Caro Lettore,
L’estate piena, quella di un tempo non vuole proprio arrivare! Dobbiamo farcene una ragione, accettare il fatto che il nostro bel clima, che un tempo era mite, dalle temperature invidiabili, sta mutando in clima tropicale.
Una ventata di novità non fa male, però dobbiamo fare i conti con l’abitudine al cambiamento repentino, e per noi, italiani, l’abitudine è un vizio, che con fatica volge alla morte.
Le nostre giornate si alternano con forti bombe d’acqua e con intense ore di sole: questa è diventata l’estate italiana. Sarebbe divertente, se ci permettesse di aprire la finestra, guardare lo stato del cielo e memore del detto dei nostri nonni, “Rosso di sera buon tempo si spera, rosso di mattina la pioggia si avvicina”, decidere cosa mettere, dove andare e soprattutto con chi uscire a passeggio.
Ed invece, purtroppo, la libertà sta diventando un diritto di pochi e siamo pure obbligati ad incontrare sempre la stessa gente, che ci piaccia o no.
Non possiamo certo sentirci soli, con tutte le nostre bellezze, il turismo internazionale, anche quello, “attracca, mordi è fuggi” non ci manca, o meglio dire, non manca a chi non si è lasciato condizionare dalle incertezze di una certa economia, che invece di adeguarsi al tempo ci vuole sempre più sottomessi.
Ai cambiamenti costruttivi, se non c’è resistenza, qualcosa di buono germoglia sempre.
Come per Stella d’Italia! Paventavamo cambiamenti dallo scorso anno e la pazienza è stata premiata: è arrivato anche l’azzurro.
Abbiamo scommesso sulla volontà di costruire ed eccoci con una veste più colorata, un’idea giovanile che fa trasparire personalità determinate, seriose e al contempo gioiose e frizzanti, le quali inducono a pensare ad una Stella d’Italia con giornalisti, che della progettualità ne fanno un faro di vita.
Merito della nostra coordinatrice Giovanna, neo acquisto, in costante contatto con il grafico Davide, i quali insieme non mancano di apportare idee nuove, fresche e rispettose dei desiderata del lettore più curioso.
Largo alle idee creative, innovative e giovanili.
Giovani, come Micaela che ci cura le notizie di cronaca: il Comparto Difesa, nostra strada maestra, lavora, vive e si relaziona con la Società Civile, sapere l’uno dell’altra è un valore aggiunta alla completezza dell’informazione.
I cambiamenti mi piacciono, dunque, perché mi permettono di aprire la mente.
I cambiamenti mi piacciono quando sono costruttivi, quando mi danno la sensazione che il lavoro di questi giovani, espressione dell’economia del mio Paese, possa produrre ricchezza per tutti; quando la Società in cui vivo, pur guardando allo straniero in difficoltà, non lasci da solo il suo concittadino anch’esso bisognoso, quando l’Istituzione scolastica che deve formare i miei figli, modificando i programmi di studio, non si dimentichi di raccontare, ai miei bambini, che frequentano le scuole Elementari, le avventure del mio amico Giuseppe Garibaldi e dei suoi Mille, per non dimenticare le vicende dei miei nonni durante le guerre mondiali. Ed ancora, quando il mondo sanitario invece di pensare al Dio Denaro, si ricordi del Giuramento fatto ad Ippocrate.
E già il Giuramento!
Questa parola, Giuramento, mi riporta alla mente il titolo del mio primo articolo, in ambito militare, il capo redattore lo titolò così: “Mamma, vado a fare il soldato”!
Venne pubblicato nel 1993 sul giornale locale di Tivoli, un settimanale di attualità, il cui direttore curioso di questo mondo, mi inviò a seguire il Giuramento dei Granatieri di Sardegna a Roma.
In quel periodo, la scelta del luogo dove eseguire la cerimonia cadde sullo Stadio dei Marmi, sito nel Foro Italico, nel quartiere Monte Mario a Roma e la Leva militare era ancora obbligatoria. All’interno di una delle bellezze storiche di Roma, una distesa di prato verde con le statue marmoree faceva da sfondo a centinaia di soldati dal colbacco nero, che davanti ai loro superiori e ai famigliari esprimevano la formula del giuramento militare. <Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni> e dopo qualche istante, che l’ufficiale addetto al cerimoniale finisse di leggere il testo, all’unisono si levò un tonante <Lo Giuro!>.
Ogni volta che sento gridare “Lo Giuro!” mi fa pensare a quanti cambiamenti ho vissuto. Non tutti hanno apportato costruzione, ma nemmeno distruzione, forse perché questo “Lo Giuro!” è intrinseco di un “qualcosa” che va aldilà della semplice formula.
Eppure anche il medico recita una formula, ve ne scrivo alcuni passi per informazione: <Consapevole dell’importanza e della solennità dell’ atto che compio e dell’impegno che assumo, Giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’ uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione…..>.
Eppure percepisco un’emozione diversa, forse è una questione di sentimento.
Come si fa a ritrovare quel sentimento quanto tutto attorno cambia? E’ come per l’estate: cambia il modo di essere stagione, ma quando vuole essere estiva non fa mancare il suo calore.
Anche Stella d’Italia ha fatto dei cambiamenti: ha cambiato colore mantenendo la sua linea di informazione seria, determinata con il valore aggiunto della giovane creatività fioriera di crescita.
Ha “arruolato” la buona volontà di giovani motivati, dandogliene la fiducia piena, affiancandogli e supportandoli, permettendogli di sviluppare e mettere in pratica il loro estro.
Perché sono le energie nuove che danno vigore a quelle, diciamo e si, un po’ vecchiette.
L’energia di Emanuele e di Leonardo, che viaggiando in giù e per largo lo Stivale italiano ci racconteranno le vicende delle associazioni d’arma il primo e l’archeologia militare il secondo.
Un’energia sempre tenuta sotto controllo dalla saggezza di Giacomo, Giampiero e di Andrea e dall’occhio vigile di Marcello.
Insomma una redazione che ha scelto di mutare il colore della sua veste, ma pur sempre armata di penna e di inchiostro per permetterti, caro Lettore, di scegliere le tante “parole”, che viaggiano in questo mondo d’informazione telematica e permetterti di scegliere quelle più vicine alla tua personalità, in tutta libertà.
E’ doveroso esprimere un ringraziamento a Francesco per aver fatto parte di questa famiglia che ancora deve crescere, deve migliorarsi e deve dare frutti: in questa vita terrena, mai pensare di essere arrivati. E un grazie agli uffici stampa e comunicazione dell’Istituzione Difesa che ci permettono di raccontare di loro.
Noi di Stella d’Italia, caro amico Lettore, ci auguriamo che le news che ci apprestiamo a regalarti, in questa nuova veste “azzurrina”, direi color “aviolancio”, saranno di Tuo gradimento.
Ci stiamo per aviolanciare in un’estate un po’ bizzarra, lasciamo a te il desiderio di paracadutarti nelle nostre pagine: che sia in montagna, che sia al mare, sappi però che il cielo dal quale scenderà la redazione di Stella d’Italia sarà sempre blu.
Annamaria Cicchetti
Direttore Responsabile
Ma il ringraziamento più grande, Direttore Annamaria, deve andare a chi, ogni giorno, sulle strade d’Italia, sotto cieli stranieri, sui mari più distanti lavora per la nostra sicurezza e per dare lustro alla nostra Patria.
Un abbraccio ideale a tutti loro e specialmente ai nostri stoici Fucilieri di Marina prigionieri di un paese spregiatore dei Diritti Umani e del Diritto che non avrebbe posto nel consesso dei popoli se si ragionasse con gli Ideali e non solo con il metro dell’economia.
Andrea Marrone