Dopo la polemica, rimane il senso di amarezza!

05 giugno 2012: FONTE- Annamaria Cicchetti-

Roma – A destra il Colosseo, a sinistra l’Altare della Patria e lungo via dei Fori Imperiali ci sono gli operai che smontano i “tubi innocenti” che fino a qualche giorno fa magicamente erano stati issati a tribune. Passato il Santo, passata la Festa, dicevano i nostri nonni.

Un anno in più per la sessantaseienne Repubblica italiana di certo non è un gran peso, è sempre nella fascia degli “anta”, forse però avrebbe avuto il piacere di sentirsi più considerata nella sua interezza, visto che ne ha passate veramente tante. Ma si sa, i figli per una mamma sono pezzi del proprio cuore ed anche se ella viene “derisa” per un “acciacco” in più, non se la prende più di tanto e dona affetto più di prima.

Alla Repubblica italiana, per il suo anniversario, Madre Natura ha sottratto la serenità dei figli dell’Emilia Romagna e parte del Veneto e della Lombardia, lanciandole contro la sua massima potenza, quella del terremoto, lasciando all’umano pensiero l’espandersi della polemica, quella solita polemica cieca che guarda solo da una parte.

Magari se nel corso dei tempi questo umano pensiero si fosse attivato in modo costruttivo, al 2 Giugno scorso, Madre Natura avrebbe donato un regalo diverso, meno doloroso, pronto all’ evenienza. Madre Natura, però, quando decide di “punire”, lascia il segno e questa volta ha deciso di lasciarlo bello forte, non solo nella materialità delle opere umane, come accade di consueto, ma nell’ animo, in modo sottile, che i soliti sordi non hanno sentito.

Ed al regalo inatteso, anche la decisione di ricordare l’anniversario con un’incognita trepidante: Parata si, Parata no! Sul filo del rasoio, il Colle, detentore dell’evento ha decretato, con “sobrietà” ma si farà. Il terremoto è occorso il 20 e le prove sono iniziate il 21 maggio, bastava essere lungimiranti prima di mettere in moto la macchina della professionalità. Ma alle disavventure della vita bisogna sempre rispondere con positività, fiducia, sicurezza, bisogna esorcizzare la paura.

Ben venga, allora il pressante impegno, che per qualcuno è costato anche un posto all’ospedale militare del Celio: il soldato quando promette l’intervento è fedele al suo “Giuro” e non si tira indietro a costo della vita.

Cerimonia sobria, dunque, concetto questo rimbalzato sulle cronache nazionali che ha riempito la bocca di tanti, forse di troppi e che nella sua pratica ha lasciato molto amaro in bocca: sia per chi la doveva preparare, sia per chi l’ha vista in TV: diversa è l’emozione in prima persona.

Amarezza non per la scelta del ridimensionamento, quanto per il modo di rappresentarla: Frecce tricolori no a Roma, ma si ad Ostia e poi quel suono tanto caro alla Repubblica italiana, interdetto per 100 metri.

La responsabilità di talune o altre scelte?

Si è gridato in coro… lo vuole il Quirinale: Comandi Signor Presidente, capo supremo delle Forze Armate e così le bande e le fanfare dopo un primo accenno della propria marcia d’ordinanza si sono riunite in un assolo di percussioni. Solo al canto della Sassari il privilegio di continuare… E i bersaglieri siam curiosi, cosa faranno, si è commentato sulla Tribuna Stampa. In barba alle polemiche anche loro hanno rispettato il comando, ed eccoli passare silenziosi sotto la tribuna presidenziale, ad accompagnarli il sordo rumore degli scarponi lanciati alla corsa. E le altre? Lo speaker citandole tutte, dall’Arma dei Carabinieri, alla Finanza, dai Granatieri di Sardegna agli Alpini della Taurinense, senza risparmiare l’Aeronautica e la Marina, e con la Banda della Polizia Penitenziaria, ad aprire il settore delle Forze dell’ordine,  ne ha citato anche i numeri: all’occorrenza 102, a volte 95 ed anche 50: solo la Banda dell’Esercito, statica sotto il grande gazebo, si è “allargata” a 115.

Sì, anche loro hanno presenziato in forma “sobria”, talune hanno delegato lo sfilamento sonoro alla grancassa, altre agli imperiali e tutti rigorosamente a piedi, persino i Corazzieri, per la resa degli onori, con le belle armature luccicanti all’incrocio con i raggi del sole, composti hanno donato all’occhio e all’orecchio umano uno spettacolo d’altri tempi.

Qualche rullante però ha voluto sottolineare lo sfilamento nella formalità più adeguata, come comanda la tradizione, con le corde allentate. Il suono “scordato” è la dimostrazione del sentimento di tristezza, di lutto, di dispiacere, che di certo si è diramato anche dopo lo sfilamento: mai è stata così silenziosa via dei Fori imperiali. In altre occasioni sarebbe intervenuta la tromba con Il Silenzio.

Nelle Forze Armate i sentimenti sono vivi e si dimostrano, si comunicano, si divulgano, peccato che in tanti non li sanno ascoltare o non vogliono, dipende da dove si guarda il rovescio della medaglia. Guardiamo spesso all’estero ma non ci siamo mai accorti che i nostri vicini, anche quelli più lontani, della Musica Militare ne fanno un punto di forza, anche quanto la Nazione subisce delle perdite in termini di vite umane.

Valeva la pena provare a scartabellare negli archivi storici musicali e trovare, chissà, una marcia adatta all’occorrenza, ma la domanda nasce spontanea.. esisterà? Eppure al pianto del figlio la mamma più amorevole risponde con un canto.

Cara Repubblica italiana più ti fai vecchia e più perdi la memoria storica.

Annamaria Cicchetti

 

 

 

 

 

 

 

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