FLORA FAUNA E BOMBE

04 Ottobre 2013 – ore 18,20: FONTE – biografiadiunabomba.blogspot.it –

L’arcipelago di Vanuatu composto da ottantatre isole quasi tutte abitate, sporge le proprie spiagge sul Pacifico meridionale. È uno Stato autonomo, appunto la Repubblica parlamentare di Vanuatu. Ovviamente ogni anno le sue bellezze territoriali, visto il clima del luogo, si confrontano con tsunami, cicloni, ma anche eruzioni vulcaniche. Tuttavia il turismo non manca: sabbia dorata, mare corallino, meravigliose e fantastiche cascate, sentieri eco-turistici da sogno, grotte incantate e tante, tante altre meraviglie da visitare. In definitiva un luogo mozzafiato dove il tempo perde ogni ragione d’essere.

In questi anni la Cooperazione Italiana allo Sviluppo è stata impegnata in alcuni progetti di supporto energetico- ambientale. Tra le ottantatre splendide isole dell’arcipelago la cronaca di biografiadiunabomba, è attratta dall’isola di Port Vila. Infatti Un subacqueo professionista (Fabrice Bilandong) del luogo, a Radio Australia avverte d’aver individuato nel 2011 cinque bombe d’aereo a Port Villa, precisamente nelle acque dell’isolotto “Ifira Island”. Sempre a Radio Australia il subacqueo racconta di navi che avrebbero mollato l’ancora tra i grandi residuati bellici. Sembra inverosimile ma, stando alla testimonianza, dovrebbe essere tutto vero. Difatti il sub per convincere le autorità a far spostare le navi avrebbe scattato più foto alle cinque bombe. Ordigni lunghi 1,3 metri e larghi 40 centimetri (forse 500 lb) adagiati a meno 17 metri.

A quel punto con le foto il sub avrebbe convinto le Autorità Portuali a chiedere alla Marina d’eliminare le cinque bombe. Tra l’altro questa vicenda non dovrebbe stupire nessuno, infatti non è mistero che l’arcipelago è stato base militare nel periodo della seconda guerra mondiale. Le acque dell’arcipelago sono piene di relitti risalenti appunto a quei tempi. Lo stesso futuro romanziere James A. Mitchener (ex militare nell’isola), nel 1946 firma il suo primo libro “Le Storie del Sud Pacifico”, appunto rivolto al termine della guerra, quando i militari presenti nell’arcipelago riversano in mare una grande quantità di munizioni inutilizzate (il tomo è tradotto da Rizzoli nel 1956).

Anzi queste isole ancora oggi attirano subacquei da tutto il mondo, giusto per l’emozione di fotografarsi accanto ad insabbiati relitti, cito per esempio, il “President Coolidge”, grande nave mercantile da 22.000 tonnellate, utilizzata a partire del 1941 per trasportare truppe e munizioni. La guerra è guerra ripete qualcuno. La guerra è il sangue dei vinti scrive Pansa. È la guerra di chi ci guadagna. È la guerra di chi perde tutto, anche la vita. In ogni caso la guerra presenta salatissimi conti sia a vinti, sia a vincitori. Ma la guerra è infinita, non termina per nessuno.

La guerra continua con ciò che resta sepolto o inabissato, naturalmente le bombe interrate, tra l’indifferenza generale in Italia continuano a produrre altri feriti, nuovi invalidi. Quelle sommerse ustionano pescatori e generano interminabili polemiche sociali e politiche, si legga la vicenda delle bombe presenti nel basso Adriatico, tratto di mare dove non è impossibile per un sub, incrociare Cernie e Branzini. Scoprire tane di grossi polpi. Imbattersi in aragoste, astici. Notare cavallucci marini e contemporaneamente vedere all’opera i sommozzatori Sdai della Marina Militare immersi a varie profondità tra Posidonie e Gorgonie intenti a raccogliere, quasi quotidianamente, la perenne sfida con questi oggetti di un passato mai terminato.

Giovanni Lafirenze

 

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