Periferie senza confini

29 Ottobre 2018: FONTE -Unione Stella d’Italia-

Improvvisamente sembra che la ineffabile macchina della disinformazione delle televisioni italiane si sia accorta che esistono zone franche dove vige la illegalità totale e che queste zone franche non sono situate solo nelle vituperate, a torto nella maggior parte dei casi, ma anche nei centri delle città, perfino nel centro della Capitale d’Italia. Questa falsamente ingenua meraviglia dimostra la totale falsità e ipocrisia di un sistema di informazione deteriore, asservito a ideologie, prezzolato e, al contrario di quello che dovrebbe essere, propagatore di incultura e banalità. Supporre che il sistema sia congegnato per divulgare il pensiero unico, per ridurre le capacità intellettive e di scelta delle persone, per creare gabbie ideologiche e di pensiero non pare essere una supposizione fantasiosa visto quello che ci tocca vedere e sentire.

Ora, in tutto questo falso sdegno, in tutto questo falso dolore, in tutta questa falsa indignazione gridata in televisione da personaggi che vanno dal prete salottiero all’ex drogato che viene spacciato per opinionista, nessuno si azzarda a cercare delle responsabilità.

Eppure ci sono responsabilità per il degrado delle città.

Vediamone qualcuna: Occupazioni abusive di stabili da parte dei cosiddetti “centri sociali”, presenza sul territorio di migliaia di irregolari privi di domicilio e documenti, liberalizzazione di fatto dei piccoli crimini come scippi e furti e, soprattutto, libertà di spaccio per gli immigrati clandestini.

La droga uccide in silenzio e lentamente e quindi viene sottovalutata ma poi, un giorno tragico, una ragazzina di sedici anni viene massacrata e stuprata a morte su un letto di immondizia e allora si scopre che esiste un problema, si grida per tre o quattro giorni e poi, visto che non si danno colpe a chi ha permesso questo degrado e non si danno soluzioni per ripulire le zone franche della malavita, si passerà a parlare d’altro.

Ma io vorrei chiedere, con forza, dove guardavano i precedenti Ministri degli Interni mentre un esercito di zombie drogati si impossessava di fabbriche dismesse, di magazzini, di caseggiati interi? Dove erano mentre questi luoghi di degrado morale e materiale si aggregavano, crescevano, venivano frequentati in pieno giorno da drogati e spacciatori? perché tutto questo sfacelo è stato tollerato? Forse in onore di un falso spirito di tolleranza? Forse in onore di un falso spirito d’accoglienza? Forse perché i fautori del libero spaccio e delle liberalizzazione delle droghe vanno accontentati anche loro?

Il decoro urbano e la sicurezza non dovrebbero essere istanze di destra o di sinistra, dovrebbero rappresentare l’assoluto minimo che uno Stato è tenuto a fornire come servizio ai suoi cittadini ma ragioni ideologiche hanno fatto sì che la sinistra di lotta e di potere abbia tollerato e guardato benignamente ai “centri sociali”, vero nucleo del degrado, avamposti di quello che ora improvvisamente scopriamo e scopriamo solo perché c’è scappato un altro morto e vorrei ricordare che la povera ragazza di Roma, che pure avrebbe diritto “parce sepulto” all’oblio, non è stata la sola a essere massacrata da bande di spacciatori clandestini.

E anche questo è l’ennesimo tassello del crollo di un certo tipo di sinistra, quella che non ha nulla a che fare con i grandi e giusti movimenti operai, con le grandi battaglie sociali ma che è figlia di un sessantotto perbenista, ipocrita, borghese, stucchevole nel suo tentativo ridicolo di ammettere tutto, rispettare tutto, amare tutto, perfino il tuo carnefice.

Ora il vento è cambiato, il velo di maya è caduto, ovvero la constatazione che il re è nudo è sotto gli occhi di tutto e dall’Europa al Brasile si torna a parlare di decenza, di sicurezza, di ricostruzione della società disgregata e abbandonata a sé stessa. Tornare a mettere al centro la democrazia che comporta che sia il popolo, e non le banche o la finanza internazionale a decidere per sé stesso, a mettere al centro il lavoro come strumento di dignità e benessere, mettere al centro la legalità non intesa come repressione ma come una cultura che deve permeare tutta la società civile. Questo è quello che bisogna fare, è questa la sfida che va necessariamente affrontata.

Andrea Marrone

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