26 Aprile 2015: FONTE -Legione Carabinieri Lombardia, Comando Prov.le di Pavia-
Tutto è nato dal normale controllo del territorio, i Carabinieri di Vigevano avevano individuato una brasiliana 35enne che si prostituiva in un appartamento di Mortara e avevano attuato dei servizi di osservazione per individuare eventuali sfruttatori/favoreggiatori della stessa. È stato così che hanno individuato M. E., nato a Verbania nel 1978, residente a Mortara, disoccupato, pregiudicato, proprietario dell’appartamento usato dalla prostituta, residente ad Albiate (MB), che procurava alla stessa i clienti mediante inserzioni su siti on line specializzati in incontri.
Quando i Carabinieri lo hanno fermato, l’uomo è stato sorpreso nelle immediate vicinanze dell’appartamento, e con se aveva un “nunchaku” in metallo, un’arma bianca delle arti marziali, che dichiarava detenere per intervenire in difesa della donna nel caso di eventuali clienti malintenzionati. Ma è durante la perquisizione nell’appartamento che sono iniziate le sorprese:
una delle stanze dell’abitazione era stata trasformata in un vero e proprio “dungeon” con tanto di carrucole e funi per “giochi” bondage e sadomaso così apprezzati dalla clientela dopo il film “50 sfumature di grigio”, ai clienti veniva poi garantita la possibilità di effettuare performance sessuali di elevato livello grazie alla disponibilità di varie sostanze dopanti (e Agli strumenti per il loro uso e confezionamento). Ma non sapevano che proprio le loro prestazioni sarebbero diventate il soggetto di innumerevoli video pornografici immessi poi nel mercato clandestino, M.E., infatti, aveva installato una serie di telecamere che riprendevano da più angolazioni i vari incontri ad insaputa dei clienti. Per adesso già cinque di questi, di cui tre del capoluogo pavese, di età compresa tra i 35 ed i 50 anni, identificati grazie alle chiarissime immagini, sono stati contattati ed hanno deciso di denunciare l’improvvisato cineasta. La ricerca approfondita che ha seguito il rinvenimento del materiale citato ha portato ad un ulteriore scoperta, una stanza, la cui porta era nascosta dietro un armadio, in cui vi era un secondo bazar, dopo il primo improntato al sesso. Qui infatti sono stati rinvenuti svariati strumenti elettronici: scanner, stampanti a colore, skimmer, lettori digitali di schede elettroniche, apparecchiature per clonare i bancomat, dispositivi autocostruiti per intercettazioni ambientali comprensivi di telecamere miniaturizzate, telecomandi universali, un vero e proprio kit con oltre cinquanta grimaldelli per aprire serrature di porte e finestre. Questo oltre a riproduzioni di documenti e a banconote, da 20 e 50 euro, contraffatte. Insomma tutto quello che poteva servire per produrre documenti falsi, carte di credito contraffatte, clonare bancomat e carpire i vari pin necessari per utilizzarli, stampare banconote false.
Un vero campionario di violazioni per l’intraprendente M.E., lo stesso infatti dovrà rispondere di:
- favoreggiamento della prostituzione (artt. 4 e 8 della legge 75/1958);
- porto di armi od oggetti atti ad offendere ( art 4 l. 110/1975);
- interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis c.p.);
- detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed anabolizzanti (art.73 dpr 309/1990);
- falsificazione di monete, spendita e introduzione nello stato, previo concerto, di monete falsificate (art. 453 c.p.);
- fabbricazione e la detenzione di sistemi informatici e telematici e per la successiva clonazione di bancomat (art. 55 D.lgs 231/2007);
- possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (art. 497 bis c.p.);
- accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (art. 415 ter c.p.).
I Carabinieri stanno adesso valutando se tutto il materiale sequestrato era utilizzato direttamente da M.E. o se invece ci troviamo di fronte ad un vero e proprio negozio che offriva tutte le apparecchiature per delinquere alla criminalità lomellina e pavese.