08 novembre 2014 FONTE – Web News Guardia di Finanza.
Dalle prime ore di questa mattina i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria stanno eseguendo 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP di Roma, Dott. Stefano Aprile, su richiesta del Sostituto Procuratore dott. Paolo d’Ovidio che ha coordinato le indagini, nei confronti di altrettanti imprenditori operanti nel settore finanziario (rilascio di garanzie fideiussorie). A finire in manette con l’accusa di bancarotta fraudolenta aggravata e abusivismo finanziario, sono M. N., M. P. S., G. M. e M. B., tutti di Roma.
Il rilascio delle polizze, senza la solidità patrimoniale e finanziaria necessaria, aveva in realtà l’unico scopo di consentire ai due coniugi, attraverso un consorzio di Roma e con la complicità di altri indagati, di appropriarsi per fini personali dei premi versati dai clienti; questo lo scenario emerso dalle complesse indagini condotte dalle Fiamme Gialle sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma.
Le indagini trovano origine nel 2012, quando al termine di un’ispezione antiriciclaggio svolta nei confronti del Consorzio interessato, erano state sequestrate oltre 3800 polizze fideiussorie, la cui abusiva emissione aveva comportato una raccolta di premi superiore a 13 milioni di euro, a fronte di un capitale garantito di circa 500 milioni. Alcune polizze erano state emesse addirittura a garanzia di vari enti pubblici, tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri, alcuni Ministeri (Interno, Ambiente, Sviluppo Economico), diverse Amministrazioni regionali, provinciali e comunali, l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia del Demanio, Tribunali, Prefetture, Questure, Università, Aziende Ospedaliere, vari Enti previdenziali e assistenziali (INPS, ENASARCO, INAIL, Cassa Nazionale Ragionieri e Periti), alcune Federazioni sportive (quella di pallamano e di pallavolo).
Gli ulteriori approfondimenti investigativi, svolti anche attraverso l’analisi di segnalazioni per operazioni sospette, hanno delineato un quadro ben più pernicioso: la distrazione di oltre 3 milioni di euro dalle casse del Confidi verso i conti correnti degli indagati, mediante il ricorso a sistematici bonifici e prelevamenti di contante. Altri fondi sono stati drenati attraverso società fittiziamente intestate a prestanome, prive di qualsivoglia struttura aziendale. L’epilogo investigativo è stato segnato dal successivo, ineludibile, fallimento del Consorzio, intervenuto nel 2013, e la conseguente pesante accusa di bancarotta fraudolenta.
L’abusiva attività finanziaria esercitata dai Confidi che rilasciano fideiussioni nei confronti di un pubblico indistinto, rappresenta una seria minaccia per il sistema finanziario: il mancato rispetto delle regole inquina il mercato del credito ed espone i beneficiari delle polizze al concreto rischio di rimanere privi di un’effettiva garanzia.