Operazione “Italian Job”. Traffico internazionale di armi verso Paesi soggetti ad embargo

31 Gennaio 2017: FONTE – Guardia di Finanza Comando Provinciale Venezia –

Il contesto in esame s’inquadra nell’ambito di un procedimento penale iscritto, da ultimo, nel 2015 presso la Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli (Sost. Proc. Dott. Catello Maresca e Dott. Maurizio Giordano – Procuratore Aggiunto Giuseppe Borrelli). I reati contestati, in concorso tra più persone, si riferiscono all’art. 1 della Legge n. 895/1967 (traffico internazionale di armi), all’art. 16 del D.Lgs. n. 96/2003 (traffico internazionale di materiali dual use) ed agli artt. 3 e 4 della Legge n. 146/2006. Si tratta, nello specifico, di 4 provvedimenti di fermo e 10 perquisizioni, disposte dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, che sono in corso di esecuzione con il coordinamento del II Reparto del Comando Generale del Corpo, la collaborazione dello SCICO e dei competenti Reparti territoriali, in relazione alle citate ipotesi di reato riconducibili al traffico internazionale di armi e di materiale dual use, di produzione straniera. Gli approfondimenti investigativi svolti hanno, infatti, consentito di risalire a soggetti italiani, oltre ad un cittadino di nazionalità libica, dediti al commercio internazionale di armamenti di produzione estera. Tutti i soggetti coinvolti svolgono, formalmente, attività connesse con il commercio internazionale, avvalendosi anche di società con sede in Paesi esteri, principalmente in Ucraina ed in Tunisia, nonché mantenendo consolidati rapporti con personalità del mondo politico e militare in Stati dell’area asiatica e mediorientale quali Iran e Libia. Tra le aziende implicate nei citati traffici illeciti spicca una società con sede in Roma, operante nel commercio di elicotteri che, sulla base dei riscontri effettuati, avrebbe, almeno in un caso, ceduto, attraverso triangolazioni che hanno consentito alle merci di non entrare nel territorio nazionale, materiali di armamento di produzione estera verso l’Iran. In un altro caso, con le medesime modalità, una società basata in Ucraina, facente capo a soggetti italiani, avrebbe ceduto armamenti a gruppi militari libici. L’esame della documentazione cartacea e telematica sequestrata a seguito di perquisizioni delegate, eseguite nel novembre del 2015, congiuntamente con le risultanze delle indagini tecniche e delle dichiarazioni rese da persone informate sui fatti, ha permesso di ricostruire l’entità dei traffici illeciti di cui si parla aventi ad oggetto, tra l’altro, anche vari tentativi, idonei e diretti in modo non equivoco, di vendere elicotteri militari, fucili d’assalto, munizionamento da guerra, missili anti-carro e terra-aria, sempre nei due citati Paesi sottoposti ad embargo internazionale. I riscontri effettuati hanno confermato anche come la società capitolina in questione non fosse in possesso delle necessarie autorizzazioni del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero dello Sviluppo Economico, previste dalla Legge n. 185/1990 e dal D.Lgs. n. 96/2003 per commerciare armi e beni dual use. Durante le attività d’indagine, la Procura di Napoli ha, inoltre, trasmesso rogatorie internazionali verso i diversi Paesi interessati dalla vicenda.

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