MARINA MILITARE: I PALOMBARI A SUPPORTO DELLA RICERCA ARCHEOLOGICA SUBACQUEA AL LARGO DI CAPO NOLI (SV)

12 Luglio 2018: FONTE – Marina Militare Comando Marittimo Sud –

Le attività, condotte sotto la direzione scientifica della Soprintendenza della Liguria, confermano la particolare vocazione duale e complementare delle capacità operative della Forza Armata

Dal 15 al 25 luglio, i Palombari del Gruppo Operativo Subacquei (G.O.S.) della Marina Militare, con il supporto di Nave Anteo, effettueranno immersioni sul sito di Capo Noli (SV), durante le quali verranno svolte attività di ricerca archeologica subacquea, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria, rivolte allo studio del sito archeologico della zona e alla valorizzazione della Città di Finale Ligure e del Finalese, territorio su cui si sono concentrate le prime operazioni militari del decennio delle guerre napoleoniche.

Un team costituito da tre Palombari iperbarici della Marina condurrà infatti le operazioni con la “tecnica della saturazione” ed effettuerà uno scavo alla profondità di circa 65 metri per acquisire nuove informazioni e reperti dal relitto di una scialuppa armata francese, affondata nell’ambito della “battaglia di Capo Noli” nel 1795, detta anche “battaglia di Genova”.

Questo episodio storico è di fatto ritenuto la prima vera e determinante battaglia navale nel Mediterraneo tra la flotta Anglo-Napoletana e quella della Francia rivoluzionaria – le più potenti dell’epoca – che videro tra i protagonisti alcuni degli  importanti protagonisti della storia navale di tutti i tempi come il futuro ammiraglio Francesco Caracciolo, al comando della nave di linea da 74 cannoni Tancredi e responsabile del contingente partenopeo, e Orazio Nelson, che a bordo del suo Agamemnon, proprio a Capo Noli segnò la  sua prima importante personale vittoria guadagnandosi la promozione al comando di squadra.

Dopo una missione esplorativa condotta nel luglio 2016, la Marina Militare con questa particolare operazione intende approfondire le attività di ricerca, continuando la collaborazione al programma di studi che la Soprintendenza della Liguria sta conducendo in zona insieme al Comune di Finale Ligure e ad un equipe di specialisti nel più ampio spirito duale e complementare con cui la Forza Armata rende disponibili i propri mezzi, le proprie capacità e l’expertise a favore della collettività e delle istituzioni.

L’immersione in saturazione, che viene svolta per consentire al personale del Comando Subacquei e Incursori (COMSUBIN) di mantenere un elevato livello addestrativo in questa particolare tecnica, rappresenta una complessa  operazione subacquea che solo la Marina Militare è in grado di condurre in tutto il Mediterraneo ed è riconosciuta in ambito mondiale come la massima espressione del professionismo subacqueo.

Per effettuare l’intervento i Palombari del Gruppo Operativo Subacquei soggiorneranno per una durata totale di 10 giorni in un ambiente iperbarico, vivendo in un volume di soli 18 metri cubi nel quale verrà realizzato e mantenuto un microclima artificiale costituito da una miscela ternaria di elio, ossigeno ed azoto.  Per effettuare le attività archeologiche sul relitto verrà impiegata la camera di decompressione subacquea, nota come SDC (Submersible Decompression Chamber), collegata agli ambienti iperbarici di Nave Anteo.

Il 19 luglio alle 12.15 presso il Comune di Finale Ligure, verrà svolta una conferenza stampa per illustrare i primi risultati delle operazioni, alla presenza del Sindaco, dott. Ugo Frascherelli, del comandante del COMSUBIN, ammiraglio di divisione Paolo Pezzutti e del direttore della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria, dott. Simon Luca Trigona.

APPROFONDIMENTI

Nave Anteo, consegnata alla Marina Militare il 31 luglio 1980, è la terza Unità che porta il nome di un’invincibile gigante della mitologia greca, figlio di Nettuno e della Terra. L’Anteo, posto alle dipendenze del Gruppo Navale Speciale di Comsubin, è dotata di sofisticati equipaggiamenti e specifiche apparecchiature che consentono di svolgere lavorazioni subacquee di ogni genere, anche a notevoli profondità, nonché il soccorso e salvataggio a favore degli equipaggi dei sommergibili in avaria. Tale Unità allarga notevolmente lo spettro di impiego dei Palombari della Marina permettendo loro di raggiungere, grazie all’utilizzo delle tecniche di immersione in intervento ed in saturazione, profondità operative superiori ai 250 metri, o di operare con apparecchiature e mezzi tecnologicamente avanzatissimi, quali il minisommergibile SRV-300 (Submarine Rescue Vehicle) e lo scafandro rigido articolato ADS (Atmospheric Diving System), una sofisticata armatura antropomorfa che permette all’operatore al suo interno di muoversi sott’acqua e lavorare fino a 300 mt di profondità.

Gruppo Operativo Subacquei. Tutte le attività condotte negli ultimi anni dalla Marina Militare confermano il valore inestimabile della componente subacquea di Comsubin, vero ed indiscusso centro di eccellenza per lo studio, la ricerca, la formazione e lo sviluppo delle capacità operative nel settore dell’immersione subacquea a quote più o meno profonde.

Con la tecnica delle immersioni in saturazione la Marina Militare può raggiungere la profondità di 250 metri, con escursioni fino a 300 metri, ma soprattutto può effettuare lavorazioni che richiedano tempi prolungati di esecuzione. Si citano solo alcune tra le molteplici attività condotte di recente a favore della collettività ed al servizio del Paese, dai Palombari della Marina e da nave Anteo:

– neutralizzazione di oltre 22.000 durante il 2017 e ben oltre 10.000 nel primo semestre del 2018 ordigni pericolosi esplosivi, residuati bellici, rinvenuti nei mari, laghi e fiumi italiani;

– ricerca dei dispersi sul relitto del peschereccio Rosinella a oltre 60 metri di profondità a largo di Gaeta;

– ispezione al relitto del sommergibile Millo, affondato il 14 marzo del 1942, e giacente a 72 metri di profondità al largo delle coste calabre;

– chiusura degli accessi al relitto del “Laura C” al largo delle coste calabre;

– numerosi interventi a favore del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBACT) e del Ministero dello Sviluppo Economico per la sorveglianza e la tutela del patrimonio culturale sommerso e il controllo antinquinamento delle condotte sottomarine e delle piattaforme petrolifere.

– recupero del relitto di un peschereccio a oltre 370 metri di profondità affondato al largo della Libia nell’aprile del 2015;

– l’individuazione ed il recupero della scatola nera dell’Eurofighter Typhoon dell’Aeronautica Militare, impattato di fronte a Terracina nel 2017;

– la riattivazione della banchina principale del porto Nuovo di Pantelleria, conclusasi a maggio 2018.

La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria è rimasta una delle poche strutture del Ministero dei Beni Culturali che conserva al suo interno un Servizio tecnico per l’Archeologia subacquea; diretto a partire dal 2014 dal dott. Simon Luca Trigona, si occupa della tutela, della ricerca e della valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo della Liguria. Il Servizio, date le particolari caratteristiche dei fondali liguri, è in grado di operare fino alla batimetria di -68 m ed è attualmente impegnato, oltre che nelle ricerche sul sito di Capo Noli, in numerosi progetti di ricerca, apertura alle visite e musealizzazione dei relitti e dei Musei Navali di Albenga, Imperia, Porto Fino e Lerici.

Le attività di ricerca della Soprintendenza sul sito della lancia armata di Capo Noli si sono avvalse della collaborazione degli specialisti storici e archivisti della Associazione 1795, soprattutto nella persona del sig. Sandro Garulla, e dei subacquei tecnici della GUE Italia, autori della scoperta e dei primi rilevamenti, che continueranno anche durante questa campagna a fornire il loro prezioso contributo.

(http://soprintendenza.liguria.beniculturali.it/?page_id=1100).

Il relitto di Capo Noli. Il deposito archeologico, per quanto è attualmente visibile sul fondale, presenta un’estensione lineare di ca. 7 m ed è formato due nuclei principali allineati lungo un asse E-O: ad E troviamo un piccolo cannone francese in bronzo da 1 libbra, mentre a O un fascio di almeno 5 moschetti modello 1786 e una spingarda, la cui canna risulta esplosa probabilmente a causa del ripetuto utilizzo, a cui si aggiungono un grande incensiere in rame e resti lignei molto deteriorati pertinenti ad elementi strutturali dell’imbarcazione. Queste informazioni, e in particolare i dati dimensionali in associazione alla posizione e caratteristiche dei materiali, lasciano supporre che il relitto possa essere identificato con una scialuppa armata, piccola imbarcazione delle dimensioni di ca. 11 m in dotazione dei grandi vascelli di linea dell’epoca.

La battaglia di Capo Noli o di Genova. La battaglia di Capo Noli si inserisce all’inizio del decennio delle guerre napoleoniche di cui rappresenta il primo vero scontro navale. Nel marzo del 1795 infatti i Francesi riescono a riorganizzare la flotta mediterranea, semi distrutta a Tolone dagli Inglesi nel 1793, e salpano in direzione della Corsica, forti di un’armata composta da 15 vascelli, 7 fregate e 15 corvette; lo scopo della missione sembra fosse stato quello della riconquista dell’isola, a cui fu destinato anche il giovane ufficiale d’artiglieria Napoleone Buonaparte, prima della sua consacrazione militare durante la vittoriosa prima campagna d’Italia combattuta nelle sue più importanti fasi iniziali sulle vicine colline savonesi. Gli Inglesi, ormeggiati a Livorno, levano le ancore incontro al nemico e il 12 marzo, dopo quattro giorni di caccia sono in vista della flotta avversaria. L’avanguardia inglese composta dalla fregata Incostant e dall’Agamemnon di Nelson riescono ad incrociare il vascello da 80 cannoni Ça Ira in difficoltà e si avvicendano facendo fuoco sul vascello francese, che si difende con grande coraggio fino al sopraggiungere dell’intera flotta francese in soccorso. Lo scontro tra le due flotte avverrà solo il giorno successivo: la flotta francese rallentata dalla bonaccia si trova a 21 miglia a SO di Genova (7 leghe), mentre la Ça Ira, rimorchiata dalla Censeur per i danni subiti nello scontro del giorno precedente, si trovava più distanziata al largo di Capo Noli. Furono quindi di nuovo bersaglio facile per gli Inglesi che portarono l’attacco prima con la Captain e la Bedford, costrette a ritirarsi dopo aver subito molti danni, e successivamente con la Illustrius e la Corageux, mentre la flotta francese si scomponeva non riuscendo a portare immediato soccorso ai due vascelli attaccati. Dopo ca. 5 ore di furioso combattimento la flotta francese si allontana abbandonando le proprie unità: il 74 cannoni Censeur gravemente danneggiato che viene dato alle fiamme dagli Inglesi, mentre l’80 cannoni Ça Ira, ormai ridotta ad un pontone con 3 metri d’acqua nella stiva e con la perdita di buona parte dell’equipaggio (rimangono uccisi ben 600 uomini) viene catturata.

TESTO  VIDEO E FOTOGRAFIE DI PROPRIETA’- MARINA MILITARE – ITALIAN NAVY –   

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