26 Aprile 1941, Operazione Malta 2

26 Luglio 2020: FONTE -Stellad’Italia News-

Ricorre oggi l’anniversario del tentativo di forzamento della munitissima base inglese di Malta, spina nel fianco per i nostri convogli diretti in Africa Settentrionale, una pagina di eroismo dove gli operatori dei mazzi d’assalto della Marina Militare, pur nell’insuccesso, scrissero pagine di gloria dimostrando la mondo la tempra dei Marinai d’Italia.

Il 26 luglio del 1941 segnò un giorno nero per la Decima. La missione Malta 2 era, fin dal principio, eccessivamente temeraria. Partendo dalla Nave Appoggio Diana, comandata dal Capitano di Corvetta Mario di Muro, scortata dal Mas 451 del Sottotenente di Vascello Giorgio Sciolette e dal MAS 452 del Tenente di Vascello Giobatta Parodi che aveva a bordo il Capitano di Fregata Moccagatta e il Capitano Medico Bruno Falcomatà. Con loro c’era anche un mts, Motoscafo Turismo Silurante, con a bordo il Capitano di Corvetta Giorgio Giobbe e il Secondo Capo Motorista Luigi Costantini, e un mtl, Motoscafo Turismo Lento, una unità attrezzata per il trasporto, messa in mare e eventuale recupero di due SLC (Siluri a Lenta Corsa), con il Secondo Capo Tindaro Paratore e il Secondo Capo Cannoniere Leonildo Zocchi. La Flottiglia trasportava due SLC con le coppie: Maggiore Genio Navale Teseo Tesei e Secondo Capo Palombaro Alcide Pedretti, Tenente di Vascello Franco Costa e Sergente Palombaro Luigi Barla. Oltre a loro c’era una flottiglia di nove MTM (Motoscafi Turismo Modificati) condotti da: Sottotenente di Vascello Carlo Bosio, Sottotenente di Vascello Roberto Frassetto, Sottotenente Armi Navali Aristide Carabelli, Capo Fiorenzo Capriotti, Secondi Capi Alessandro Follieri, Enrico Pedrini e Vincenzo Montanari, Nocchiero di Terza Classe Pietro Zaniboni, Sergente Vittorio Marchisio.

Gli MTN avrebbero atteso che un SLC facesse saltare le ostruzioni portuali poste sotto il Forte di Sant’Elmo per poi irrompere nella baia di La Valletta e attaccarvi il naviglio alla fonda mentre un altro SLC avrebbe attaccato i sommergibili inglesi fermi nella baia.

Il SLC di Costa, a circa cinque chilometri dal forte di Sant’Elmo, andò in avaria e venne affondato, Teseo Tesei, sul SLC destinato a far saltare le ostruzioni, arrivato con forte ritardo per via di numerose avarie ai mezzi d’assalto, con Malta già in allarme perché la flottiglia d’assalto era stata già rilevata dai radar, in mezzo al fuoco nemico si avvicinò all’ostruzione del Forte di Sant’Elmo con il suo secondo operatore, il Secondo Capo Palombaro Alcide Pedretti e la motivazione della Medaglia d’Oro dice che regolò a zero la spoletta della carica che esplose all’istante.

Medaglia d’Oro Teseo Tesei: “Ufficiale superiore del Genio Navale, in lunghi anni di 
tenace, intelligente, appassionato lavoro riusciva, superando difficoltà di ogni genere, a realizzare, in cooperazione con 
altri pochi valorosi tecnici, e successivamente a perfezionare il mezzo d’assalto subacqueo della Regia Marina. Non pago del decisivo contributo portato dalla Sua brillante intelligenza e dalla Sua profonda cultura, volle personalmente provare, collaudare ed impiegare in guerra l’arma insidiosissima. Nonostante fosse minorato nel fisico per questa attività, inflessibilmente volle partecipare al forzamento di una delle più potenti basi navali dell’avversario, conducendo lo strumento da lui ideato. Verificatosi nel corso dell’azione un ritardo dovuto ad imprevisti incidenti tecnici, che avrebbero potuto comprometterne l’esito, allo scopo di guadagnare tempo perduto e di portare a termine ad ogni costo il suo compito,decideva di rinunciare ad allontanarsi dall’arma prima che esplodesse contro l’obbiettivo. Col sacrificio della vita assurgeva, unitamente al suo secondo uomo rimasto a lui fedele fino alla morte, alla gloria purissima del cosciente olocausto. Esempio di elette virtù militari e di sublime dedizione alla Patria oltre il dovere.
Acque di Malta, alba del 26 luglio 1941

Medaglia d’Oro Alcide Pedretti:“Volontario dei mezzi d’assalto della Regia Marina partecipava ad ardita operazione di forzamento di una delle più potenti e meglio difese Basi Navali dell’avversario. Verificatosi nel corso dell’azione un ritardo dovuto ad imprevisti incidenti tecnici, che avrebbero potuto compromettere l’esito, fedele fino alla morte al suo Ufficiale rinunciava ad allontanarsi dalla propria arma prima che esplodesse contro l’obiettivo. Col sacrificio della vita assurgeva alla gloria purissima del cosciente olocausto. Sublime esempio di coraggio, spirito di abnegazione e dedizione alla Patria oltre il dovere.”
— Acque di Malta, alba del 26 luglio 1941.

Anche il Sottotenente di Vascello Aristide Carabelli si lanciò sulle ostruzioni per cercare di aprire un varco con il suo MTM rimanendo ucciso. Le esplosioni, anziché liberare un passaggio lo ostruirono completamente a seguito del crollo del un ponte girevole che sovrastava lo sbarramento.

Altri incursori sugli MTM si lanciarono verso le ostruzioni solo per essere falciati dal tiro delle mitragliatrici e dei cannoni posti a difesa della baia e, alle primissime luci dell’alba, la difesa aerea di Malta fece decollare trenta aerei da caccia Hurricane che attaccarono la nave appoggio e i MAS dove rimasero uccisi Moccagatta, Giobbe e il Capitano Medico Bruno Falcomatà che, dopo essere stato già decorato nel 1941 di una Medaglia d’Argento al Valor Militare e di due di Bronzo ebbe per quell’ultima azione la Medaglia d’Oro al Valor Militare: «Ufficiale medico di eminenti qualità, univa all’eccellenza della mente dedita con successo alle indagini scientifiche, fermezza di carattere, generosità di intenti, spirito di sacrificio illimitato e dedizione incondizionata alla Patria. Capo Servizio Sanitario dei mezzi d’assalto della Regia Marina, recava senza riposo e col suo stesso cimento fisico, prezioso contributo scientifico alla difficile pericolosa e lunga preparazione del personale. Nel tentativo di forzamento di una delle più potenti e meglio difese basi navali avversarie chiese, e seppe ottenere al di là del proprio dovere, di seguire gli uomini ed assisterli fino al momento del lancio avvenuto a pochi metri dalle ostruzioni della piazzaforte. Percepita la disperata ed incerta lotta affrontata dagli operatori, assieme agli altri ufficiali, non volle abbandonare i propri uomini, attendendo sul punto di lancio molte ore oltre il tempo stabilito. Nel tentativo di disimpegno, l’unità fu attaccata a fondo da numerosi aerei; raggiunto al termine di disperata schermaglia da raffiche di armi automatiche, cadde a fianco degli altri compagni d’arme al posto che aveva tenuto oltre il dovere». Acque di Malta, alba del 26 luglio 1941.

Intervennero anche dieci caccia italiani Macchi M.C.200 decollati dalle basi siciliane ma, alla fine, il bilancio fu quello di una sonora sconfitta: quindici morti, diciotto prigionieri, due SLC e nove MTM persi. Insieme a Tesei e Pedretti anche Carabelli ebbe la Medaglia d’Oro al Valor Militare con questa motivazione: «Volontario nei mezzi d’assalto della R. Marina, nel tentativo di forzamento di una delle più potenti e meglio difese basi navali avversarie, accertata la difficoltà di aprire altri varchi, si lanciava deliberatamente con il proprio mezzo carico di esplosivo contro le ostruzioni del porto per aprire breccia all’irruzione dei compagni d’arme. Fatto esca del suo stesso corpo scompariva nell’esplosione che apriva ai sopravvissuti la via del successo. Non disperato gesto di combattente esaltato ma cosciente stoica decisione oltre ogni dovere, perché dal sacrificio del singolo scaturisse il successo collettivo. Olocausto purissimo che poteva restare ignorato, offerto alla Patria per la sua grandezza e per la continuità delle gloriose tradizioni delle Regia Marina». Acque di Malta, alba del 26 luglio 1941.

Nuove ipotesi sulle morti di Tesei e Pedretti

Nel marzo del 1966 fu rinvenuto, sotto il Forte di Sant’Elmo, un SLC praticamente intatto e, dopo essere stato rimorchiato al largo, venne fatto saltare. In un primo momento si pensò a quello di Costa che aveva autoaffondato il suo mezzo dopo una avaria ma l’autoaffondamento del SLC di Costa era avvenuto a circa cinque chilometri a nord ovest da quel punto e, inoltre, il Maiale (SLC) di Costa era stato recuperato, a pezzi, dagli inglesi poco dopo la tragica notte di Malta.

Un servente di cannone da 57 mm. maltese aveva dichiarativo di aver fatto fuoco contro un piccolo obiettivo che, dopo essere stato colpito, era esploso in un orario compatibile con quello dell’avvicinarsi di Tesei alla barriera sotto il forte di Sant’Elmo.

Indubbiamente il mezzo d’assalto trovato nel 1966 non poteva che essere quello di Tesei e l’averlo ritrovato ancora con la carica inesplosa smentirebbe l’idea che Tesei stesso lo avesse spolettato a zero con l’intenzione di immolarsi per aprire un varco ai Barchini esplosivi.

È probabile che l’esplosione in acqua di un proiettile di artiglieria, fosse quello del servente autore del rapporto o di un altro, in quel momento tutte le batterie disponibili stavano sparando a casaccio, abbia sbalzato i due operatori dal mezzo e che li abbia uccisi. Fu infatti ritrovata il giorno dopo una maschera del tipo usato dalla Decima con ancora dei brandelli di carne e di capelli attaccati. Questa ipotesi, piuttosto fondata, se fosse vera non smentirebbe in nessun modo l’abnegazione e il coraggio di Tesei e di Petretti e non sarebbe in contrasto con l’attribuzione della loro M.O.V.M.

Andrea Marrone

 

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