Il degrado

Mi dispiace rompere l’uniformità delle notizie e dei commenti pubblicati fino a questo punto togliendomi, per un attimo, dalla Mission di questo sito: offrire una panoramica obiettiva, non faziosa e puntuale delle attività delle Forze Armate, le Forze dell’Ordine e le Associazioni d’Arma. Mi dispiace ma questo è il Paese in cui viviamo, questo è il Paese che amiamo e non possiamo quindi non indignarci per quello che vi succede.

Mi voglio mettere in gioco scopertamente: sono una persona apolitica. Le mie idee non coincidono con quelle espresse dai Partiti o dai Sindacati e, non accontentandomi del meno peggio, preferisco non fornire nessun tipo di appoggio a chi non ritengo adeguato a rappresentarmi.

Da apolitico, quindi, osservo con orrore la ferocia con cui il Governo dei tecnici, arrivato al potere dopo l’abdicazione della politica al suo compito di guidare il Paese, sta massacrandoci mentre salvaguarda i poteri capitalistici. Scusatemi se uso questo termine, non sono un marxista, credetemi.

La sconvolgente serie di suicidi che sta funestando l’Italia, per una volta devo dare ragione a Di Pietro anche se un poco mi dispiace, è un macigno sulle coscenze di questi tecnici spocchiosi e arroganti. Ma forse, loro, dall’alto dei loro incarichi prestigiosi, nella nebbia opaca dei poteri finanziari a cui fanno riferimenti, delle sicurezze economiche per loro e per i loro figli privilegiati, non hanno il tempo di vedere le formichine che si danno fuoco o che si impiccano. Sono solo conti correnti in passivo per le banche.

Ma non è questo, che pure sarebbe un argomento di cui parlare, anzi, gridare, che mi spinge a scrivere questo editoriale.

Oggi voglio fare una riflessione su quello che è successo alla lega lombarda, il partito di Umberto Bossi.

Anche se molti esternano grande affetto per Bossi ho qualche fondato motivo di ritenere che questo sia un affetto di facciata e, oltretutto, scopertamente ipocrita. Il primo a conclamare la pulizia morale di Bossi è stato Berlusconi che pure è stato tradito almeno un paio di volte da Bossi. Ma l’affetto di Berlusconi è, in qualche modo, di cattivo auspicio. L’ex premier aveva esteso il suo affetto anche a Gheddafi e abbiamo visto che fine ha fatto.

Bossi ha fondato un partito sfruttando, in maniera abilissima, i sentimenti più bassi e retrivi di un certo sottobosco che è insito in ognuno di noi: razzismo, senso di inferiorità, desiderio di rivincita. Poi ha affinato il messaggio anche, soprattutto, con l’aiuto del Professor Gianfranco Miglio. Nella lega che prendeva piede cominciarono percorsi più complessi, occupazione più intelligente del territorio, nuove aperture dove prima c’erano solo rozzi richiami alla violenza. I sindaci leghisti cominciarono a amministrare bene, a occuparsi della gente che precedentemente veniva snobbata dagli amministratori locali e, in genere, a ben operare per il benessere e la sicurezza delle popolazioni che amministravano e del territorio.

Rimaneva un aspetto folkloristico, fanatico, neopagano nella lega. le ridicole processioni con ampolle di acqua fluviale, gli elmetti con le corna, spade di plastica, camicie verdi. Tutto ciarpame per tenere buoni i cosidetti utili idioti che formavano una milizia devotissima a un Bossi sempre meno arruffato capopopolo e sempre più navigato politico sempre pronto a guadagnare posti di potere e a erodere quelli degli altri suoi improvvidi alleati.

Oggi, improvvisamente, un velo opaco è caduto e la lega non ha più il volto stolido ma onesto del mobiliere di Cantù travestito da Alberto da Giussano ma ha preso le fattezze gonfie e grottesche di Francesco Belsito travestito da uomo politico.

Gonfio, mal rasato, con la pelle unta di chi non è amico del sapone, Belsito sarebbe una persona a cui difficilmente affidereste i vostri risparmi eppure questo personaggio indubbiamente losco, frequentatore di persone ancora più losche di lui, ha scalato i vertici della lega in maniera vertiginosamente veloce arrivando al massimo dei poteri: quello di chi ha in mano il portafoglio.

Mentre migliaia di militanti, amministratori locali, deputati e senatori leghisti versavano soldi alla lega, rigavano dritti socialmente, amministravano bene e combattevano battaglia degne dentro e fuori dal Parlamento, quello vero, naturalmente, l’unico Parlamento che esiste nel nostro Paese; Belsito sparpagliava quei soldi e quelli che il Governo, in spregio alla volontà popolare, concedeva ai partiti, tra le sue tasche e quelle voracissime di un ristretto gruppo di bossiani di ferro tra cui i  figli e la moglie dello stesso Bossi.

Mentre la Guardia di Finanza e la Magistratura apre cassaforti e produce intercettazioni vergognose tra Belsito e altri loschi figuri, qualcuno ancora sostiene che si tratta di una manovra politica, discorsi che abbiamo già sentito a proposito di altri personaggi coinvolti in inchieste giudiziarie.

La verità è che esiste un grado di corruzione nelle amministrazioni dei partiti enorme e che molti partiti sono gestiti in maniera, scusate il termine, dittatoriale dai loro padri-padroni. Oltre alla Lega abbiamo visto il caso della Margherita e delle sfacciate ruberie del suo amministratore, Lusi. C’è poi un’altro partito che si proclama portatore di valori ma che ha una gestione economica affidata alla famiglia del suo fondatore.

Tempo fa, non troppo però, qualcuno mi ha chiesto di candidarmi per le elezioni amministrative per un partito moderato creato ad hoc. Essendo apolitico come detto prima ho ovviamente rifiutato e quel sedicente amico mi ha informato che sbagliavo, che entrare in politica mi avrebbe fatto ottenere un tornaconto economico notevole.

Ecco il vero problema dell’Italia: considerare l’attività politica come un mezzo per arricchirsi e non come un servizio alla collettività. Solo sconfiggendo questa mentalità bacata potremo toglierci di mezzo i vari Belsito o Lusi e anche, permettetemi, le varie trote.

Perché  Bossi, tanto feroce a fatti contro i terroni, ha poi di fatto abdicato al potere immenso della mamma meridionale per le quali prima di tutto viene la famiglia e, nell’ambito della famiglia, prima di tutto vengono i figli, specialmente se maschi e un po’ coglioni. E allora via al bengodi di Stato e di partito, viaggi, alberghi, ristoranti, il diploma non guadagnato ma comprato per il trota, automobili di lusso, la dolce vita trapiantata dalla Roma ladrona sempre gravida di cuccioloni pronti a succhiarne le mammelle alla rustica Gemonio.

Spero, per il bene dell’Italia, che la lega si svincoli dal malcostume e riprenda, sul territorio e, perché no, anche al Governo, a svolgere una funzione moralizzatrice e che questa sia genuina e non marpiona come spesso è stata, che difenda il mandato dei suoi elettori che non desiderano altro che decenza e pulizia e, soprattutto, che la finisca con le buffonate padane e rinunci alla sua pretesa di voler distruggere l’Italia a favore di una padania fantomatica e comunque troppo simile all’Italia peggiore per essere una alternativa credibile.

Andrea Marrone

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