IL SIGNIFICATO DI UN LANCIO

13 febbraio 2014 – ore 10.30 – Redazione Stella d’Italia News-

Benvenuto a bordo Leonardo Pizzuti, giornalista pubblicista di Roma, benvenuto nella famiglia di Stella d’Italia News con la quale potrai condividere la tua passione della narrazione in un mondo rigorosamente determinato come quello di chi indossa le stellette.

Da civile hai vissuto un’esperienza, sogno di tanti, la quale prevede un certo grado di coraggio che hanno in pochi per mettersi alla prova e tu, invece, dal coraggio innato, hai realizzato il tuo desiderio, conquistandoti l’abilitazione  al brevetto di paracadutismo con la Sezione Anpd’I di Guidonia Montecelio, Tivoli e Valle dell’Aniene sui cieli dell’Aeroporto militare che diede i natali a questa affascinante disciplina.

E con questa tua narrazione, Stella d’Italia News darà la possibilità anche ai  lettori di entrare in un sogno fantastico.

Grazie, Leonardo Pizzuti

Il paracadutismo militare visto da un civile

<La pressione del gancio one shot sulla giacca madida di sudore mi lacera la pelle, e sotto il caschetto sento la calotta del cranio in fiamme per la pressione e il calore.

Sono il primo della fila in attesa per il decollo, sarò quindi l’ultimo ad uscire dall’aereo. Mi sorprendo mentre mi ripeto mentalmente: “chi me l’ha fatto fare?”. E’ un pensiero banale che cerco di scacciare dalla testa, ma, subdolo, ritorna: “Adesso, in questo stesso momento, invece di stare in piedi a soffrire sotto il solo di giugno con 20 kg di equipaggiamento indosso, potrei starmene comodamente seduto nel mio ufficio, con tanto di aria condizionata..” Che idiozia, mi ripeto, e cerco di ripassare mentalmente la procedura per una corretta uscita dall’aereo, tornando con la mente al Corso.

Tre volte tre: tre ore per tre sere a settimana, dopo una lunga giornata di lavoro. I miei compagni di corso sono giovani che vogliono intraprendere la vita militare. Forse non del tutto consapevoli di quello che stanno facendo ma allegri e scanzonati, formano in poco tempo un bel gruppo, nel quale mi inserisco con facilità.  Più difficile è seguire i ritmi del corso, che è fisicamente e mentalmente impegnativo. Ti  forgia, ed è questo il suo obiettivo, ti porta a misurarti con i tuoi limiti, ed è questa la sua utilità: proprio quando sei più stanco e ti manca la lucidità, devi, memorizzare dati e  tecniche di lancio, comportamenti da tenere in aeroporto, all’imbarco, sull’aereo, all’uscita dall’aereo, durante la discesa, all’atterraggio, durante il ripiegamento del paracadute. Ma il morale, sarà per via della fatica comune, della concentrazione, o per merito dello spirito dei Paracadutisti, quelli veri che hanno prestato servizio nella Brigata e che sono un costante punto di riferimento per gli allievi, durante queste settimane è sempre stato alto.

Potrei anche essere semplicemente soddisfatto di aver frequentato il corso, di aver incontrato ed essere stato partecipe di questo bel gruppo, ringraziare, girare i tacchi e tornarmene a casa. In fondo, per la mia vita futura, essermi lanciato o meno da un aereo, aver conseguito o meno il brevetto, non avrà nessuna utilità pratica, nessun risvolto economico. Tuttavia c’ è una forza che mi trattiene, sento di non essere  arrivato fin qui per tornare indietro e che il Paracadutismo, per come lo intendono qui, non riguarda la convenienza o l’utile personale: è una disciplina dell’essere umano.  Rimango fermo, in piedi, e quando il DL chiama il mio decollo, le gambe si muovono da sole verso l’aereo.

Seduti sul pianale, sembra che l’aereo prenda quota con una lentezza esasperante. Il silenzio, pesante, è coperto dal rumore del motore. Guardo fuori dal finestrino, ammiro il panorama, cerco di individuare la zona di atterraggio. La tensione è molto alta, e sembra quasi aver preso forma umana  per sedersi vicino a noi. Assente, di contro, la paura. Guardando la serietà  e la professionalità del Direttore di Lancio, la padronanza e l’attenzione con cui scruta il cielo, anche la tensione viene meno e si trasforma in una sensazione di eccitazione. “Trenta secondi al lancio!” urla, e ti senti  battere il cuore nel petto come se fosse la prima volta. Adrenalina? Tensione? Coraggio? Tutto insieme? Non saprei dirlo, ma mentre mi avvicino alla porta mi sembra di oltrepassare una barriera invisibile ma concreta come l’aria che ci circonda. Sento le parole del DL “Vai!” e un tocco sulla spalla.

Sono fuori adesso, sospeso in aria, e provo una sensazione mai provata prima .Leggerezza, gioia nel vedere il sole e la bellissima Terra verso cui sto scendendo. E’ come se un flusso di energia nuova mi salisse dalla colonna vertebrale per spandersi fino alla calotta e tenere aperto il paracadute. Mentre eseguo le manovre di discesa, capisco. Uscire da un aereo in volo è un gesto innaturale e una sfida alla paura del vuoto, uno dei nostri più radicati istinti. Il lancio con fune di vincolo da soli cinquecento metri di altezza ti lascia un margine di errore veramente ridotto, e puoi contare solo su te stesso. Non lo puoi fare senza addestramento. E’ per questo che è così duro e difficile, e quello dei paracadutisti in armi lo è ancora di più. In una società arida di valori, alla perenne ricerca della strada facile, lo stile dei paracadutisti è differente. Non pazzi esaltati in cerca di emozioni forti, ma donne e uomini seri e determinati capaci di affrontare lo sguardo del pericolo senza abbassare gli occhi.

Quando tocco terra, alla fine del terzo lancio, eseguo la capovolta e mi rialzo prontamente per la ripiegatura del paracadute. Sono allo stesso tempo calmo ed eccitato, profondamente soddisfatto. Consapevole di aver superato una grande prova.  Arrivati all’hangar l’atmosfera è di buonumore e allegria, atteggiamento che, sto imparando, contraddistingue i paracadutisti sempre, anche nelle situazioni più difficili. Mi aspettano le consuete pompate, che eseguo con gioia e, quando mi rialzo, sono davvero brevettato.

Ma soprattutto, durante le ore di palestra e con i lanci, ho scoperto di avere delle risorse che prima erano latenti, ho acquisito fiducia in me stesso  e nelle mie capacità, ho acquisito una consapevolezza maggiore.

Di questo vorrei ringraziare il Generale, Franco, la Sezione di Guidonia e tutti gli amici che lavorando con dedizione, serietà e professionalità, mi hanno permesso di avvicinarmi a quel sodalizio che è la famiglia dei Paracadutisti Italiani>.

Par. Leonardo Pizzuti

III Corso ANPDI “Cap. Inc. Alessandro Romani”

Sezione Guidonia Montecelio, Tivoli e Valle dell’Aniene

 

(nella foto: A destra, il paracadutista Leonardo Pizzuti)

Condividi

Commenti

2 Commenti

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sponsor

Articoli correlati