente Fabio Montagna ed il sergente Salvatore Stabili precipitati con il loro veicolo durante un volo di ricognizione.

Dopo 20 anni dal ritiro dell’ultimo alpino, la Repubblica del Mozambico è oggi, una democrazia pluripartitica dall’emanazione della nuova costituzione del 1990 in cui è stato cancellato ogni riferimento al marxismo, che conta una popolazione di circa 18 milioni di abitanti. Suddiviso amministrativamente in 11 province il Mozambico vanta, soprattutto negli ultimi anni, una buona crescita economica trainata da investimenti stranieri e da una crescita dell’imprenditoria locale. Nel 2013 l’export di circa 57 milioni di euro costituito principalmente da meccanica strumentale, prodotti chimici e metallurgia, ha registrato un incremento del + 28,1% rispetto all’anno prima rappresentando un ottimo partner per l’Italia nel continente africano.  Numerose aziende italiane si sono collocate nel paese africano attratte dai suoi punti di forza: posizione geografica strategica, stabilità politica e buone relazioni regionali e internazionali, disponibilità di risorse naturali, economia in rapida crescita e una normativa favorevole all’investimento. Sono presenti in Mozambico numerose aziende italiane attive nei settori trainanti l’economia del paese: idrocarburi, infrastrutture, biocombustibili, agro-industria, turismo, trasporti e servizi in aggiunta a numerose realtà imprenditoriali locali gestiti da nostri connazionali. Con un piano di investimenti di notevole importanza previsto dall’ENI, l’Italia diverrebbe uno dei primi investitori esteri nel Mozambico. Il Paese quindi dopo essere stato messo in moto anche con l’ausilio dei nostri soldati sta conoscendo un periodo di stabilità e crescita. La presenza del contingente di pace insieme alla voglia di cambiamento dimostrata dal popolo mozambicano ha permesso questo sviluppo. Ecco la risposta alla domanda del perché la Missione Albatros fu un successo.

Quella della missione in Mozambico è una chiara lezione di come le nostre Forze Armate possano essere impiegate con intelligenza e utilizzate come strumento per preparare “il letto di semina” per uno sviluppo e crescita economico, politico e sociale della nazione in cui vengono inviate, sviluppo che potrebbe avere un domani ripercussioni anche sull’ economia italiana. Sarebbe bene che le Forze Armate e tutto il comparto Difesa non vengano considerate quindi come una voce del sempre più magro Bilancio dello Stato che deve essere tagliata ogni qualvolta il governo di turno decide di attuare una revisione verso il basso delle spese.

                                                            Emanuele LAINA

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