Catania: chiusa la piazza di spaccio del rione San Cristoforo

19 Gennaio 2017: FONTE – Polizia di Stato-

Al termine dell’operazione “Wink” (Video) gli uomini della Squadra mobile di Catania hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale etneo nei confronti di 16 persone, alcune delle quali già detenute.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, reati in materia di armi, mentre per il leader del gruppo c’è anche l’accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso per essere associato al clan Cappello-Bonaccorsi, egemone nella città di Catania.
Altre due persone erano state già arrestate durante l’attività investigativa perché trovate in possesso di notevoli quantità di droga.

L’indagine, coordinata dalla Procura distrettuale della Repubblica, è stata condotta dagli investigatori della Squadra mobile insieme agli uomini del commissariato San Cristoforo, grazie ai quali ha preso il via l’attività operativa.

Sono stati proprio gli operatori del commissariato a rendersi conto dell’attività di spaccio che avveniva nella zona di via Alonzo e Consoli, nel rione San Cristoforo.

Durante l’attività investigativa, svolta nel periodo tra ottobre 2013 e giugno 2014, gli investigatori hanno piazzato diverse telecamere nei vicoli della piazza di spaccio.

Le immagini hanno consentito di appurare che l’attività di smercio di cocaina e marijuana era organizzata con pusher per la vendita al dettaglio, vedette che sorvegliavano gli accessi alla zona e custodi che detenevano lo stupefacente.

Dalle intercettazioni è emerso inoltre che il capo del gruppo criminale, soprannominato “Iano Occhiolino” (da cui deriva il nome dell’operazione “Wink” che in inglese significa appunto occhiolino, ammiccamento), si occupava anche del pagamento degli stipendi agli affiliati, compresi quelli detenuti, per i quali sosteneva pure le spese legali.

Il gruppo reinvestiva parte dei guadagni per l’acquisto all’ingrosso dello stupefacente, sfruttando il canale calabrese per la cocaina e quello albanese per la marijuana.

È stato stimato che l’attività illecita fruttava al gruppo criminale fino a 100mila euro mensili.

 

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