TORINO. PRESA DI COSCIENZA DELLA REALTÀ?

12 Novembre 2018: FONTE -Unione Stella d’Italia-

Torino, piazza Castello. Manifestazione organizzata da 6 tenaci imprenditrici che non ci stanno a vedere spegnere la città da cui è nata l’Unità d’Italia nonché prima capitale del Regno.
Città governata abbastanza male negli ultimi 20 anni (almeno) dagli eredi del comunismo in tutte le sue versioni (PDS, DS, PD, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, etc), si sta avviando verso il baratro con l’arrivo in maggioranza nel consiglio comunale della compagine politica concepita e creta dalla tastiera di un computer.
Nessuna bandiera di partito era presente, età media dei partecipanti a mia stima sui 50 anni, il che evidenzia la presenza dei torinesi che lavorano, che producono, che hanno idee attuabili e progetti da realizzare. Pochi studenti ideologizzati e pochi pensionati sindacalizzati. La piazza era sostenuta dagli ordini professionali, unione industriale, camera di commercio e alcuni sindacati, da quei torinesi che non godono di contributi e sovvenzioni ma che per campare devono lavorare e che con la loro partecipazione alla manifestazione hanno chiesto di poter continuare a fare.

La manifestazione è nata come sostegno a favore della TAV (treno ad alta velocità) ma l’oggetto della protesta era la politica dell’attuale Giunta grillina che sta bloccando l’economia, i progetti e gli eventi culturali della Città.
Un breve approfondimento sulla TAV. L’opera non è una semplice tratta ferroviaria che unisce due città “Torino –Lione” ma è una parte di un progetto ben più ampio di reti ferroviarie trans-europee costituite dall’insieme delle grandi direttrici che attraversano le singole nazioni. Il progetto è a sua volta inserito in un sistema di corridoi che comprendono strade, ferrovie e vie navigabili concepiti per garantire la libera circolazione delle merci e delle persone e rafforzare la crescita, l’occupazione e la competitività dell’Unione Europea.

Il progetto TAV non è quindi di pertinenza di pochi cittadini piemontesi ma coinvolge tutta l’Italia. Alla notizia dell’ideazione di questo corridoio, in Val di Susa nasce il movimento formato da una piccola minoranza di montanari ideologizzati cresciuti con i racconti della Resistenza dei loro nonni che risponde al solito stantio copione rivoluzionario di stampo bolscevico che motivano la loro contrarietà all’opera con strampalati ragioni ecologiste. La protesta piace ai partiti di sinistra che ne sposano l’ideologia perché sempre in cerca di rivoluzioni: soffiando sul fuoco del malcontento fanno conoscere il movimento NO TAV al resto della nazione e i pochi montanari vengono sostenuti da simpatizzanti del mondo antagonista (antagonista a tutto ciò a cui si può essere antagonista!) provenienti da tutta Italia e Europa.

Con il passare del tempo e l’inizio dei lavori per la realizzazione dell’opera i “rivoluzionari della domenica” inaspriscono la protesta sempre sostenuta dai partiti di sinistra, sempre presenti in maggioranza nei consigli comunali torinesi a guida PD con Chiamparino prima e Fassino dopo. Molti consiglieri comunali in settimana sostenevano la costruzione dell’opera e la domenica travestiti da rivoluzionari andavano in Val Susa a sostenere le ragioni dal NO. Nel 2016 però a Torino succede una cosa inaspettata: i “paladini dell’onestà” raggiungono la maggioranza in consiglio comunale , il PD e i suoi derivati vanno all’opposizione e i torinesi progressisti per tradizione con il passare del tempo fanno un’amara scoperta: i grillini sono più a sinistra di quelli di sinistra! E questo ha spiazzato il torinese medio progressista che dopo il NO all’opera ferroviaria votato in consiglio comunale si è accorto che a tollerare e sostenere i cretini si finisce per farsi male, anche perché il NO alla TAV e stato preceduto dal NO alle Olimpiadi e a vari NO (o comunque ridimensionamenti) a numerosi eventi culturali. A questo punto la borghesia sabauda si è mobilitata per contrastare la tendenza alla distruzione di quanto di buono la città ha fatto e sta facendo.

Sabato forse c’è stata una presa di coscienza da parte dei cittadini che ho visto ben determinati nel chiedere opere e progetti che portano allo sviluppo e no all’elemosina e alle idee strampalate che portano decrescita, che non è mai felice.
Torino ha comunque dimostrato un alto senso civico, quel senso civico tutto sabaudo patrimonio di tutti i torinesi, anche di importazione, che come un anticorpo agisce per non far scendere il livello di decadimento sotto una certa soglia, come purtroppo è successo ad altre città d’Italia.

Emanuele LAINA

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