Fanfare Torino: TAU e CRI, un laboratorio di idee!

02 ottobre 2013 – FONTE Annamaria Cicchetti –

Per la seconda volta, ad un anno esatto di distanza, la Fanfara della Brigata Alpina Taurinese, diretta dal Maresciallo Capo Marco Calandri e la Fanfara della Croce Rossa, diretta da Maestro Direttore Paolo Mazza salgono, di nuovo, insieme sul palco, dando vita ad una grande orchestra di 80 elementi.

Se lo scorso anno, un concerto nella principale piazza di Venaria Reale, in favore dei terremotati dell’Emilia Romagna li ha visti sperimentare un’istantanea collaborazione, la chiusura della 53esima edizione della Mostra della Ceramica a Castellamonte, in provincia di Torino, lo scorso 29 settembre, potrebbe aver cementificato la prima pietra dedicata alla realizzazione di un propedeutico laboratorio di “uniformi in musica”, le quali, potrebbero supportare, con ulteriori idee, il canale della comunicazione istituzionale ed addentrarsi in ambiti ancora sconosciuti.

L’Inno della Croce Rossa di Leoncavallo, trascritto per banda dal Maestro Mazza e l’Inno degli Alpini hanno aperto il pomeriggio musicale, che si è svolto nella chiesa parrocchiale di San Pietro e Paolo, causa un tempo incerto. Il programma musicale, distinto in due parti è stato diretto per la prima parte dal Maestro Calandri e per la seconda dal Maestro Mazza, i quali hanno scelto brani di un certo spessore, molto più impegnativi per gli esecutori, rispetto al precedente concerto.

Da evidenziare che gli esecutori, personale di truppa per la Taurinense, volontario ed effettivi e civile per la Fanfara della Croce Rossa, hanno avuto a disposizione solo una mezza giornata di prove a sezione strumentale e una mezza giornata ad “orchestra” intera con una distanza di 4 ore dalla prima del concerto ufficiale.

Tau e Cri 2013

La marcia trionfale dell’Aida ed Ernani di Verdi in ricordo del bicentenario della nascita del compositore italiano, Alvamar Overture di James Barnes, pezzo scritto per un concorso bandistico e Ross Roy di Jacon de Haan, sono stati i brani più impegnativi, i quali strano a dirsi, ma hanno riscosso più successo: le composizioni hanno impegnato tutte le sezioni dell’orchestra, fiati, legni ed ance, ma la parte da leoni è stata fatta dalle percussioni (cassa, rullante e piatti ndr), nel primo brano per la Fanfara della CRI e nel secondo per la Fanfara della Tau.

Le chiare note della tromba del caporale maggiore scelto Emanuele Di Raimondo, in Moment for Morricone, hanno ingentilito la chiaroscura luce che penetrava dai rosoni della chiesa.

In Lucio Dalla Memories si sono distinti: il caporale VF4 Michele Tisco al basso elettrico durante Attenti al Lupo, nel ritornello di Amico ti scrivo le due flautiste CRI e TAU, con soave dolcezza, hanno trasportato il pubblico entusiasta nel brano Caruso, che ha chiuso il momento dedicato alla musica leggera lasciando l’ultima chiara parola al timpanista Stefano Vassallo.

Un gioco di immaginari “colori” sono stati scatenati dalle note dell’arpa pizzicata da Silvia Ferlenda, le quali a ruota accompagnate in armonia da tube, flicorni, tromboni, clarinetti, saxsofoni e euphonium, sono giunte agli assoli dei corni e delle trombe che nell’Aida hanno indotto l’immaginario dello spettatore a ricordare le famose trombe egiziane.

Andrea Bracco, Valentina Riva, Filipozzi Marco, Emanuele Di Raimondo, Gianluca Tarasconi e Gabriele Gunetti, militari e civili insieme armati dello strumento più conosciuto dagli alpini di Castellamonte hanno solleticato, ad alcuni “veci”, il ricordo della porta carraia, quando il trombettiere suonava la sveglia alla mattina e la sera, con lo sguardo volto al tramonto invitava a tornare in branda.

A Castellamonte la lacrima è tornata a cadere gioisa.

Il concerto è stato presentato dalla signora Lucetta Rosetto per la Fanfara  Brigata Alpina Taurinense e per la Fanfara della CRI dalla signorina Valeria Cataldi.

Un successo di pubblico e di apprezzamento anche da parte delle Amministrazioni locali e regionali, un evento, dunque che ha visto due amici, i maestri Mazza e Calandri, unire la passione alla professione e cogliere il senso di un lavoro che se speso bene potrebbe dare ottimi frutti, sia per la Forza Armata, sia per il Corpo ausiliario dello Stato, ma in prima battuta per l’Italia intera che ha sempre più bisogno di ritrovare l’unità ed insieme ad essa anche la dignità di uomini e donne, i quali di una professione che lavora con le emozioni sono in grado di farne anche un gioco di splendenti colori da regalare all’animo altrui.

 

Annamaria Cicchetti

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