MILANO – ‘NDRANGHETA, BLITZ DEI CARABINIERI CONTRO IL TRAFFICO DI COCAINA DAL SUDAMERICA: ESEGUITE 21 MISURE CAUTELARI.

23 Maggio 2017: FONTE – Legione Carabinieri Lombardia Comando Provinciale di Milano –

Nelle prime ore della mattinata, i Carabinieri del Comando Provinciale di Milano e del ROS hanno dato esecuzione, nelle province di Milano, Monza e Brianza, Alessandria, Catanzaro, Perugia, Roma, Varese, Vercelli e contestualmente in Germania, a una ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Milano, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 21 persone (di cui 20 italiani e 1 colombiano), ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, e di numerosi episodi di traffico di sostanza stupefacente del tipo cocaina.

L’indagine, avviata dai Carabinieri a seguito dell’arresto in flagranza, nel settembre 2015 a Bareggio (MI), di uno degli odierni indagati trovato in possesso di 30 kg. di cocaina, ha consentito di far emergere l’esistenza di un sodalizio radicato in Arluno (MI) e collegato all’articolazione territoriale della ‘ndrangheta denominata “Gallace”, egemone nel territorio di Guardavalle (CZ) con ramificazioni sia in Lombardia che nei comuni di Anzio (RM) e Nettuno (RM) con al vertice GALLACE Vincenzo, recentemente condannato con sentenza definitiva alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno in qualità di mandante dell’omicidio premeditato ed aggravato ai sensi dell’art. 7 L. n° 152/90 ai danni di NOVELLA Carmelo (importante esponente della ‘ndrangheta ritenuto capo de “La Lombardia”) avvenuto a San Vittore Olona (MI) il 14 luglio 2008.

La base logistica del sodalizio è ad Arluno in un complesso abitativo costituito da diversi appartamenti riuniti attorno ad una corte che viene utilizzato sia per lo stoccaggio della sostanza stupefacente che per riunioni. Si tratta di un luogo strategico che ben si presta a tale utilizzo in quanto particolarmente appartato e dotato di un unico accesso da una stradina stretta a fondo chiuso facilmente controllabile.

Da quanto chiaramente emerso dalle indagini, l’associazione, certamente operante sin dal 2013, esercita un’attività diversificata nell’ambito della compravendita della cocaina, ha stabili contatti con diversi fornitori esteri (perlopiù colombiani) e si avvale sia per il trasporto della sostanza stupefacente che per il trasporto del denaro in contante strumentale agli acquisiti, di diverse autovetture munite di doppiofondo solitamente intestate a soggetti incensurati ma comunque riconducibili al sodalizio, così come accertato dai sequestri avvenuti il 26 settembre ed il 20 novembre 2015, nonché di una rete di officine e carrozzerie in grado di effettuare le modifiche strutturali ai mezzi e le “bonifiche” volte a rintracciare la presenza di microspie.

Altra caratteristica peculiare del sodalizio in esame è rappresentata dall’uso di telefoni blackberry a cui vengono associate delle schede sim statunitensi.

Si tratta di un sofisticato sistema di comunicazione che garantisce da possibili intercettazioni in quanto munito di un software che permette, da un lato, di criptare e rendere dunque non intercettabile il contenuto delle comunicazioni telematiche e, dall’altro lato, di cancellare da remoto le conversazioni in caso di intervento delle Forze dell’ordine.

L’indagine ha accertato inoltre, tramite servizi di ocp, intercettazioni e sequestri, la disponibilità in capo agli indagati non solo di significative quantità di cocaina ma anche di ingenti quantitativi di denaro.

È stata, in particolare, documentata l’esistenza, nell’attualità, di una trattativa diretta all’importazione dall’estero, verosimilmente dalla Colombia, di un ingente quantitativo di cocaina ed è stata monitorata la consegna in Spagna di 1.250.000 euro in contanti ad emissari di cartelli colombiani, destinata all’acquisto di una grossa partita di cocaina. Tale operazione vede coinvolta l’associazione costituita dagli odierni indagati nel ruolo di “capocordata”, ovvero di collettore del denaro, di interlocutore con i fornitori stranieri e di organizzatrice del trasporto che, da quanto emerso, sarebbe dovuto avvenire tramite aeroplano. Uno dei partecipi del sodalizio è, infatti, un dipendente di una compagnia aerea in grado di accedere all’interno dell’Aeroporto Internazionale di Milano “Malpensa”, al fine di facilitare il trasporto e l’arrivo della droga.

 

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