29 Settembre 2020: FONTE – Stato Maggiore Difesa –
Una task force di militari italiani della Missione in Libano è dispiegata nell’area portuale di Beirut, a supporto delle LAF che conducono le operazioni nell’area dell’esplosione del 4 agosto scorso.
Una task force di militari e civili di UNIFIL, tra i quali i “Caschi Blu” del contingente italiano in Libano, è al lavoro da domenica scorsa nel porto di Beirut, con il compito di supportare le Forze Armate Libanesi (LAF) nelle operazioni di pulizia e di rimozione delle macerie accumulatesi nell’area e in altre zone della capitale investite dall’esplosione del 4 agosto. Le operazioni, richieste delle autorità libanesi, dureranno tre settimane e serviranno alla riapertura del porto ed alla riattivazione dei servizi pubblici.
Gli assetti specialistici di UNIFIL effettueranno anche interventi in strade cittadine di particolare interesse e in alcune aree residenziali del centro di Beirut danneggiate dall’esplosione.
La Task Force, inizialmente a guida francese, passerà poi nella fase operativa sotto il comando del Tenente Colonnello dell’Esercito Italiano Andrea Cubeddu, comandante dell’HQ support unit, l’unità di supporto alle attività operative del Settore Ovest di UNIFIL. Tale Task Force è articolata su un posto comando, due compagnie del genio (una cinese e una francese rinforzata da un assetto cambogiano) e tre team italiani, di cui uno specializzato CBRN (Chimico, Biologico, Radiologico e Nucleare) in grado di effettuare attività di rilevazione, identificazione, campionamento e decontaminazione delle aree di intervento, uno IEDD (Improvised Explosive Device Disposal) per l’eventuale disinnesco di ordigni esplosivi, ed uno sanitario. Il supporto logistico dell’operazione è affidato a un’unità austriaca, a cui si aggiungono elementi della polizia militare tanzaniana, unità di force protection cingalesi e indonesiane, ed assetti sanitari spagnoli.
La decisione è stata presa in coordinamento con il Comando Operativo di vertice Interforze(COI), come accaduto negli istanti successivi all’esplosione, quando un convoglio del contingente italiano di UNIFIL, su ordine del Generale di Brigata Andrea Di Stasio, è entrato nella capitale libanese e nel porto per sgomberare via terra i feriti ed estrarre il personale nazionale e delle Nazioni Unite.
Con riferimento alle operazioni in atto, permesse dalla Risoluzione 2539del 28 agosto 2020 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che autorizza Unifil “ad adottare misure temporanee e speciali per supportare il Libano e la sua popolazione a seguito dell’esplosione occorsa il 4 agosto al porto di Beirut”, il Capo Missione e Comandante delle forze Onu in Libano, Generale di Divisione Stefano Del Col, ha affermato che “è un momento straordinario per Unifil, poiché ci consente di offrire un sostegno tangibile alla popolazione che versa in condizioni di bisogno. E’ importante che una missione come la nostra, con oltre 10.000 Caschi Blu sul terreno, possa aiutare questo Paese che ci ospita da più di 42 anni”.
Operazione “LEONTE”
A partire dal 16 agosto 2006, in accordo alla Risoluzione 1701 (2006), le IDF hanno iniziato il ritiro dal sud del Libano verso la Blue Line; tale ritiro, verificato da UNIFIL, è coinciso con il parallelo dispiegamento, deciso dal Governo libanese il 7 agosto 2006, di quattro Brigate delle Lebanese Army Forces (LAF) a sud del fiume Litani, iniziando a prendere il controllo delle aree precedentemente occupate dalle IDF. In tale contesto le unità di UNIFIL, su richiesta del Governo libanese, hanno agito come “forze cuscinetto” tra le IDF e le LAF.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel richiedere la cessazione delle ostilità fra Hezbollah e lo Stato di Israele e sollecitare l’intervento delle Nazioni per assumere una vasta gamma di responsabilità di carattere politico, umanitario e militare, ha previsto il potenziamento del contingente militare di UNIFIL (che a quel momento contava circa 2.000 u.) fino ad un massimo di 15.000 uomini, da schierare in Libano in fasi successive, espandendo l’area di operazioni a tutto il territorio libanese a sud del fiume Litani.
Il 29 agosto 2006, al termine delle operazioni di imbarco dei materiali e degli assetti del Reggimento “San Marco”, del Reggimento lagunari “Serenissima”, unità di supporto (NBC, EOD, genio) dell’Esercito e del plotone di Polizia Militare dei Carabinieri, partiva dall’Italia il Gruppo Anfibio interforze (JATF-L).
Il 18 settembre 2006 veniva completato il trasferimento degli assetti della JLF-L e del Comando della stessa nella Base di Tibnin (futura sede del Comando del Settore Ovest).
Il 1° novembre 2006 il Comandante della Joint Landing Force – Lebanon assumeva la responsabilità del Settore Ovest dell’AoR (Area of Responsibility) di UNIFIL e, contestualmente, della Brigata Ovest della forza ONU, composta da due battaglioni italiani, un battaglione francese ed un battaglione ghanese.
La JLF-L, composta da circa 1.000 militari al comando del Contrammiraglio Claudio Confessore fino al suo rientro l’8 novembre 2006, vide la partecipazione di personale appartenente al Reggimento “San Marco” della Marina Militare, al Reggimento lagunari “Serenissima” ed unità di supporto (NBC, EOD, genio) dell’Esercito, del plotone di Polizia Militare dei Carabinieri.
La Joint Task Force italiana in Libano
La JTF-L SW, attualmente su base base Brigata “Sassari”, è al comando del Generale di Brigata Andrea Di Stasio. Del contingente fanno parte oltre 1.000 militari italiani, tra i quali circa 450 “sassarini”, che operano insieme peacekeeper provenienti da 16 nazioni (Italia compresa): Armenia, Bielorussia, Brunei Darussalam, Corea del Sud, Ghana, Irlanda, Kazakistan, Macedonia del Nord, Malesia, Malta, Polonia, Serbia, Slovenia, Tanzania e Ungheria.
TESTO E FOTOGRAFIA DI PROPRIETÀ – STATO MAGGIORE DIFESA –