Gli Indiani inquinano e occultano le prove affondandole in mare.

18 luglio 2012:

Da non credere, eppure è successo. Dopo aver fatto confusione con le armi sequestrate illegalmente al Governo Italiano gli Indiani sono riusciti anche ad affondare il peschereccio Saint Antony. A questo punto la faccenda dovrebbe essere a tutti  chiara anche a chi avesse avuto ancora qualche piccolissimo dubbio.

Gli Indiani stanno deliberatamente occultando modificando a loro favore le prove che avrebbero scagionato in maniera molto semplice e rapida i nostri due Militari.

Il peschereccio Saint Antony ricordiamolo è l’imbarcazione sulla quale si trovavano i due pescatori indiani  rimasti uccisi e che secondo la accusa i colpi sarebbero partiti dalla Enrica Lexie per mano dei nostri Fucilieri di Marina. Ma cosa è accaduto?

Freddy Busco il proprietario del Sant Antony alla fine di aprile ottiene dal governo Italiano 25.000 euro come risarcimento per i danni subiti alla sua imbarcazione, il 10 maggio riesce ad ottenere il dissequestro della imbarcazione dichiarando al Tribunale di Kollam che il peschereccio era la sua unica fonte di sostentamento e  i magistrati dissequestrandogli il natante gli avevano intimato di non manomettere i fori dei proiettili . Peccato che alla stampa dichiarò che nessuno avrebbe volto più imbarcarsi sul Sant Antony perché erano morte due persone.

Ma come? non era il suo unico mezzo di sostentamento? Probabilmente sarebbe stato così se non avesse raggiunto prima un accordo economico con il frettoloso Governo dei Tecnici Italiano.

Resta il fatto che l’inaffidabile e superstizioso Freddy Busco avrebbe cambiato per ben tre volte le versioni dei fatti probabilmente su richiesta della corrotta polizia del Kerala, successivamente avrebbe  tolto dal Sant Antony eliche, motori e attrezzature varie lasciando ormeggiato nel porto solo lo scafo in legno in pessime condizioni. Già a inizio giugno Il Sant Antony  era sott’acqua dalla sala macchine fino al ponte  poi venne portato in salvo da una squadra di 12 portuali il 23 giugno muniti di carrucole e di funi su incarico dello stesso Freddy Busco.

Il mezzo salvataggio dello scafo del Sant Antony ha praticamente compromesso con il suo insolito lavaggio ulteriori e importanti accertamenti.

Secondo il  Luigi Di Stefano, che fu perito di parte nel processo per il Dc 9 dell’Itavia abbattuto nel cielo di Ustica si potevano fare altri prelievi  per verificare la presenza di residui di polvere da sparo con due tipi di tecniche col sistema gas-cromatrografico o con lo spettrometro di massa e che i fori dei proiettili potrebbero essere stati danneggiati dalla salsedine. Insomma questo sconsiderato lavaggio ha quasi certamente tolto ogni traccia.

Anche l’autopsia fatta dal  professor Sasikala come abbiamo detto più volte rilevò che il calibro che uccise i due pescatori erano 7,62, ma poi gli indiani prima decisero di dire che l’arma non era tra quelle sequestrate, poi che l’arma era un beretta ARX-160 ma si accorsero ben presto che l’arma in questione non era in dotazione sulla Enrica Lexie e che viene usata in via sperimentale in Afghanistan  dalle Forze Speciali Italiane quindi anche dal San Marco ma in zona operativa completamente diversa. Alla fine trovandosi tra le armi illegalmente sequestrate i famosi i fucili Beretta 70/90 con calibro 5,56 hanno preferito correggere il calibro e la perizia balistica invalidando la perizia del loro  professor Sasikala e dal quel momento lo stesso non ha potuto rilasciare più nessuna dichiarazione .

Inoltre sembra anche che in una lista di documenti firmata dal «Circle inspector of police» della stazione di polizia costiera di Neendakara si accenna dell’esistenza di un apparato Gps sul peschereccio colpito, cosa molta strana, nessuno ne aveva parlato prima.

Il Sant Antony era dotato di Gps? Allora questa storia si sarebbe dovuta chiudere il 15 Febbraio, da li si sarebbe visto chiaramente che la rotta del peschereccio era molto più a sud e che non ci fù nessun incontro con la Enrica Lexie.

Le domande sono molte e anche lecite, perché dissequestrare il Sant Antony che era una delle prove molto importanti che avrebbero potuto scagionare Massimiliano Latorre e Salavatore Girone? Perché tutte queste imperizie con il Sant Antony che mostrava chiaramente che le raffiche sparate erano arrivate orizzontali e non certo dall’alto come avrebbero dovute essere visto l’altezza della Enrica Lexie? Perché nascondere che il Sant Antony era dotato di Gps? Perché non dissequestrare anche le Armi Italiane visto che sono prove tanto quanto il Sant Antony? 

Il primo ministro dello stato del Kerala  Oommen Chandy aveva commentato durante un consiglio tenutosi a Trivandrum a fine maggio che non ci sarebbe stata nessun cedimento  rispetto alla linea di fermezza  adottata dall’India e che i suoi erano tribunali liberi e corretti.

Si certo, come no, se la correttezza è identica e limpida a tutto quello che abbiamo visto fino adesso, possiamo dire con certezza che lo Stato Federale del Kerala con la sua polizia i suoi periti e i suoi Tribunali non sono ne liberi ne corretti. Inutile volerci far credere che in India non ci sono i pirati e che sono tutti bravi onesti e benestanti  tanto non ci crederebbe nessuno.

 Francesco Marraffa

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